Data: 01/10/2015 ore 14:40
La sesta commissione (Sanità-politiche sociali) presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha proseguito il suo ciclo di audizioni sulle diverse realtà che operano nel sistema sanitario regionale esaminando le problematiche legate ai pazienti trapiantati ed ai malati di Alzheimer esposte dalle Associazioni di riferimento.
Per Giuseppe Argiolas dell’Associazione Prometeo (nata per tutelare i trapiantati di fegato e pancreas ed ora in corso di trasformazione per rappresentare tutti i trapiantati) “in Sardegna stanno emergendo alcuni dati molto preoccupanti, dal calo delle donazioni alla crescita delle liste di attesa, dalla riduzione del 50% degli interventi all’aumento della mortalità; una situazione complessiva che deve spingere le istituzioni a dare una risposta ai tanti sardi che soffrono e, purtroppo, muoiono per la mancanza di organi”.
Argiolas ha poi suggerito di introdurre nel sistema sanitario regionale una sorta di principio di territorialità della cura. I pazienti provenienti da varie zone della Sardegna, ha osservato, “sono costretti a recarsi presso il centro regionale trapianti dell’ospedale Brotzu a Cagliari sostenendo il disagio ed il costo di inutili trasferte, mentre con una migliore organizzazione potrebbero fare gli stessi esami in strutture più vicine alla loro residenza; anche, ad esempio, per interventi nel cavo orale che ora possono essere effettuati solo nel capoluogo di Regione”.
Dall’Associazione trapiantanti è arrivato inoltre un appello per il completamento dell’organico del Day Hospital di Cagliari, ancora privo del direttore, e soprattutto l’invito ad una più larga diffusione della cultura della donazione. Fra le proposte illustrate alla commissione l’istituzione di una Giornata del donatore, l’avvio di una campagna di informazione nelle scuole e la creazione di una anagrafe del donatore, iniziativa cui hanno aderito appena una decina di comuni dell’Isola. Molti cittadini, ha concluso Argiolas, “non rispondono neppure alla domanda sulla loro disponibilità a donare gli organi ma, quelli che lo fanno si pronunciano nella stragrande maggioranza per il Si; c’è un vuoto di conoscenza e di informazione che bisogna colmare e non può essere un compito lasciato solo alle Associazioni”.
Successivamente è stata la volta dell’Associazione pazienti di Alzheimer che, attraverso il dr. Paolo Putzu, ha sottolineato la complessità della malattia sotto il profilo cognitivo, comportamentale e funzionale, con forti ricadute negative della condizione del paziente nell’ambito familiare. In Sardegna non esistono dati aggiornati, ha proseguito, “ma secondo una stima realistica le persone affette dal morbo di Alzheimer dovrebbero essere circa 15.000 che vengono seguite dal sistema pubblico e privato (le residenze sanitarie assistite) in modo disorganico e senza un indirizzo unitario”.
Una carenza presente anche a livello nazionale, ha aggiunto Putzu, “che è stata colmata solo l’anno scorso con la predisposizione da parte della conferenza Stato-Regioni di un piano nazionale contro la demenza che fissa le linee-guida per una azione più incisiva contro l’Alzheimer mentre, in Consiglio regionale, esistono due proposte di legge (ed un testo unificato) che si occupano della materia; una buona base di partenza per affrontare questo problema su basi nuove”.
Putzu si è infine soffermato sulla situazione dei pazienti geriatrici, sottolineando che l’unica divisione attiva in Sardegna è quella di Cagliari mentre presso altre strutture della Regione si assiste ad un progressivo ridimensionamento dei reparti. I dati demografici ci dicono invece, ha spiegato, “che la sanità pubblica deve intervenire a fondo su questo settore, innanzitutto con il rilancio della prevenzione e poi con azioni mirate, anche di supporto alle famiglie, per contenere l’insorgere della non autosufficienza; questo consentirebbe di aumentare la qualità di vita delle persone e di ridurre i costi”.
(Af)