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Vertenza Vesuvius. Seduta congiunta Seconda e Quinta Commissione

Data: 11/12/2018

Gli stabilimenti della Vesuvius, azienda produttrice di materiali refrattari chiusa nel 2016 potrebbero presto passare di mano. Una manifestazione di interesse per la fabbrica è stata presentata nelle scorse settimana dal gruppo emiliano Lumatec all’assessorato all’Industria.  Il prossimo 31 dicembre scadranno però gli ammortizzatori sociali per gli ex lavoratori di Vesuvius. Una scadenza che preoccupa i sindacati ricevuti in mattinata dalle commissioni “Lavoro” e Attività Produttive” del Consiglio regionale, riunite in seduta congiunta.

« Dal 1 Gennaio, senza una proroga degli ammortizzatori sociali, 100 famiglie si troveranno senza alcuna fonte di reddito – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil Giampiero Manca, Efisio Ibba ed Elena Dejas – serve un intervento straordinario della Regione che vada a coprire il periodo dal 31 dicembre fino alla auspicata ripresa produttiva. L’interesse dell’azienda emiliana è concreto, si parla di 15 milioni di investimento e 200 nuovi posti di lavoro. Sarebbe una boccata d’ossigeno per il sito industriale di Macchiareddu, in crisi ormai da anni».

I sindacati, oltre alla richiesta di una proroga degli ammortizzatori sociali, hanno sollecitato tempi rapidi per la chiusura della trattativa con Lumatec: «In questi casi la velocità è molto importante – hanno detto Manca, Ibba e Dejas – la Regione deve fare di tutto perché questi imprenditori non scappino».

I presidenti delle Seconda e Quinta Commissione Piero Comandini e Luigi Lotto hanno assicurato il massimo impegno per arrivare a una soluzione positiva: «Stiamo verificando con gli uffici quale norma possa essere utilizzata per venire incontro alle richieste dei lavoratori – ha detto Comandini – gli ammortizzatori sociali finora utilizzati sono finanziati con risorse nazionali. Per intervenire si potrebbe ricorrere a fondi europei che, come noto, sono però sottoposti a rigidi vincoli. Nella stessa situazione di Vesuvius si trovano, inoltre, altre 4 o 5 aziende sarde. Per questo occorre trovare una soluzione complessiva, economicamente e giuridicamente sostenibile. Nei prossimi giorni saremo in grado di dare una risposta chiara, senza prendere in giro i lavoratori».

 

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