Discorso di insediamento – XIV Legislatura
Siamo tutti consapevoli che la nostra particolare condizione geografica costituisce un freno di carattere permanente nelle dinamiche di sviluppo economico.
Nel momento in cui i due rami del Parlamento e il governo della Repubblica sono impegnati a disegnare una nuova architettura costituzionale dello Stato, il nostro Parlamento regionale deve elaborare le forme da proporre al fine di introdurre particolari misure di sostegno alle attività economiche, per le infrastrutture e per i servizi.
Misure previste dai trattati europei per le aree ultraperiferiche e insulari della comunità.
La Sardegna è l’Isola più periferica del Mediterraneo.
Tuttavia, ancora non vede riconosciute in Italia ed Europa adeguate compensazioni di carattere fiscale, energetico, creditizio e assicurativo.
Unitamente a tali misure va affermata la rivendicazione per ottenere una effettiva, illimitata continuità territoriale con il continente italiano e con l’Europa.
Da questa Assemblea deve levarsi alta la voce dei sardi per chiedere al governo della Repubblica tutta l’attenzione necessaria perché siano affrontate e risolte le endemiche problematiche legate alla Questione Sarda.
L’ideale sarebbe una forma costituzionale per il riconoscimento degli svantaggi imputabili alla condizione geografica di insularità, attraverso adeguate misure di compensazione per ridurre le differenze oggi esistenti fra la Sardegna il resto del territorio italiano.
Colleghi da diverso tempo è sentita l’esigenza di rinnovare la nostra Autonomia speciale con una profonda, originale e coraggiosa riforma.
Quante volte in quest’Aula è risuonato il termine legislatura costituente.
Sicuramente tante, troppe. Eppure è ancora viva l’esigenza.
Tanto che inevitabilmente anche questa XIV° legislatura si apre alla luce della necessità di una imprescindibile riscrittura della nostra Carta autonomistica.
La Regione nel 1948, agli albori della Repubblica, ha ottenuto lo Statuto di Autonomia Speciale.
Uno Statuto che, è giusto riconoscerlo, ha segnato le tappe fondamentali del nostro sviluppo nel secolo scorso.
Oggi però esso mostra tutti i limiti di un mancato adeguamento alle invitabili spinte e mutamenti della modernizzazione che lo rende sterile strumento di autogoverno del nostro popolo.
Inadeguatezza che nello Statuto vigente è ancora più evidente e marcata se consideriamo le attuali limitazioni politiche, economiche e competenziali, rispetto alla crescita sociale, culturale e tecnologica di questi oltre sessantanni di vigenza.