CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURA

Nota stampa n.36

Data: 02/10/2014 ore 10:30

“Piano casa”, approvato un ordine del giorno a conclusione della discussione mozione n. 74 (Rubiu e più) sulla proroga del “piano casa” 

Cagliari, 2 ottobre 2014. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la mozione n°74 (Rubiu e più) sulla proroga del “Piano casa”.
Il presidente ha quindi dato la parola al consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), primo firmatario della mozione.
Il consigliere Rubiu ha sottolineato in apertura che l’Assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha annunciato una imminente modifica della legge, cosa che potrebbe rendere non necessaria la proroga proposta. In ogni caso, ha affermato, «il Piano ha portato benefici reali indiscutibili: 100.000 interventi per un controvalore di 54 milioni di euro, danaro fresco che ha fatto andare avanti le imprese di un settore trainante dell’economia sarda». A parte i numeri, ha proseguito Rubiu, «ci sono stati grandi vantaggi sul piano ambientale, economico e sociale, dal risparmio energetico alla riduzione del consumo di suolo, dai benefici per le imprese, gli studi tecnici e l’indotto, all’emersione del lavoro nero che ruota attorno all’edilizia». In conclusione, esponente dell’Udc ha espresso alcuni dubbi sul possibile aggancio del Piano casa alla nuova legge urbanistica,«perché ciò provocherebbe un intollerabile slittamento dei tempi».
Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha insistito nell’evidenziare la crisi del settore dell’edilizia, a suo giudizio «messo ko dal Piano paesaggistico di Soru, come dimostrano i dati del credito al settore con la Sardegna che registra un dato peggiore di 3 punti rispetto alla media nazionale». Locci si è detto poi preoccupato per quello che ha definito l’ennesimo «vorrei ma non posso della Giunta, perchè non è accettabile un ragionamento al ribasso nei confronti di una legge che, in 4 anni, si è rivelata l’unico strumento di politica urbanistica in grado di tenere in piedi il settore delle costruzioni». Inoltre, ha continuato0 il consigliere Locci, «è auspicabile che il Consiglio possa partecipare al miglioramento del Disegno di Legge della Giunta, posto che il Piano è necessario ma non sufficiente e bisogna accelerare sulla pianificazione paesaggistica».
Il consigliere Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato che quella in esame sarebbe la quarta o quinta proroga, ha riconosciuto che i risultati della legge non sono certamente negativi, come confermato anche dall’Assessore dell’Urbanistica». Tuttavia, ha dichiarato, «abbiamo scelto di non fare una proroga secca a ridosso della scadenza, privilegiando una strada diversa con la predisposizione di una norma chiara e definitiva che dia certezza ai cittadini, alle imprese ed agli operatori del settore». La nuova norma, ha poi annunciato, «recepirà molte disposizioni di quella vigente, ferme restando visioni diverse ed in qualche caso anche opposte; ora è tempo di una nuova legge sull’edilizia oltre che sull’urbanistica, individuando come priorità il recupero delle unità immobiliari esistenti». Quanto al cosiddetto «disastro di Soru», Solinas ha fermamente respinto l’interpretazione proposta dal consigliere Locci: «il Ppr non è responsabile del blocco dell’edilizia che va attribuito invece alla crisi che ha colpito in modo più forte quel comparto». Ora comunque, ha concluso il consigliere Solinas, «lavoriamo tutti nell’interesse della Sardegna per fare un buon servizio alla nostra comunità». (Af) 

Per Mario Floris (Uds), la mozione fa proprio l’allarme economico e sociale lanciato dalle associazioni di settore e accoglie l’invito alla politica a dare ossigeno al comparto dell’edilizia. «Il Piano Casa è stato un volano importante per le costruzioni e i settori collegati – ha detto Floris – ha consentito di rinnovare il patrimonio immobiliare pubblico e privato. Dopo l’annullamento del Ppr, il Piano Casa è l’unico strumento a disposizione per l’edilizia. Per questo la mozione deve essere approvata». Floris ha poi ricordato all’Aula che il Piano scadrà il prossimo 29 novembre, sollecitando una proroga dello stesso. «Crediamo sia un atto urgente – ha spiegato il consigliere dell’Uds – il decreto “Sblocca Italia” introduce nuove norme per favorire la ripresa dell’edilizia. Non è però razionale aspettare la sua conversione in legge. Il Consiglio regionale farebbe una cosa saggia se approvasse una proroga dei termini del Piano Casa sia per l’inizio che la conclusione dei lavori senza entrare nel merito della nuova normativa». In conclusione del suo intervento, Floris ha sottolineato la complessità della materia: «Di una legge organica sull’urbanistica si parla da anni, segno evidente che si deve tener conto di tutti i passaggi. Per questo occorre procedere con i piedi di piombo, l’esperienza ci dice che bisogna agire con cautela». Secondo Gianni Tatti (Udc) il rilancio dell’economia della Sardegna passa anche attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio. «Il Piano Casa è stato pensato per venire incontro alle famiglie (“che hanno potuto rinnovare le proprie abitazioni”) e sostenere l’edilizia messa in ginocchio dalla crisi. Dopo 4 anni dal suo avvio, il Piano Casa ha fatto registrare un aumento di istanze». Tatti ha poi ricordato che sono quasi 22mila le nuove domande presentate. “I dati –ha detto l’esponente dell’Udc – confermano che il numero delle istanze, la loro distribuzione e la tipologia degli interventi sono in linea con le finalità della legge: sostenere l’occupazione attraverso il rilancio dell’edilizia». 
Sostegno alla mozione ha annunciato anche Marco Tedde (Forza Italia). «Il documento – ha detto – raccoglie l’intento di dare ossigeno al settore edilizio, principale attività industriale della Sardegna». Tedde ha ricordato che, dalla sua entrata in vigore, il Piano Casa ha consentito di autorizzare circa 35mila interventi che hanno portato investimenti per centinaia di milioni di euro. «La crisi ha provocato un crollo dell’edilizia in Sardegna – ha rimarcato il consigliere di Forza Italia – e una perdita di addetti impressionante: dal settembre 2012 al settembre 2013 sono 13600 i posti di lavoro di lavoro in meno. Dati allarmanti e preoccupanti da analizzare attentamente per trovare soluzioni e favorire un’inversione di tendenza». Tedde ha poi concluso il suo intervento dichiarandosi disponibile a discutere, ed eventualmente accogliere, proposte di modifica e arricchimenti all’attuale Piano: «Dopo i danni provocati dal PPR, che ha impedito ai comuni di elaborare i PUC, oggi la priorità è rilanciare l’edilizia e favorire l’occupazione – ha concluso il consigliere di minoranza – il PPR conteneva errori macroscopici e consentiva deroghe ad personam, ben vengano le modifiche e il confronto sui contenuti». (Psp)

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, il quale, in apertura del suo intervento, ha enunciato i dati del piano casa: «Sono 21853 le istanze presentate per il piano casa, 35mila gli interventi realizzati, dando lavoro a70mila persone, creando 54milioni di euro di entrate per il settore edilizio». Secondo Fasolino i dati evidenziano la necessità di prorogare la legge. «Si tratta di un intervento a costo zero per la Giunta che crea economia. Un’azione che crea posti di lavoro – ha affermato Fasolino – senza rovinare il patrimonio ambientale, anzi ci ha dato la possibilità anche di migliore il nostro patrimonio immobiliare». L’esponente della minoranza, rivolgendosi al presidente della Quarta commissione, ha affermato che il Ppr, unito alla crisi, abbia contribuito a causare effetti disastrosi. «L’obiettivo era nobile ma ha creato un disastro. Oggi avete una grande possibilità: l’opportunità di creare un progetto per creare uno sviluppo economico che può dare posti di lavoro». Fasolino, in conclusione, ha affermato che l’opposizione è pronta ad aprire la discussione sul Ppr senza preconcetti. «Siamo un’opposizione pronta a dare un supporto per creare economia». 
Per il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, è urgente prorogare la legge che scade il 29 novembre, ossia fra otto settimane. «Il piano casa ha costituito l’unica risorsa alla situazione tragica dell’edilizia. Ogni euro investito nell’edilizia – ha spiegato Truzzu – ha una ripercussione su altri settori». Truzzu ha ricordato che si tratta in media di interventi di 35mila euro e che il piano casa ha dato una risposta a quelle famiglie che aveva bisogno di una stanza in più per un figlio o un genitore. «Oggi abbiamo 8 settimane e la legge non è neanche arrivata in commissione. La mia proposta alla maggioranza e all’assessore di pensare a una proroga in attesa di una nuova legge». Per il consigliere regionale di Forza Italia, Oscar Cherchi, «di questo argomento quest’aula ne ha discusso per 5 anni consecutivi». Cherchi ha ripercorso le difficoltà di fare approvare una legge in Consiglio che veniva vista come la legge degli speculatori. Una battaglia portata avanti dall’allora opposizione per dire no a un disegno di legge che ha invece dimostrato di essere in grado di dare risposte a un settore in grave difficoltà. «Ma i risultati ci sono stati, magari non il primo anno ma quando è entrata a regime». Cherchi ha chiesto all’assessore una proposta da parte della Giunta e nel frattempo, la possibilità di prorogare di 24 mesi la legge in vigore in attesa dell’approvazione del nuovo testo. (eln)

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha manifestato soddisfazione «nel sentire la maggioranza che apprezza e dice che il Piano ha generato economia, dopo averci accusato di cementificazione e distruzione del paesaggio e delle coste sarde; siamo contenti di sentire l’Ance che dice “senza il Piano casa saremmo morti e sepolti”; segno che la maggioranza di allora è stata lungimirante mettendo in piedi l’unico strumento per rilanciare la nostra economia senza consumare suolo e senza devastare l’ambiente, puntando in modo forte sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, misura attualissima anche oggi come dimostrano gli incentivi introdotti dal Governo nazionale». Sulla possibile proroga del Piano e le modifiche relative alla fascia entro i 300 metri, Peru ha preso le distanze da interpretazioni dietrologiche: «io dico che le porcherie si possono fare al di quà e al di là di questa fascia e le tutele ci son: poi, credo che chi spende le sue risorse non sprechi e non distrugga, anzi riqualifichi e migliori l’architettura del territorio, spogliamoci dai pregiudizi ideologici e lavoriamo in modo costruttivo, spero che centro sinistra che prima ha sottovalutato il problema sia ora più attento».
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «si è discusso tante volte di un Piano casa che ha sempre avuto carattere di straordinarietà senza una visione organica del problema di cui invece la Sardegna ha bisogno, intervenendo su riqualificazione e riduzione del consumo del territorio, dando al settore dell’edilizia un ruolo strategico nel rilancio della nostra economia». Però alcune cose vanno dette, secondo Cocco, a proposito del Piano paesaggistico varato a suo tempo della Giunta Soru: «quel Piano non è un provvedimento integralista, siamo nel campo delle idee e delle opinioni che hanno varcato i confini nazionali e, anzi, dovrebbero essere patrimonio di tutti». Non si può concepire l’edilizia come una zona franca dalle regole, ha sostenuto il capogruppo del Pd, «lo chiedono per primi i cittadini di Olbia e di tanti altri territori, l’edilizia in Sardegna ha sempre avuto un ruolo centrale, una storia ed una tradizione e buona parte dei suoi problemi sono legati soprattutto alla burocrazia: per questo siamo per un intervento legislativo strutturale che introduca una significativa semplificazione delle procedure».
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto di comprendere l’imbarazzo del centro sinistra, «che nasce dal pregiudizio ideologico sul Piano casa che quella parte politica ha sempre avuto; oggi si cambia rotta sulla via di Damasco? Ci fa piacere che accada oggi quando il centro sinistra ha responsabilità di governo, si tratta ora di capire in che direzione vuole andare il governo regionale». Noi, ha aggiunto Pittalis, «abbiamo presentato una proposta, se arriva quella della Giunta ben venga, sarà poi abbinata alla nostra, tanto più che i meriti saranno sempre i vostri come dice certa stampa: lo dico perché con riferimento alla legge in esame auspichiamo che sia l’occasione per rendere il Piano casa una misura permanente e stabile, superando il sistema delle proroghe, vi attendiamo alla prova privilegiando i contenuti». (Af)

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha ricordato i dati diffusi dalla Confartigianato ed evidenziato i riflessi positivi, registrati nel settore dell’edilizia, per effetto delle disposizioni relative al cosiddetto “piano casa”. Il rappresentate dell’esecutivo ha quindi affermato che “la stabilizzazione permanente del piano casa è un’ipotesi che è tenuta nella dovuta considerazione” ma che non ci si può sottrarre dall’evidenziare anche “una serie di norme poco chiare e di non semplice applicazione”. «La Giunta – ha spiegato Erriu – ha esaminato le disposizioni vigenti ed ha individuato le fattispecie da portare a regime permanentemente ma altre ne sono escluse, come ad esempio la possibilità di ampliamenti in aree paesaggisticamente sensibili». L’assessore all’Urbanistica ha ribadito l’indisponibilità della Giunta a procedere con una semplice proroga del piano casa ed ha confermato l’ormai prossima presentazione di un apposito disegno di legge («con tutta probabilità sarà esaminato nella prossima riunione dell’esecutivo») sulla materia. Dl che conterrà norme efficaci per incentivare gli interventi di valorizzazione, riconversione e riqualificazione (edilizia e energetica) e sarà tale – a giudizio di Cristiano Erriu – da superare le ambiguità presenti nella legge 4.
L’assessore ha quindi assicurato che il provvedimento della Giunta non sconvolgerà i principi cardine di una pianificazione ordinata del territorio. «Il disegno di legge su piano casa – ha dichiarato Erriu – rappresenta il primo passo di una strategia di più ampio respiro che ricomprende la legge di governo del territorio, il piano paesaggistico regionale e il testo unico per l’edilizia». Cristiano Erriu ha quindi spiegato che tra le priorità della Giunta c’è anche la semplificazione dell’apparato amministrativo e, nella parte conclusiva del suo intervento, ha dichiarato che le norme contenute nello “Sblocca Italia” consentiranno una “rapida evoluzione” del Disegno di legge e tempi di approvazione congrui della provoca.
Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al primo firmatario della mozione n. 74, Gianluigi Rubiu, per la replica. Il capogruppo dell’Udc si è dichiarato “abbondantemente soddisfatto” del dibattito e delle conclusioni ed ha ringraziato l’assessore per la disponibilità mostrata.
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dunque chiesto una sospensione di cinque minuti per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno.
Il presidente della Giunta ha accordato la sospensione e dopo pochi minuti ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sul quale la Giunta, con l’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole. (am)
Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario firmato da tutti i capigruppo. Sul documento sono intervenuti diversi consiglieri per dichiarazioni di voto. 
Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha apprezzato il superamento dell’approccio ideologico che caratterizza da oltre un decennio il dibattito sulla materia. «L’esigenza –ha spiegato Solinas – è quella di trovare una sintesi su una normativa farraginosa non sempre riconducibile a coerenza. Nel vissuto dei cittadini c’è il timore di imbarcarsi in una pratica edilizia che ha tempi lunghi e una insicurezza di fondo». Solinas ha poi invitato la Giunta a prevedere nel Dl sull’urbanistica un effettivo riutilizzo del patrimonio edilizio esistente. «Laddove esistono porzioni urbane edificate che rientrano in un centro storico o in una zona B c’è la tentazione di conservare lo status quo. Spesso però si tratta solo di rovine». 
Il capogruppo del Psd’Az, infine, ha manifestato forti perplessità sui tempi di approvazione del Disegno di legge della Giunta. «Il progetto organico della Regione rischia di essere anticipato da una normative nazionale. Alla scadenza del Piano Casa c’è il pericolo di rimanere scoperti». 
Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo sull’ordine del giorno ma ha chiesto l’aggiunta di un terzo punto: la proroga del Piano Casa nel caso in cui, entro il 28 novembre, non dovesse essere approvato il Dl della Giunta. «La proroga – ha detto Fasolino – è attesa da tutti». 
Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha espresso dubbi sul fatto che il Dl della Giunta possa essere approvato prima della scadenza del Piano Casa. «In otto settimane difficilmente si riuscirà a trovare una soluzione di lungo periodo – ha detto Truzzu – alla scadenza del 29 novembre ci troveremo ad affrontare la stessa questione. Per questo dichiaro la mia astensione». 
Critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «Nell’ordine del giorno non si fa riferimento alla proroga – ha detto Cherchi – Siamo d’accordo sulla necessità di un Dl organico in materia urbanistica e pronti a dare il nostro contributo, oggi però si deve avere la certezza di una proroga del Piano Casa». (Psp) 

Il presidente ha dato la parola al consigliere regionale di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale ha ribadito la necessità di mantenere in essere il piano casa, perché rinunciando a questo provvedimento si bloccherebbe l’economia. Per Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, la discussione è stata importante perché ci ha dato la possibilità di capire quali siano gli intendimenti della Giunta. Arbau ha però chiarito all’Aula che l’edilizia in Sardegna non è stata messa in crisi da una Giunta di centrosinistra, ma da una congiuntura economica devastante. L’esponente della maggioranza ha anche aggiunto che «su urbanistica e ambiente bisogna rispettare le regole e che il “piano casa” non è un piano casa vero e proprio, ma un provvedimento emergenziale per dare respiro all’edilizia e lo ha fatto». Secondo Arbau l’ordine del giorno evidenzia la volontà di prorogare il provvedimento. 
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha proposto all’Aula e all’assessore Erriu di inserire un terzo punto nell’ordine del giorno in cui si può ipotizzare la proroga della legge nell’ipotesi in cui non sia possibile esitare la nuova legge entro la scadenza del 29 novembre. «Ho paura – ha detto Pittalis – che con tutto il lavoro che abbiamo, tra assestamento di bilancio e riforma sanitaria, non si possa esitare un disegno di legge di questa portata in tempi brevissimi». Per il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco «questo ordine del giorno è di buonsenso, non si può sempre stravincere ma si può anche pareggiare. Noi voteremo solo questo ordine del giorno con questi due punti». 
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha rassicurato l’Aula che lo spirito dell’ordine del giorno è quello di prorogare il piano casa, visto che martedì arriverà in commissione. Cocco ha però affermato che l’ordine del giorno va approvato così come è stato sottoscritto. Perplesso Michele Cossa (Riformatori sardi): «La proposta dell’on. Pittalis è una proposta di buonsenso, perché approvare un ordine del giorno scritto in questa maniera manda all’esterno un messaggio controproducente, un messaggio negativo». E ha aggiunto: «Il Consiglio deve dare certezze alle aziende, ai professionisti e ai cittadini nel panico. Quest’ordine del giorno così come è scritto non è approvabile». Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha spiegato di aver pensato, nel momento in cui ha sottoscritto l’ordine del giorno, che ci sarebbe stata la proroga e che sarebbe caduta al momento del licenziamento della nuova norma. Per il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, l’impegno dell’assessore è stato chiaro e non richieda ulteriori precisazioni. Desini ha annunciato il suo voto favorevole. 
Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso la seduta per cinque minuti. (eln)

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato che l’ordine del giorno deve essere votato, a suo avviso, così come è, tanto più, ha osservato «che è stato firmato da tutti, se poi qualcuno ci ha ripensato è un problema di altri».
Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha annunciato invece il ritiro della sua firma dall’ordine del giorno perchè, nell’attuale stesura, «inutile».
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che, a suo giudizio, «il dibattito soffre ancora di qualche riserva, abbiamo detto che se non si riesce ad approvare il nuovo Disegno di Legge si proroga il Piano casa: tutto qua, abbiamo anche proposto una alternativa, a questo punto la maggioranza si assume in pieno la responsabilità di quanto succederà in caso di vuoto normativo, pertanto ritiro anche mia firma».
Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che il centro-destra «ha fatto sforzi immani per liberarsi dai panni degli oppositori per andare incontro agli interessi della Sardegna, purtroppo ci sono incrostazioni ideologiche che taluni non riescono a superare, ma il vuoto normativo non è tollerabile come ha compreso anche l’Assessore: gli impegni verbali vanno inseriti nel documento con una specifica clausola di salvaguardia».
Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha confermato il voto favorevole del suo gruppo sull’ordine del giorno, precisando però di ritenere utile «una dichiarazione dell’Assessore e, perché no, anche del presidente Pigliaru, con un impegno per la proroga del Piano casa entro 29 novembre, nel caso di mancata approvazione della nuova legge».
Il consigliere del Pd Antonio Solinas ha ribadito il parere favorevole del Pd sull’ordine del giorno, fermo restando che «il centro sinistra è consapevole che alcune norme non possono essere disattese, il nuovo Disegno di Legge arriverà in Commissione martedì prossimo e siamo impegnati a dare priorità al suo iter e siamo favorevoli anche ad una proroga entro 29 novembre: in caso contrario il Consiglio ha tutti gli strumenti per intervenire». Deve essere chiaro, tuttavia, «che una proroga così com’è non esiste perchè siamo e restiamo coerenti con quanto abbiamo sostenuto nella passata legislatura».
Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha chiesto alcune delucidazioni sul contenuto del documento e, dopo i chiarimenti del presidente Ganau, ha annunciato il suo voto favorevole, «prendendo atto delle dichiarazioni del capogruppo del Pd e dell’Assessore».
Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha dichiarato il suo voto contrario, a causa «dell’ennesimo vorrei ma non posso della Giunta che, in modo inaccettabile, dice no ad una proroga del Piano casa, sia pure eventuale».
Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, si è detto contrario al documento con dispiacere «perché nella discussione è emersa una vera e propria fobia per la proroga, nonostante le dichiarazioni con cui la maggioranza ha riconosciuto che il Piano casa ha raggiunto il suoi obiettivo di rilanciare l’economia sarda». La proroga richiesta poi, ha continuato, «è solo eventuale, se siete sicuri di approvare la nuova legge in tempo non c’è motivo di non inserire un paracadute»
Il consigliere Marco Tunis, sempre di Forza Italia, ha rilevato che «purtroppo nonostante le rassicurazioni del consigliere Pietro Cocco ricordo che la Giunta non si è riuscita a fare cose assai meno delicate ed importanti dal punto di vista politico, per colpa del capo del vostro partito». Immagino quanto sia avvilente, ha sostenuto, «dover sottostare ad un ordine forse telefonico, in queste condizioni non sarete in grado di dare una risposta e sarà difficile spiegare a migliaia di sardi che una cosa non si fa solo perché siete schiavi».
Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato di voler ringraziare Tunis «che si preoccupa del nostro benessere, in realtà sarà difficile per lui spiegare perché si sia firmato un ordine del giorno per poi togliere le firme; noi non abbiamo intenzione di prorogare il vostro Piano casa, siamo per un aumento di volumi solo se finalizzato al recupero senza le norme intruse che ci avete appiccicato con un sistema di deroghe». La norma paracadute, ha concluso, «semmai può riguardare quelle parti del Piano che hanno funzionate, nel caso saranno prorogate solo quelle e sarà vostra responsabilità se ostacolerete la nuova legge».
Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno che l’Aula ha approvato con il seguente esito: presenti 55, votanti 54, favorevoli 39, contrari 13, astenuti 1. (Af)

Mozione n. 70 (Cossa e più) e n. 75 (Zedda e più) su vertenza entrate e patto di stabilità 
Approvato l’ordine del giorno unitario

L’Aula è quindi passata al secondo punto all’ordine del giorno con l’esame congiunto delle mozioni n. 70 (Cossa e più) “sull’accordo Regione-Governo sul patto di stabilità e la certezza delle entrate” e n. 75 (Zedda e più) “sui ricorsi per la vertenza entrate e il patto di stabilità”. 
Michele Cossa (Riformatori) ha illustrato il primo documento chiarendo da subito il senso dell’iniziativa parlamentare. La mozione – ha detto Cossa – nasce dall’accordo Stato-Regione sul patto di stabilità firmato il 21 luglio scorso. «L’obiettivo era ottenere una maggiore capacità di spendita entro il 2014 (un miliardo e duecento milioni di euro). Sappiamo invece come è andata: la Sardegna, nonostante le dichiarazioni trionfalistiche della Giunta, avrà a disposizione 320 milioni in meno». Il primo firmatario della mozione ha poi parlato di aspetti poco chiari nell’accordo Stato-Regione (“non si capisce quali entrate spettino alla Sardegna e quali siano le reali intenzioni della Giunta sul ritiro dei ricorsi pendenti davanti alla Corte Costituzionale”). 
Cossa ha quindi definito “un flop” l’intesa di luglio sottoscritta dalla Regione con il Governo per poi rivolgere alcune domande all’assessore al bilancio Raffaele Paci. «E’ necessario fugare tutti i dubbi – ha affermato Cossa – l’assessore chiarisca se nel 2014 sono disponibili 320 milioni in meno, se i ricorsi saranno ritirati, se il Fondo Unico per i comuni rimarrà fuori dal Patto di Stabilità, se confermerà i ricorsi sugli accantonamenti dello Stato (circa 577 milioni di euro)». 
Da Cossa, infine, una richiesta di chiarimento anche sulla quota delle entrate sui giochi spettante alla Regione e sulla “sbandierata” proposta di istituzione dell’Agenzia Sarda delle Entrate: «In realtà – ha sottolineato Cossa – nell’accordo di Luglio la Giunta si impegna a recepire le norme sulla omogeneizzazione delle entrate. Questa clausola rimette alla Ragioneria generale dello Stato la potestà unilaterale di determinare gli introiti della la Regione. Quello che la Giunta sta ottenendo è rinunciare alla trattativa minima sulle entrate erariali». (Psp)

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola alla consigliere di Forza Italia per l’illustrazione della mozione n.75 in materia di entrate e patto di stabilità. L’ex guida dell’assessorato della Programmazione nella precedente Giunta regionale, ha lamentato la scarsa attenzione dell’Aula, certificata dalla scarsa presenza di consiglieri, davanti ad un tema di grande rilevanza. Alessandra Zedda ha ricordato le diverse fasi che hanno caratterizzato la vertenza entrate ed ha dichiarato che “la Regione sarda non ha ancora introitato tutte le somme che le spettano”. La consigliere della minoranza ha quindi evidenziato come lo stesso assessore del Bilancio, Raffaele Paci, abbia quantificato in oltre 600 milioni di euro le somme che ancora devono essere trasferite nelle casse dell’Isola. Zedda ha quindi rivolto un nuovo appello al presidente della Giunta e all’assessore della Programmazione perché non siano ritirati i ricorsi presentati dalla Regione sarda contro lo Stato in materia di finanza pubblica. 
L’esponente della minoranza ha ricordato, a questo proposito, i recenti “comportamenti assai poco leali” dello Stato nei confronti della Sardegna, anche dopo la sottoscrizione dell’accordo dello scorso luglio sul patto di stabilità e il pareggio di bilancio. A giudizio di Alessandra Zedda, tra i comportamenti in danno dell’Isola vanno evidenziati quelli riferiti al decreto sulle riserve erariali e le norme contenute nel decreto “Sblocca Italia”. 
«Fino a quando non ci saranno certezze sulle somme da trasferire alla Sardegna e prove di lealtà dello Stato verso la Regione – è questo l’invito formulato da Alessandra Zedda – non ritirate i ricorsi tutt’ora pendenti». L’esponente di Fi ha inoltre invitato l’esecutivo – qualora le trattative con il governo non portino a risultati soddisfacenti – a procedere con l’impugnazione, non soltanto del decreto le ministero delle Finanze del 16 settembre 2014, n.215 ma anche del decreto legge n. 133 del 12 settembre 2014, il cosiddetto “Sblocca Italia”. (a.m)

Il presidente Ganau ha dato la parola a Salvatore Demontis (Pd). Il consigliere della maggioranza ha affermato che il risultato ottenuto dal presidente Pigliaru sull’eliminazione dei vincoli del Patto di stabilità è importantissimo e non elimina in automatico i contenziosi con lo Stato. Per Demontis è molto più utile però avere forse meno risorse, ma la possibilità di programmare con continuità e non avere maggiori risorse ma senza avere la possibilità di impegnarle. «Questa è la valenza del nuovo patto sottoscritto con lo Stato: è un nuovo modo di amministrare». Per il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, «l’opposizione ha un ruolo perché aiuta ad aprire gli occhi a una maggioranza che crede di avere la certezza che tutto quello che fa è buono». Dedoni ha spiegato che non c’è alcuna contrapposizione personale con l’assessore Paci, ma si tratta di un atteggiamento dovuto al fatto che lo Stato non è mai stato affidabile nei confronti della Sardegna. Per Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia) «il dato certo che la Sardegna adotterà il pareggio di bilancio, ed è l’unica Regione che si è assunta questa responsabilità». Per Cherchi è pacifico che il governo italiano debba rispettare i suoi impegni presi con una Sardegna che prova a camminare da sola. L’esponente della maggioranza ha anche sollevato l’esigenza di sapere quali siano le entrate e avere la certezza dell’esigibilità delle risorse. (eln)

All’inizio del suo intervento, l’Assessore della Programmazione ha sottolineato che l’azione della Giunta ha collocato al primo posto il Patto di stabilità, «dialogando su questi temi con il governo nuovo su 3 punti: situazione del 2013, determinazioni sull’anno in corso, definizione dei percorsi futuri a regime». Riassumendo i termini principali della vicenda, Paci ha ricordato che, «per il 2013 c’era stato uno sforamento del Patto perché la Regione non aveva calcolato i 281 milioni che nel 2011 erano stati dati agli Enti Locali, anche se va riconosciuto che la precedente amministrazione quei soldi non se li aveva messi in tasca ma immessi nel sistema economico; c’era però il rischio concreto di una procedura di infrazione».
Per il 2014, ha proseguito l’Assessore, «l’accordo bisognava farlo perché altrimenti saremmo stati bloccati sul 2013, dato che la nostra cassa è frutto dei trasferimenti dalla ragioneria dello Stato, volenti o nolenti: risolvere questi problemi a regime significa fare accordi che hanno un loro equilibrio e, in termini reali, abbiamo ottenuto 374 milioni, che sono comunque più dei 219 milioni oggetto dello sforamento di allora». I punti dell’accordo, tombale per il 2013, con 364 milioni in più per il 2014 e col superamento definitivo del Patto per il 2015, «non contengono né trucchi né imbrogli, ha assicurato Paci: siamo l’unica Regione che lo ha ottenuto e proprio in questo momento tutte le Regioni a statuto ordinario stanno premendo per avere lo stesso trattamento». 
Sul problema dei ricorsi, l’Assessore della Programmazione ha confermato l’intenzione di ritirarli, ma solo quelli che riguardano il Patto e gli accantonamenti ferma restando la contribuzione della Sardegna all’abbattimento del debito, «ma non quelli sulle riserve erariali». Poi, ha continuato, «è successo l’incidente del Decreto 215 di settembre che impone alla Sardegna le riserve erariali: sul punto abbiamo avviato subito un durissimo contenzioso ed il Governo ha riconosciuto che i patti con la Sardegna erano altri, c’è un problema tecnico cui si sta rimediando e la settimana prossima tutto sarà messo per iscritto nel rispetto della sentenza della Corte Costituzionale».
Ultima questione affrontata dall’Assessore Paci, le entrate. Le compartecipazioni, ha dichiarato l’Assessore, «arrivano regolarmente per un ammontare di circa 5.7 miliardi anche senza norme di attuazione e solo sulla base delle previsioni dell’art. 8 dello Statuto». Mancano alcune piccole voci, ha proseguito Paci, «per le quali stiamo definendo il metodo di calcolo, l’Ires per le aziende con sede legale fuori dalla Sardegna ma con stabilimenti nell’Isola, è ormai assodato che ci devono essere anche quelle, oltre ai proventi di alcuni giochi (non tutti, il Lotto ma non il Superenalotto, ad esempio) e le cosiddette riserve matematiche, una strana cosa legata alle assicurazioni e disciplinata da una imposta specifica».
Facendo una somma di tutte queste voci e considerando il periodo che va dal 2010 al 2013, ha concluso l’Assessore della Programmazione, «si arriva a 604 milioni, mentre il flusso annuale è di 130 milioni circa ed, infine, contando il 2014, arriviamo a 750 milioni, tutte somme di cui abbiamo ottenuto il riconoscimento: lo Stato ce le deve dare e ce le darà, poi tratteremo sul come ma direi che, se facciamo questo, abbiamo risolto i problemi della finanza pubblica in Sardegna pur esercitando sempre la massima attenzione, nella consapevolezza che non esistono governi amici o nemici». (Af)

In sede di replica, il primo firmatario della mozione n.70 Michele Cossa ha espresso apprezzamento per alcuni chiarimenti forniti dall’assessore ma ha ribadito il concetto di fondo espresso nel suo precedente intervento: l’incertezza sulle entrate erariali spettanti alla Regione. «Il nodo è questo – ha detto Cossa – tra le somme indicate dalla Ragioneria generale dello Stato e quelle individuate dagli uffici della Regione c’è sempre un gap quantificabile in circa un miliardo di euro. Il problema oggi è risolto: l’accordo affida, sic et simpliciter, alla Ragioneria dello Stato la determinazione degli introiti». 
Cossa ha poi espresso preoccupazione per la situazione della finanza pubblica regionale: «Le parole dell’assessore non hanno fugato i dubbi – ha concluso l’esponente dei Riformatori – il rischio è che con l’introduzione del sistema del vincolo di bilancio la Sardegna, a partire dal 2015, potrà spendere meno soldi di quelli che spendeva con il Patto di stabilità in vigore». (Psp)

Si è quindi proceduto con le dichiarazioni di replica della prima firmataria della mozione n. 75, la consigliere di Fi, Alessandra Zedda. L’esponente della minoranza ha evidenziato la difficoltà e la complessità dell’argomento ed ha ribadito i timori espressi dal consigliere Michele Cossa sulla quantificazione delle entrate a partire dal bilancio 2015. Zedda ha inoltre dichiarato la disponibilità a ragionare unitariamente sulle restanti partite aperte con lo Stato ad incominciare da quella delle riserve erariali. Alessandra Zedda ha quindi citato come esempi di contrasto tra Regione e Governo le numerose impugnative di leggi approvate dal Consiglio regionale, ad incominciare dalla legge sul marchio per le produzioni e l’agroalimentare sardo. (a.m)

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, per dichiarazioni di voto. L’esponente della maggioranza ha annunciato il suo voto favorevole, ma ha anche chiesto all’assessore, del quale ha apprezzato il ragionamento, di pretendere dallo Stato un atto di legge che elimini l’incidente avvenuto con il Decreto n. 215 di settembre. Il consigliere dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha chiesto una sospensione dei lavori di 2 minuti, accordata dal presidente Ganau. Alla ripresa dei lavori il presidente ha annunciato all’Aula che era pervenuto un ordine del giorno in sostituzione delle mozioni. Il testo, sottoscritto da maggioranza è opposizione, “impegna il presidente 1) a continuare il confronto con il Governo al fine di assicurare che le riserve erariali previste col Decreto del Direttore generale delle Finanze e del Ragioniere generale dello Stato (Mef) 16 settembre 2014 n. 215 non si applichino alla Regione Sardegna; 2) nelle more e in caso di esito negativo della trattativa di cui al punto precedente, a non ritirare i ricorsi, così come previsto dall’accordo col Governo del 21 luglio 2014; 3) a proseguire con la vertenza col Governo per ottenere il pieno riconoscimento delle entrate erariali ancora dovute e in particolare quelle relative all’Ires, giochi e riserve matematiche; 4) a promuovere ancora, in caso di esito negativo, della stessa trattativa di cui al punto 2 il ricorso per illegittimità del decreto Mef 16 settembre 2014, n. 2015”.
Il presidente ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori sardi) per dichiarazione di voto, il quale ha confermato la bontà di questo ordine del giorno perché dà forza alla Giunta per risolvere il problema del Decreto 215, ma ha confermato che sull’accordo di luglio resta negativo. 
Il presidente ha Giunta ha chiesto il parere della Giunta che è stato favorevole. E’ poi intervenuta Alessandra Zedda (FI), la quale ha «dato atto alla sensibilità e la capacità di questo Consiglio di arrivare a una decisione unanime a difesa dei diritti dei sardi». Con questo ordine del giorno, ha continuato Zedda, si vuol dare più forza all’azione del presidente Pigliaru e della Giunta, ma ha confermato che la minoranza continuerà a vigilare perché i ricorsi sono «l’ultimo baluardo in difesa degli sgambetti del governo centrale nei confronti della Sardegna». 
Anche il consigliere Efisio Arbau (La Base- Sardegna Vera) ha annunciato il suo voto favorevole. Critico nei confronti dell’opposizione ha ricordato all’Aula che il centrosinistra non parla, ma porta fatti e che a oggi la Giunta Pigliaru ha chiuso la partita sul Patto di stabilità. Il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità.
Il lavori dell’Assemblea si sono conclusi, il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio. (eln)

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