La commissione Bilancio presieduta da Valerio De Giorgi (Misto) ha tenuto un ciclo di audizioni con parti sociali e portatori di interesse sulla Pl 284 che, a breve, sarà esaminata dal Consiglio.
Gli interventi delle parti sociali (Cgil, Cisl, Uil Confsal e Ugl) sono stati caratterizzati da una sottolineatura comune riguardante la tempistica perché il ritardo nell’esame, nell’approvazione e nell’entrata in vigore della legge, a loro giudizio, metterebbe a rischio non solo la spesa delle risorse entro la fine dell’anno ma, soprattutto, potrebbe “ingolfare” la macchina regionale con provvedimenti amministrativi di attuazione che finirebbero per sovrapporsi alle procedure della nuova legge di stabilità.
Sono pericoli concreti che la Sardegna non si può permettere, hanno insistito i sindacati, nel momento cui è necessario chiudere la lunga fase emergenziale ed accompagnare la ripresa con una solida programmazione frutto anche di un confronto molto più serrato fra istituzioni regionali, parti sociali e portatori di interesse.
Nel merito, i sindacati hanno posto alla commissione anche questioni specifiche. Samuele Piddiu, segretario regionale della Cgil, ha evidenziato lo squilibrio fra le risorse assegnate alle imprese e quelle previste per i lavoratori. C’è anche una differenza nelle misure di “ristoro”, ha lamentato, perché per esempio i lavoratori dipendenti rimasti senza ammortizzatori avranno circa 800 euro mentre agli autonomi e partite Iva andranno 7000 euro. Inoltre, ha concluso Piddiu, gli stessi fondi destinati alle imprese seguono la logica degli interventi “a pioggia”, mentre sarebbero state preferibili azioni più mirate per premiare il merito, anche con l’introduzione di specifiche condizionalità. Mancano infine, ha detto, azioni infrastrutturali di cui la Sardegna ha bisogno, a cominciare da Sanità e Trasporti.
Per la Cisl Gavino Carta ha ripreso in parte le argomentazioni di Piddiu sullo squilibrio fra fondi per le imprese e fondi per i lavoratori, sostenendo che questa scelta, in generale, è figlia di una politica (ed anche di un “agire” amministrativo) che semplifica le cose con il ricorso ai contributi provando ad aggirare la complessità del mondo del lavoro, col risultato di non riuscire ad incidere positivamente sul sistema economico regionale. Secondo il segretario della Cisl, inoltre, la Regione deve uscire al più preso dalla fase dell’emergenza affrontando con una forte e condivisa programmazione pluriennale i grandi temi della società sarda.
La Sardegna ha bisogno di risposte più forti e da questo punto di vista il tempo è e sarà sempre più un fatto determinante, ha osservato Francesca Ticca, segretaria della Uil. Per superare le logiche emergenziali e cambiare passo a partire dalla prossima legge di stabilità, ha aggiunto la Ticca, bisogna avviare una nuova stagione di investimenti e puntare molto sul potenziamento del sistema di istruzione e formazione.
Confsal e Ugl infine (hanno parlato rispettivamente Elia Pili e Francesco Cabras), hanno auspicato nel quadro di un confronto che deve essere più incisivo, la sollecita approvazione della legge e interventi di sburocratizzazione dell’apparato amministrativo regionale.
(Af)