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Audizione delle Assemblee legislative regionali presso la Commissione Affari costituzionali e governance europea del Comitato delle Regioni dell’UE

Presidente, Deputati, Consiglieri,
esprimo, anzitutto, un ringraziamento sentito al nostro ospite, Presidente Franz Schausberger, che ci consente di condividere alcune riflessioni sulle attuali opportunità di sviluppo della democrazia partecipativa in seno all’Unione, che per la prima volta, attraverso la CARLE, vede espressamente convocati i Presidenti delle Assemblee legislative regionali.
Nella dichiarazione di Milano del 26 ottobre dello scorso anno abbiamo, concordemente, detto che “le Assemblee regionali intendono contribuire alla diffusione dell’idea europea, anche a sostegno dei processi nazionali di ratifica”.
Nell’affermare quel principio era nostra intenzione rappresentare la disponibilità delle Assemblee regionali, e più particolarmente dei popoli dai quali la loro potestà deriva, di partecipare allo sviluppo del Trattato anche mediante il riconoscimento del loro ruolo nei procedimenti legislativi comunitari.
Da questo punto di vista non mancheremo di assumere tutte le iniziative utili alla diffusione fra i cittadini delle nostre Regioni della consapevolezza delle novità introdotte dal Trattato, e con esse della affermazione di un reale e puntuale riconoscimento di quel ruolo sopra enunciato, in modo particolare in riferimento all’attuazione del protocollo sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità che conferisce alle Assemblee regionali legislative un potere di consultazione che, se non attuato pienamente, potrebbe rendere fragile l’impalcatura stessa sulla quale il Trattato si regge.
Solo così queste ultime potranno contribuire all’aggiornamento regolare del documento su “La ripartizione dei poteri tra l’Unione Europea, gli Stati membri e gli Enti regionali e locali”.
Abbiamo considerato una grande conquista il fatto che al Comitato delle Regioni sia stata riconosciuta la potestà di ricorrere alla Corte di Giustizia “per la violazione del principio”.
Tuttavia siamo consapevoli che se questa potestà muoverà i suoi passi al di sopra dell’operare e dell’agire delle Assemblee, non risponderà alla vitale necessità di far vivere il Trattato come una Carta di tutti e da tutti riconosciuta come luogo di reciproca identificazione di una nuova e più avanzata collettività.
Per questo motivo, sempre nella dichiarazione di Milano, ci siamo posti il problema della costituzione di una rete informativa – così l’abbiamo definita – tra le Assemblee legislative regionali ed il Comitato delle Regioni. Ritenendo la stessa non certamente esaustiva di un rapporto vitale, ma principalmente come primo strumento di un rapporto positivo tra Governi e Assemblee.
E’ questo, infatti, uno dei problemi fondamentali che ci proponiamo di affrontare. Che appartiene non solo alla sfera del buon andamento legislativo e di governo in rapporto col più ampio scenario europeo. Ma attiene alla stessa natura del rapporto tra rappresentanza delle più diffuse esigenze di vita dei cittadini e la capacità di dare alle stesse risposte esaurienti e non contraddittorie.
Si ripropone qui, dunque, la “vexata quaestio” dell’equilibrio dei poteri: il legislativo e l’esecutivo. Il Trattato ci impone, però, una sfida più avanzata. Non si tratta più solo di equilibrio, ma di dialettica. Di far convivere, cioè, esigenze egualmente legittime ed egualmente rafforzate da una chiara investitura popolare.
Questa è la sfida che attende tutte le classi dirigenti del nostro continente.
Una delle questioni più dibattute riguarda il deficit democratico nella costruzione europea; tra le cause individuate viene citato l’insufficiente ruolo del Parlamento Europeo che avrebbe prodotto uno scarso interesse dei cittadini per le elezioni dei propri rappresentanti. Tale deficit trova la sua origine anche nella mancanza a livello nazionale e regionale di un dibattito che coinvolga i cittadini europei e le loro istituzioni più prossime.
La consultazione delle Assemblee regionali da parte dei Parlamenti ai fini del controllo dell’applicazione del principio di sussidiarietà rappresenta quindi un’occasione di grande rilievo per tutte le Assemblee: sarà necessario trovare un accordo tra i due livelli istituzionali al fine di individuare e predisporre un sistema di procedure vincolanti da seguire nel sistema di allarme precoce.
Questo è quanto mi sentivo di dire, partendo dal mandato che da altri colleghi mi è stato conferito – e di questo li ringrazio – senza dimenticarmi di provenire da una Terra, la Sardegna, da una Regione che ha poteri legislativi propri riconosciuti dalla Costituzione Italiana nel 1948, ma che ha, anche, una tradizione parlamentare antica che è iniziata esattamente 650 anni fa,
nel 1355.

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