Due milioni e mezzo di euro per ristorare i danni della blue tongue. La Giunta regionale ha stanziato le prime risorse per venire incontro alle aziende ovicaprine colpite dalla diffusione del morbo. Lo ha annunciato in mattinata l’assessore all’agricoltura Gabriella Murgia sentita in audizione dalle Commissioni “Sanità” e “Attività produttive” riunite in seduta congiunta. I fondi risarciranno gli allevatori per i capi morti e per la perdita di reddito. L’assessore Murgia ha anche chiarito che la Regione non potrà acquistare prima di sei mesi i repellenti necessari per le disinfestazioni negli ovini: «Manca la base giuridica – ha detto – che ci consente di mettere a bilancio un’operazione di questo tipo».
In mattinata, le commissioni consiliari hanno sentito anche il Commissario dell’Ats Massimo Temussi, il direttore dell’assessorato alla Sanità Marcello Tidore, il direttore dell’Istituto Zooprofilattico Giovanni Filippini e il direttore del Dipartimento prevenzione dell’Ats Francesco Sgarangella.
La seduta è servita a fare chiarezza sui numeri: in Sardegna sono 844 i focolai di Blue Tongue individuati, diffusi ormai a macchia di leopardo in tutto il territorio regionale con una netta prevalenza di quelli presenti nelle province di Oristano e Nuoro. Nei paesi del nuorese si sono registrati quasi la metà dei casi (401 su 844). Secondo i dati forniti dall’Istituto Zooprofilattico, il numero dei capi colpiti dal virus è pari a 268.701. Di questi 21.810 hanno manifestato sintomi clinici. Le pecore morte sono invece 1704. Una situazione diversa rispetto alla prima epidemia di blue tongue registrata in Sardegna tra il 2001 e il 2003 che interessò centinaia di allevamenti con migliaia di capi abbattuti.
«La situazione è preoccupante ma non drammatica – ha detto il commissario dell’Ats Massimo Temussi – non bisogna però abbassare la guardia perché negli ultimi giorni si è registrato un netto peggioramento. In ogni caso l’Ats può contrastare l’epidemia con i suoi mezzi. Il numero dei veterinari a disposizione, 216 in tutto, è sufficiente per far fronte alle necessità».
Temussi ha poi evidenziato, chiamando in causa i servizi dell’assessorato alla sanità, i ritardi nelle decisioni e una mancanza di monitoraggio continuo da parte dell’Unità di crisi regionale, convocata a marzo e poi rimasta in stand by: «Non ci sono state richieste di misure correttive – ha sottolineato Temussi – sono mancate le verifiche intermedie. Abbiamo ricevuto solo generici richiami per la prosecuzione della profilassi».
Di diverso avviso il direttore dell’assessorato alla Sanità Marcello Tidore: «I servizi veterinari lavorano in sinergia con l’Ats – ha detto Tidore – l’assessorato ha formalizzato in primavera lo studio dell’IZS che individuava le zone a maggior rischio. C’è stato un atto di programmazione serio che ha consentito di fare la prevenzione. Questa è una malattia imprevedibile che necessita di un confronto costante tra chi cerca di contrastarla».
E proprio su questo aspetto si è soffermato Francesco Sgarangella: «Stiamo monitorando la situazione del sud Sardegna dove da alcuni giorni si è presentato un sierotipo del virus differente da quello finora monitorato. Crediamo arrivi dal Nord Africa e su questo nuovo nemico occorrerà calibrare gli interventi».
Nei depositi dell’assessorato alla Sanità sono attualmente 360mila vaccini. Vaccini “spenti” che rispetto a quelli con il virus “attenuato” presentano meno rischi collaterali ma – questo è il rovescio della medaglia, hanno una copertura limitata nel tempo.
Maggiore coordinamento tra assessorato e Ats hanno invocato i consiglieri d’opposizione intervenuti nel dibattito: Gianfranco Ganau e Salvatore Corrias del Pd), Gianfranco Satta (Progressisti) e il leader dell’Udc Giorgio Oppi.
Il presidente della Commissione Sanità Daniele cocco ha invece chiesto di fare chiarezza, una volta per tutte, sugli organici del personale veterinario: «C’è un evidente scollamento tra Ats e Assessorato – ha detto Cocco – occorre accelerare con le stabilizzazioni e chiudere al più presto le procedure concorsuali».