Data: 11/02/2016 ore 19:30
“Con questa finanziaria si affronta in modo forte il disavanzo della sanità, lo abbiamo fatto con il Piano di rientro del dicembre 2015 con il quale, in 3 anni, contiamo di portare i conti in sostanziale pareggio”.
Lo ha dichiarato l’assessore della Programmazione Raffaele Paci illustrando alla sesta commissione (Sanità-Politiche sociali) presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) i principali contenuti della finanziaria 2016 che riguardano la spesa sanitaria e sociale.
Dopo aver ricordato che nel 2016 la sanità potrà contare su 335 milioni di più rispetto all’anno precedente, l’assessore si è soffermato sulla centralità del Piano di rientro che “attraverso la riforma che porterà alla Asl unica, agli acquisti centralizzati, a risparmi sui farmaci e per effetto della manovra fiscale (che tutti siamo comunque impegnati a neutralizzare) raggiungeremo un risultato importante non solo per la sanità ma per tutto il sistema-Regione”.
L’assessore, rispondendo in particolare ad alcune osservazioni critiche sui tagli alla spesa sociale espresse da diversi componenti della commissione, ha osservato che “pur trattandosi di una materia di competenza dell’assessorato della Sanità, emerge il dato di fondo secondo il quale la Sardegna ha la spesa sociale più alta d’Italia perché c’è stato un uso delle risorse che, nel tempo, è andato fuori controllo”.
Riferendosi in particolare alle legge 162 (piani personalizzati di assistenza), l’assessore ha poi sottolineato che “la legge introdusse a suo tempo una sperimentazione destinata ad una platea circoscritta di pazienti (con invalidità superiore al 50%) ma successivamente i suoi interventi sono stati estesi in modo improprio, fino a raggiungere livelli non più sostenibili; occorre quindi lavorare ad una razionalizzazione complessiva della materia che l’assessorato della Sanità ha fatto”.
C’è il tempo per approfondire e migliorare diversi aspetti della finanziaria, ha detto ancora l’assessore Paci, “e su questo c’è la massima disponibilità, nella consapevolezza che bisogna restare in un perimetro di compatibilità che la situazione generale dei conti della Regione ci impone”. Non si tratta di un impegno di facciata, ha concluso Paci: “con la stessa manovra fiscale abbiamo operato introducendo un criterio di progressività a favore dei redditi più bassi pur sapendo che ciò avrebbe determinato una diminuzione del gettito atteso; la Giunta e tutta la coalizione stanno ora moltiplicando gli sforzi alla ricerca di soluzioni ancora più incisive”.
Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Fabrizio Anedda (Misto), Emilio Usula (Soberanis-Indipendetzia), Luca Pizzuto (Sel), Luigi Ruggeri (Pd) ed Alberto Randazzo (Forza Italia).
Pizzuto, in particolare, ha rappresentato l’esigenza di concrete “correzioni” al ridimensionamento della spesa sociale, mentre Ruggeri ha suggerito una maggiore gradualità per evitare “contraccolpi sociali negativi” e Randazzo ha messo l’accento sulle “profonde disparità” nell’assegnazione delle risorse”.
Prima dell’intervento dell’assessore Paci la commissione ha ascoltato i rappresentanti delle associazioni di diverse tipologie di pazienti che ricevono interventi di sostegno da parte della Regione. Le associazioni hanno ribadito, come già fatto davanti alla commissione Bilancio nei giorni scorsi, la loro preoccupazione per i tagli alla spesa sociale. A parte le gravissime ricadute sulle persone e sulle famiglie, è stata la sottolineatura comune, i tagli sono un errore anche in termini economici perché l’ospedalizzazione forzata di questi pazienti costerebbe alla Regione il quadruplo delle risorse ora impiegate.
Davanti alla commissione, infine, anche le comunità che operano nel settore del recupero dei detenuti, riunitesi recentemente in un coordinamento regionale. I responsabili hanno ribadito, anche in questo caso, le richieste formulate alla commissione Bilancio, con particolare riferimento alla natura “pubblica” del servizio che svolgono in collaborazione con la magistratura, ed alla necessità di poter contare su un sostegno stabile che garantisca il mantenimento delle diverse professionalità acquisite nel tempo (psicologi, educatori, pedagogisti).
(Af)