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Dichiarazione della Presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, sull’assemblea del popolo sardo organizzata dai sindacati

Data: 30/11/2009 – Cagliari – Presidenza del Consiglio Regionale

L’Assemblea del Popolo sardo nasce viziata da un clamoroso errore.


Se gli organizzatori hanno pensato di unire i sardi in un grande movimento di opinione per avviare una fase di grandi riforme escludendo l’unico organo deputato a queste riforme, Il Consiglio Regionale, hanno preso un abbaglio. Suona strano che si voglia promuovere un’assemblea del popolo sardo escludendo il Consiglio Regionale.


Il massimo organo legislativo della Sardegna, infatti, non ha nessuna intenzione di abdicare al proprio ruolo di iniziativa legislativa.  Una prerogativa che gli deriva dal dettato costituzionale nell’attribuire alla sovranità popolare di eleggere i propri organi istituzionali di rappresentanza attraverso un voto libero e democratico.


Il Consiglio Regionale resta la sede apicale di rappresentanza dell’unita’ morale e politica dei sardi,  e non da oggi ha dato dimostrazione di volersi confrontare con tutte le parti della società sarda interessate a promuovere una nuova stagione di sviluppo sociale e civile e di rilancio dell’economia.


Ne costituisce una valida riprova la grande Assemblea straordinaria, tenutasi in Consiglio Regionale lo scorso luglio, che vide tutte le componenti istituzionali, politiche, sociali, sindacali, imprenditoriali e di categoria partecipare in un moto di grande spirito unitario per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Porto Torres che avrebbe comportato la fine della chimica in Sardegna.


Non è quindi pensabile che parti della società possano ritenere di sostituirsi a un’Assemblea regionale, espressione della volontà popolare, in un processo che altrimenti dovrebbe coinvolgere una ampia partecipazione di tutte le rappresentanze del popolo sardo: in primis il Parlamento dei sardi.


Le stesse modalità previste dalla Costituzione e dallo Statuto di Autonomia per la revisione della carta statutaria, bollano come velleitaria e con profili di illegittimità costituzionale qualsiasi iniziativa ad escludendum di organi deputati della Regione.


Se davvero il fine è quello di pervenire alla riforma fondamentale delle nostre istituzioni regionali e del patto con lo Stato, per dare alla Sardegna una dimensione nuova con l’attribuzione del massimo della sovranità possibile per una reale autonoma determinazione dei sardi, l’unica strada resta quella del diretto coinvolgimento del Consiglio Regionale.


L’unica sede dove questa riforma può essere pensata, scritta e approvata con il concorso di tutti e senza quelle esclusioni  e divisioni che già nel passato hanno condannato il popolo sardo a inesorabili sconfitte e a un destino di  asservimento che ancora bruciano sulla nostra pelle.


Dobbiamo prendere coscienza, tutti indistintamente, che i sardi possono contare solo sul valore incommensurabile della loro unità, l’unica arma per un futuro riscatto del nostro popolo in Italia e in Europa.


La Presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo

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