Data: 19/02/2016
La Commissione “Attività Produttive” ha concluso la settimana di audizioni sulla proposta di legge di riordino del comparto ippico presentata dal consigliere Gaetano Ledda (La Base).
Dopo aver acquisito suggerimenti e valutazioni delle società di gestione degli ippodromi e delle associazioni di tutela del cavallo anglo-arabo sardo, l’organismo consiliare ha sentito i rappresentanti degli allevatori, degli allenatori sportivi, i responsabili delle agenzie regionali Agris e Laore, i vertici regionali delle associazioni agricole e due docenti della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Sassari.
Tutti, pur con alcuni distinguo, hanno espresso apprezzamento per l’iniziativa legislativa che il settore dell’ippica aspettava da anni.
ASSOCIAZIONI DEGLI ALLEVATORI:
Nanni Pinna, presidente regionale della sezione equini dell’Ara, ha auspicato un’azione più efficace sul fronte della ricerca: «Questo ruolo è affidato ad Agris – ha detto Pinna – noi vorremmo che l’agenzia regionale lo svolgesse nel modo migliore. In Sardegna il sistema di allevamento è profondamente cambiato. La proposta di legge ha come obiettivo la tutela delle razze sarde e in particolare dell’anglo-arabo. C’è da dire però che questo cavallo è ormai inutilizzato nelle manifestazioni sportive, sarebbe opportuno estendere le tutele anche ad altre razze. Non è vero che in Sardegna si importano cavalli di scarsa qualità». Le associazioni degli allevatori hanno poi sottolineato l’importanza strategica della formazione in un progetto di rilancio del comparto: «In questo quadro anche noi, con i nostri tecnici super specializzati potremmo dare un contributo al progetto».
ALLENATORI
Gian Marco Pala, allenatore di cavalli al galoppo, ha espresso apprezzamento per la decisione di puntare su una legge che tuteli l’intera filiera del cavallo. «L’ippica è una cartina di tornasole della situazione economica della società – ha sottolineato Pala – dopo la crisi profonda degli anni scorsi cominciano ad intravedersi i primi segnali di ripresa. Una legge di settore arriverebbe nel momento più opportuno». Pala ha poi suggerito alla Commissione di valutare tutte le iniziative per arrivare ad un sistema che consenta agli ippodromi di autofinanziarsi. «I costi delle corse in Sardegna non sono esorbitanti. Per una corsa si spendono, in media, meno di 100mila euro tra servizi di gestione e montepremi. Le scommesse generano circa 3,5milioni di euro all’anno ma agli ippodromi sardi arriva solo una provvigione dell’8% mentre lo Stato si tiene il 40%. Con una distribuzione più equa – ha concluso Pala – l’ippica sarda sarebbe in grado di reggersi sulle proprie gambe e di dare un impulso decisivo a tutto l’indotto».
AGENZIE AGRICOLE
Il direttore generale di Laore, Maria Ibba, ha suggerito alla Commissione una modifica delle disposizioni che assegnano un ruolo all’agenzia agricola: «Con la legge 3 del 2008 tutte le funzioni relative al comparto ippico sono passate ad Agris – ha detto Ibba – Laore non ha più competenze né strutture dedicate al mondo del cavallo». La responsabile dell’agenzia di assistenza tecnica ha poi segnalato le difficoltà incontrate in passato nella realizzazione dei progetti per le ippovie: «Ci sono criticità legate alla infrastrutturazione e alla gestione degli itinerari – ha rimarcato Ibba – la presenza di molti terreni privati ha, di fatto, bloccato i progetti».
Il dirigente di Agris, Giovanni Piredda, ha riferito che attualmente l’agenzia di ricerca dedica il 15% della sua attività al settore equestre: «Una legge di riordino complessivo del comparto è più che mai urgente – ha detto Piredda – molte cose si sono perse nel passaggio dall’Istituto di incremento ippico a Agris. La nostra agenzia svolge un ruolo di ricerca mentre l’Istituto si occupava anche di altro. E’ necessario avere un preciso quadro normativo di riferimento per poter operare al meglio».
UNIVERSITA’
Salvatore Rassu, coordinatore della sezione “Scienze Zootecniche” del Dipartimento della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, ha suggerito alla Commissione di andare oltre il concetto di tutela delle razze sarde e di pensare a una loro valorizzazione anche a fini economici. «C’è un settore quasi inesplorato con grandi potenzialità – ha detto Rassu – mi riferisco alla produzione di latte d’asina, un prodotto molto ricercato per le sue proprietà antiallergiche che potrebbe essere valorizzato. Altri interventi potrebbero essere rivolti all’incentivazione delle produzioni artigiane legate al mondo del cavallo». Rassu ha poi sottolineato l’esigenza di potenziare il ruolo della formazione: «Tutti gli operatori del settore ippico ed equestre hanno bisogno di aggiornarsi – ha concluso Rassu – in Sardegna manca una scuola di fantini, molti ragazzi sono costretti ad andare fuori».
Eraldo Sanna Passino, direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari, dopo un lungo excursus sulle criticità che hanno determinato una situazione di profonda crisi nel settore, ha indicato alcuni possibili vie d’uscita. «E’ un fatto positivo che la Commissione abbia decido di prendersi in carico una legge per il rilancio del comparto – ha affermato Sanna Passino – occorre però evitare di commettere nuovi errori e procedere con cura». Il docente sassarese ha puntato la sua attenzione sul ruolo attribuito ad Agris. «E’ un ente di ricerca, come dice la legge, o anche di assistenza tecnica? Su questo aspetto c’è confusione. Occorre prima definire i compiti e, in seguito, individuare gli strumenti con cui raggiungere gli obiettivi– ha detto Sanna Passino – Agris non può fare tutto. La formazione e la diffusione della cultura ippica nelle scuole non sono attività che possono essere affidate all’agenzia di ricerca».
Il direttore del Dipartimento di Veterinaria ha poi segnalato il profondo mutamento avvenuto in questi anni negli allevamenti isolani: «Non c’è più la scuola di una volta – ha detto Sanna Passino – la produzione sarda oggi non è di qualità, i migliori cavalli sardi non hanno ottenuto risultati agonistici. E’ una situazione che va ricostruita attentamente, con serietà e senza guardare indietro».
ASSOCIAZIONI AGRICOLE
Le associazioni di categoria hanno segnalato l’esigenza di meglio definire la differenza tra attività agricola e attività sportiva ed espresso dubbi sulla dotazione finanziaria prevista dalla proposta di legge.
«In Sardegna si producono cavalli da sella e non da carne – ha detto il coordinatore di Coopagri Pietro Tandeddu – le scuderie sono considerate attività commerciali. Le agenzie agricole sono nate per assumere specifiche funzioni. Agris ha un servizio dedicato al cavallo, nessuno le ha impedito di svolgere attività di ricerca. La legge non deve essere lo strumento per riesumare l’Istituto di incremento ippico». Tandeddu ha quindi auspicato un maggior coinvolgimento degli allevatori: «Sarebbe opportuno che i produttori si associassero per occuparsi di preparazione, addestramento e commercializzazione dei cavalli –ha concluso Tandeddu – la Regione potrebbe assegnare alle associazioni le strutture inutilizzate di Tanca Regia e Foresta Burgos da gestire sotto la loro responsabilità diretta».
Di grandi potenzialità del settore ha parlato anche il presidente di Coldiretti Battista Cualbu. «Finora si è prestata attenzione al mondo del cavallo solo quando c’era da risanare il bilancio di qualche ippodromo – ha detto Cualbu – la legge è una buona occasione per rilanciare l’intero comparto e sfruttare opportunità come quelle offerte dal turismo equestre».
Il presidente di Confagricoltura, Luca Maria Sanna, ha espresso dubbi sull’opportunità di stanziare altri fondi da destinare alla ricerca: «Agris ha un bilancio di 20 milioni di euro, potrebbe intervenire con fondi propri – ha detto Sanna – adesso si pensa di stanziarne altri due mentre in finanziaria non si trova un euro per il credito agrario».
Il presidente di Cia Martino Scanu, infine, ha auspicato che gli stanziamenti siano ben indirizzati e favoriscano un ritorno economico. «Penso a percorsi integrati cavallo-bici-trekking, a un coinvolgimento delle aziende agrituristiche e delle strutture sportive – ha detto Scanu – in questo modo si creerebbe sviluppo economico con importanti benefici per tutto il comparto agricolo». (Psp)