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Riformatori sardi: “la burocrazia delle banche danneggia l’economia sarda”

Data: 15/05/2015 ore 11:30

“La burocrazia del sistema creditizio, in molti casi ottusa quanto quella della pubblica amministrazione, rappresenta un grave danno per le imprese e l’economia della Sardegna”.
Lo ha denunciato il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa che, assieme a Roberto Frongia e Marina Adamo del Centro studi del partito, ha presentato fra l’altro alcuni dati relativi ai bandi Pia avviati dalla Regione nel 2008, per i quali la stragrande maggioranza delle imprese (complessivamente 293 in nei settori industriale, turistico, artigiano e dei servizi) non ha ancora ricevuto i contributi assegnati.
Assistiamo poi a situazioni paradossali, ha proseguito Cossa, “come quella del microcredito, strumento che in passato ha avuto un grande successo, in cui la Sfirs chiede sia la domanda on-line che quella cartacea, con una inutile perdita di tempo ed un corto circuito che alimenta errori formali da cui deriva un numero troppo elevato di domande respinte; su questo ad altri problemi analoghi presenteremo al più presto una interrogazione”.
L’avvocato Roberto Frongia ha parlato di tante “storie di ordinaria follia burocratica e bancaria che, sulla gestione delle leggi di incentivazione, hanno coinvolto il 50% delle imprese sarde interessate, trasformando gli incentivi al sistema economico nel loro esatto contrario: un collo di bottiglia che nei casi più estremi può addirittura portare le aziende alla chiusura”.
Frongia ha quindi auspicato “regole più chiare e semplici e tempi più veloci”, assicurando su questo argomento il massimo impegno istituzionale dei Riformatori sardi.
Marina Adamo si è poi soffermata in modo particolare sulle vicende che anno accompagnato i Pia (Piani integrati d’area) del 2008. Le aziende, ha ricordato, “hanno fatto la loro parte, predisponendo i progetti, presentando la documentazione ed investendo le loro risorse, spesso ottenute attraverso il ricorso alle fidejussioni (prestate sempre dal sistema creditizio) ma il risultato finale è che, a così tanto tempo di stanza senza ricevere i contributi assegnati, molte imprese hanno chiuso ed altre hanno di gran lunga peggiorato la loro posizione economica a causa della loro esposizione presso le banche”. La colpa di tutto questo, ha aggiunto, “è certamente della burocrazia del mondo bancario ma, in parte, anche della Regione che non ha valutato correttamente il timing delle procedure; è poi singolare che non siano previste penali per la banca come soggetto attuatore dell’investimento, per una serie di comportamenti anomali che vanno dalla richiesta continua di documenti alla sostituzione dei responsabili del procedimento e perfino alla mancata risposta a domande degli imprenditori formulate attraverso la posta elettronica certificata”.
Insomma, ha concluso la Adamo, “i Pia sembravano bellissimi e coerenti con le finalità della Regione di sostenere il sistema produttivo e migliorarne la competitività, ma si sono trasformati in un girone infernale”.
(Af)
 

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