Istituire un registro dei piatti tipici tradizionali per valorizzare la storia, la cultura e la tipicità della Sardegna e portare a una crescita economica dell’Isola. E’ l’obiettivo della proposta di legge “Istituzione del registro dei piatti tipici tradizionali dei comuni della Sardegna”, prima firmataria Sara Canu, capogruppo dei Riformatori sardi, ma sottoscritta da consiglieri di quasi tutti i partiti di maggioranza e di opposizione. Il testo, composto da 8 articoli, prevede uno stanziamento di 1 milione di euro l’anno per il triennio 2021-2023 per sostenere azioni di marketing dei brand legati ai prodotti tipici tradizionali sardi e svolgere – ha spiegato Canu – azioni di vigilanza e garanzia sulla qualità dei prodotti e piatti tipici tradizionali, dei produttori primari e delle catene di ristorazione aderenti al progetto. Azioni che saranno portate avanti in collaborazione con le Associazioni di promozione enogastronomica locale, le Pro Loco e le associazioni di operatori del settore enogastronomico e turistico.
Un’iniziativa che va nella direzione di creare un brand Sardegna riconoscibile in tutto il mondo, hanno spiegato i firmatari, questa mattina, durante la conferenza stampa di presentazione. Pieno appoggio alla proposta di legge è stato espresso dall’assessore regionale del Turismo, Gianni Chessa, che ha affermato come il testo vada nella direzione di rafforzare il concetto dell’enogastronomia sarda come importante valore aggiunto per la crescita sociale ed economica della Sardegna. Per l’assessore ci sono tanti interventi legislativi di promozione dei prodotti tipici sardi, ma è necessario che vengano inseriti in un provvedimento organico, che definisca regole certe e chiare. Per Carla Cuccu (M5S), anche lei tra i firmatari, si tratta di una proposta importante, che ha l’obiettivo non solo di valorizzare la storia e le tradizioni, ma anche trasformare il senso di appartenenza dei sardi in un’opportunità di sviluppo economico. Michele Cossa (Riformatori) ha affermato di condividere l’approccio pratico dell’Assessore nell’affrontare i problemi e ha evidenziato che la proposta di legge si inserisce in un quadro di azioni più ampio. “Quando parliamo di insularità, spesso viene confuso con una maggiore richiesta di risorse, ma non è così. Noi, infatti, affianchiamo la battaglia per il riconoscimento della specificità insulare della Sardegna con una serie di azioni che hanno l’obiettivo di rendere la Sardegna autosufficiente e indipendente dal punto di vista economico. Per questo è fondamentale che il Pil aumenti, in particolare la quota legata al turismo che è sempre sotto la media nazionale. Da qui l’iniziativa per il riconoscimento dei Nuraghi come patrimonio dell’umanità, l’iniziativa di oggi e altre che prenderemo nei prossimi mesi”. Cossa ha sottolineato che manca un quadro di riferimento preciso che preveda una vigilanza sulla qualità dei prodotti e garantisca anche i consumatori. “L’enogastronomia – ha concluso Cossa – deve essere un elemento portante dell’economia sarda”. L’assessore Chessa ha anche annunciato che entro l’anno sarà pronto un bando per incentivare i ristoratori a utilizzare nelle proprie attività gli abiti tradizionali sardi, con una rivisitazione dei tessuti in modo da renderli di facile utilizzo, come già avviene in altri Paesi. Pieno sostegno alla proposta di legge è stato espresso da Raffaele Sestu, presidente del Comitato regione Sardegna Unpli, Efisio Mameli (Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio Sud Sardegna), Mirco Atzori e Mario Ziulu (presidente della Pro Loco di Sestu). “La proposta di legge è stata realizzata con il contributo del Centro studi dei Riformatori”, ha concluso Cossa. (eln)