È difficile trovare termini e parole che rendano merito alla passione e all’impegno politico del senatore Salvatore Ladu.
Scomparso, a soli 71 anni, lo scorso 13 maggio in ospedale a Cagliari, dopo una non breve malattia che negli ultimi tempi ne aveva minato il corpo.
Tore Ladu, così lo chiamavamo tutti, è stato, per i compagni di partito e per gli avversari di schieramento, un autentico politico di “razza” ed un protagonista assoluto delle tante battaglie elettorali combattute in Sardegna negli ultimi quarant’anni: per intenderci, dai giorni dello Scudo Crociato fino a quelli dell’unificazione delle forze di tradizione laica, cattolica, socialista e di sinistra nel Partito democratico, passando per i tempi più travagliati dei Popolari e in quelli forse più innovativi dell’Ulivo prima e della Margherita poi.
Ha attraversato un’era politica e le istituzioni del Paese con il peso della responsabilità e la leggerezza propria della semplicità e della linearità nei comportamenti.
Eletto in Parlamento, alla Camera e al Senato, nelle liste Dc, Ppi e Ulivo per complessive cinque legislature, è stato consigliere regionale della Democrazia Cristiana per tredici anni, dall’ottava legislatura fino al 1992, quando ha conquistato il seggio per Palazzo Madama nelle elezioni che hanno segnato l’avvio della stagione di Mani Pulite e del disfacimento dell’allora dominante sistema partitico in Italia.
Tra il 1996 e il 2001 ha ricoperto l’incarico di sottosegretario dell’Industria e poi dei Lavori pubblici nel primo governo Prodi, nel D’Alema bis e nel secondo esecutivo Amato.
È stato dunque membro del governo ma il suo impegno non era da meno quando ha dovuto cimentarsi all’opposizione.
È stato un prezioso dirigente di partito al livello locale, regionale e nazionale, tenendo saldo il timone della segreteria della DC sarda per ben nove anni, ininterrottamente.
È stato sempre un militante generoso ma soprattutto un militante instancabile per la causa della Sardegna e per la sua gente. Il suo esordio da consigliere comunale di Olzai nel 1970 e il successivo incarico da sindaco del suo paese, certificano il suo arrivare dal “basso” e il suo “partire” da quel pezzo di terra di Sardegna che ancora oggi soffre, più di altri, la stretta della crisi e il persistere dei disagi che penalizzano le cosiddette zone interne nella nostra Isola.
Le sue preziose intuizioni, l’alto tasso di buon senso nelle scelte politiche, il saper recitare al meglio il ruolo di mediatore nel partito ed anche quello di fine tessitore nelle alleanze, sono le doti unanimemente riconosciute a Tore Ladu, la cui forza straordinaria è però rappresentata dal legame stretto che ha saputo costruire con la gente comune, umile e onesta della nostra Sardegna.
La sua capacità nello schivare telecamere e taccuini era direttamente proporzionale al suo saper stare vicino ai sardi ed in particolare a quei sardi che più di altri soffrono.
La sua umanità e la riservatezza sono state le caratteristiche più evidenti del suo gestire “il profilo basso” in politica, nonostante avesse di che vantarsi, in termini di carriera politica e di politici in carriera. Basti ricordare i suoi legami di amicizia e la collaborazione con autorevoli leader nazionali come Ciriaco De Mita, Franco Marini, Pierluigi Castagnetti e Pierluigi Bersani.
Per tutti aveva un giusto consiglio e una battuta arguta che lasciava intravedere squarci di intelligenza viva, di ragionamento serio e di valori profondi a cui ancorare discussioni proficue e confronti fecondi.
Ecco, il confronto con Tore Ladu non preannunciava necessariamente uno scontro ma precedeva di frequente una stretta di mano che segnava un’intesa. Un patto vero senza sotterfugi, dove ciascuno cedeva un pezzo del proprio “credo” per realizzare insieme progetti e strategie più solide, durature e credibili.
“Un saggio maestro” lo hanno definito in molti anche se Tore Ladu non amava salire in cattedra e dispensare verità e pagelle. Piuttosto che bacchettarli, preferiva incoraggiare i giovani e le donne nell’impegno in politica e non è un caso che molti di coloro che sono “nuova classe dirigente del centrosinistra sardo” abbiano avuto la fortuna di poter contare sulla sua esperienza, sulle sue capacità e sui suoi giusti consigli.
A costoro più che ad altri ha forse mostrato la sua capacità di visione e la sua concreta determinazione nel raggiungere gli obiettivi prefissati, anche a costo di rompere schemi consolidati e equilibri precostituiti, pur di accettare senza paura e con un’adeguata dose di sfrontatezza la sfida del cambiamento e del rinnovamento.
I fatti, quindi, i fatti che Tore Ladu diceva di preferire sempre alle parole, gli hanno dato un’altra volta ragione. Restano, infatti, vivi i suoi insegnamenti e la sua scomparsa lascia un vuoto troppo grande di affetti, umanità e politica autentica.
Esprimo, dunque, anche a nome dell’Assemblea sarda, profondo riconoscimento per l’azione politica condotta da Tore Ladu nell’interesse della Sardegna e della nostra comunità, nonché il più sentito cordoglio alla moglie Pieranna, ai figli Luca, Barbara, Angela, Monica, Giancosimo e a tutti i familiari, perché Tore Ladu mancherà a tutta la politica sarda ma mancherà davvero troppo a chi ha avuto l’onore di condividerne il cammino di una vita.
Gianfranco Ganau
Presidente del Consiglio regionale della Sardegna