Sassari, 25 Aprile 2018
Sig. Sindaco, il mio saluto personale e quello del Consiglio regionale a Lei, a tutte le autorità presenti, e a tutti coloro che hanno voluto condividere con noi questa giornata di celebrazione dei 73 anni della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Un ringraziamento particolare all’Anpi e a tutte quelle realtà associative che svolgono un instancabile lavoro per fare in modo che la storia non venga dimenticata e che i valori della Resistenza continuino ad essere patrimonio di tutte e tutti noi.
Oggi percorrere il breve tratto che ci ha portato qui, dall’Emiciclo Garibaldi mi ha ricordato che non bisogna mai dare niente per scontato, che questo Palazzo in un passato non troppo remoto è rimasto chiuso impedendo alla città di celebrare il suo 25 Aprile, che ancora oggi amministrazioni comunali negano il patrocinio alle celebrazioni della Resistenza.
La mia generazione ha avuto la fortuna di crescere nella democrazia, di compiere gesti di tutti i giorni a cui non diamo peso, come acquistare e leggere un giornale o i libri che vogliamo, esprimere opinioni, manifestare dissenso.
Partecipiamo ad attività sociali e culturali, possiamo aderire a partiti, sindacati, votare liberamente per scegliere i nostri amministratori, la classe dirigente. Sotto il regime fascista la libertà di pensiero, di associazione, di stampa, la possibilità di costituire partiti, di manifestare erano vietate e chi si oppose al regime fu vittima di una violenza inaudita. Allora non esisteva la libertà, si veniva discriminati e perseguitati per opinioni politiche diverse, per le proprie tendenze sessuali o provenienze razziali, per un diverso credo religioso.
Spetta oggi a tutti noi e a voi giovani per il futuro far sì che queste conquiste non siano disperse, siano consolidate e non date per scontate.
Affermava Piero Calamandrei rivolgendosi proprio ai più giovani: “… la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai.”
Era il 1955 e – ancora oggi – dopo 60 anni le sue parole andrebbero lette ogni giorno per ricordarci che la nostra democrazia va continuamente alimentata, attraverso battaglie di difesa della solidarietà, della giustizia sociale e del rispetto della persona umana.
Grazie ai partigiani, a quegli uomini e quelle donne che si batterono allora, grazie alla Resistenza e ai suoi ideali è nato quel capolavoro di diritti e di doveri rappresentato dalla nostra Costituzione, che è l’atto fondante della nostra Repubblica, della nostra democrazia. Lì sono contenuti i principi del vivere civile, di solidarietà, di sussidiarietà che ci consentono oggi di godere pienamente della libertà conquistata. Deve essere conosciuta, rispettata, difesa e finanche pienamente attuata in alcune sue parti.
La nostra è un repubblica giovane, 70 anni sono niente di fronte alla storia e questo ci deve far capire che chi dice che il fascismo non potrebbe mai tornare, sbaglia.
La politica che usa linguaggi violenti e sopra le righe, alimentando le paure, l’intolleranza e la guerra tra poveri dimentica cosa è stata l’Europa sotto il nazismo e il fascismo, non ricorda le leggi razziali, i campi di concentramento, le camere a gas, le donne, gli uomini, le bambine e i bambini sterminati.
Dimentica i proclami sulla razza ariana, sulla sua superiorità, sul suo diritto di vita sulla vita degli altri, i proclami sul prima gli italiani.
La politica ha un indifferibile bisogno di rafforzarsi in quelle fondamenta valoriali, di libertà e democrazia, che sono le fondamenta per mantenere coesa la comunità nazionale e forse, oggi, anche quella europea.
Oggi affrontiamo un periodo di grandi incertezze a causa della crisi economica, politica e di valori, di paura per il terrorismo, ma questo non può impedirci di restare umani.
Ricordate che quello che accade nel mondo ci riguarda sempre e parlare di immigrazione significa guardare in faccia le grandi questioni del futuro: sostenibilità, lavoro, risorse del territorio, diritti umani, equilibri demografici, sicurezza, futuro nostro e dei nostri figli.
È nell’indifferenza, e di questo ha gia parlato la studentessa che ha aperto la manifestazione, che si sono consumati i fatti più tragici della nostra storia. Non è certo un caso che Antonio Gramsci, con le parole chiare e forti di chi ha vissuto in prima persona il drammatico evolversi della dittatura nazifascista, ha voluto significare il suo odio verso gli indifferenti perché, come scrisse, «l’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita».
Quel monito, quella sua distanza ostile verso gli indifferenti, resta un lucido insegnamento anche per la fase storica che viviamo, coscienti che solo dalla buona politica, dalla politica che consente la partecipazione, che spinge alla responsabilità e che stimola la passione, può arrivare il contrasto all’indifferenza, perché – come diceva lo stesso Gramsci – dobbiamo chiederci sempre: «Se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?».
Viva il 25 aprile, viva la Repubblica democratica nata dalla Resistenza.
Gianfranco Ganau
Presidente Consiglio regionale della Sardegna