CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURA

Nota stampa n.303

Data: 19/06/2018

Testo Unico sulla lingua sarda. Approvati gli Articoli 1, 3,4,5,6,7 e 8. La discussione riprenderà martedì prossimo alle 16.00.

 

Cagliari, 19 giugno 2018 – Il Consiglio si è aperto sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. All’ordine del giorno l’esame dell’articolato del Testo unificato “Disciplina della politica linguistica regionale”. Dopo le comunicazioni di rito il presidente Ganau ha ricordato che nella precedente seduta era stato  concluso il dibattito generale sull’articolo 1 (Principi) e ha messo in votazione gli emendamenti. Subito approvato (sì 24, 2 contrari) l’emendamento 1, su cui c’era il  parere favorevole della commissione e della giunta. Questo emendamento modifica il comma 2 dell’articolo 1 eliminando dopo lingua sarda le parole “nelle sue varianti storiche e locali” e dopo la parola gallurese eliminando “nelle sue varianti”.   Alessandra Zedda (Forza Italia) ha chiarito che il non voto della  minoranza è dovuto a  una questione politica.  Sull’emendamento 69, su cui c’era un invito al ritiro, il presentatore Emilio Usula (misto)  ha chiesto le ragioni di questo invito. Il relatore Paolo Zedda (art. 1 – sinistra per la democrazia e il Progresso)  ha detto che il  termine “originale”, inserito in questo emendamento,   non era ammissibile. Usula ha ritirato l’emendamento 69.   Sull’emendamento 326 è intervenuto Paolo Zedda che ha chiesto di ritirare l’emendamento in quanto la terminologia “sardo – corso”non era riconosciuta. Il primo firmatario Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) ha ribadito di avere utilizzato fedelmente una sussunzione riconosciuta scientificamente, non l’ha ritirato e l’emendamento è stato messo in votazione. L’emendamento è stato bocciato (votanti 40, sì 16 no 24).  Approvato il testo dell’articolo 1(votanti 41, sì 27, no 14). Paolo Zedda ha chiesto cinque minuti di sospensione. (R.R.)

Alla ripresa, il presidente Ganau ha indicato gli emendamenti all’articolo 2 e ha chiesto al relatore on. Paolo Zedda e alla Giunta i pareri di competenza.

Sull’emendamento 2 (uguale al 203, 325 e 375) l’on. Dedoni (Riformatori sardi) ha detto: «A leggere i giornali sembra che la maggioranza abbia un accordo su come gestire in Aula questa legge sulla lingua sarda. Ma se questo è l’accordo siamo proprio messi bene. Non possiamo parlare di lingue sarde perch>è per noi la lingua sarda è una sola».

L’on. Paolo Zedda (Sinistra) ha replicato: «Leggo i giornali ogni giorno da anni ma assicuro che nel testo della legge si parla al singolare, cioè di lingua sarda».

Per l’on. Coinu (Forza Italia), che si è espresso in sardo, «nessuno nemmeno fra i traduttori è in grado di comprendere il fonnese che sto parlando. Se ci mettiamo davvero a fare una cosa fatta bene non è il momento di fare leggi che dividono ma solo leggi che uniscono. Nessuno mette in dubbio l’intento di chi vuole legiferare ma è il metodo che ci divide. Faremo meglio a rimandare questa norma: a volte rinviare significa far meglio le cose e non è una resa per chi ci ha lavorato finora».

Per il Pd ha preso la parola l’on. Rossella Pinna, secondo cui «il tema in discussione tocca le corde più alte della nostra sardità. Se scompare la nostra lingua scompaiono il nostro popolo e la nostra identità. E’ chiaro che la politica linguistica va regolamentata ma l’unificazione linguistica non è l’obiettivo di questa legge ma proprio il contrario: il rispetto di ogni specificità linguistica».  

L’Udc ha preso la parola con l’on. Rubiu, che ha detto: «Converrete con me che altri temi dell’agenda politica sarda sono ben più importanti di questo. Ma noi notiamo la vostra accelerazione per arrivare ad approvare questa legge sulla lingua sarda. Il tema è complesso e rischia di generare fratture anche all’interno del popolo sardo: non è un testo maturo perché non è stato condiviso con i sindaci e le popolazioni».

L’emendamento 2 è stato respinto. Stessa sorte per il 2 bis.

Sull’emendamento sostitutivo totale 384 (parere favorevole della Giunta) l’on. Congiu (Pds) ha annunciato il voto contrario, difendendo invece l’emendamento 328. (C.C.)

Successivamente il Consiglio ha respinto una serie di emendamenti presentati dall’opposizione.

Sul testo dell’Art 2 (Definizioni e ambiti di tutela) il consigliere Gaetano Ledda (Psd’Az-La Base) ha chiesto lo scrutinio segreto ma il presidente Ganau ha fatto rilevare che la richiesta è pervenuta fuor tempo massimo essendo già stata dichiarata aperta la votazione. Il Consiglio ha poi respinto l’art.2 con 44 voti a favore e 9 contrari.

Subito dopo è cominciata la discussione dell’art.3 (Oggetto, finalità e ambito di applicazione).

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha affermato che «il percorso di questa legge in commissione e in Aula sta diventando contradditorio e incoerente e sfido chiunque a dire cosa c’è scritto; io non ci sto capendo più nulla, chiedo sospensione dei lavori non per 5 minuti ma per 15 giorni, perché così è lesivo della dignità del Consiglio».

Il presidente Ganau, in base al regolamento, ha ricordato che la richiesta deve pervenire da un capogruppo o da 5 consiglieri.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, nel recepire l’istanza di Usula, ha chiesto la sospensione della legge ed il suo ritorno in commissione e, ha aggiunto, «credo di parlare non soltanto a nome del mio gruppo, è veramente imbarazzante sia per maggioranza che per l’opposizione procedere in questo modo su un argomento così importante, insistere crea solo disagio a tutti».

La capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha condivide le dichiarazioni di Rubiu, ricordando che «il collega relatore Paolo Zedda ha fatto un lavoro importante ma è stata la maggioranza per prima a sbarrare la strada della legge con emendamenti orali dell’ultimo minuto; noi non siamo disposti a procedere in questo modo schizofrenico, questa legge doveva essere di tutti e invece sta dividendo i sardi, torniamo in Consiglio con una legge che possa essere davvero discussa».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «è indubbio che se si continua con l’art. 3 si va in direzione contraria a tutto ciò che il Consiglio ha votato in precedenza, è mettere assieme un errore sull’altro perchè l’art. 3 non esiste dato che si è respinto il 2 che ne rappresenta il presupposto logico e normativo». Che la maggioranza, ha suggerito, «dimostri un minimo di sensibilità altrimenti stiamo dando in pasto una legge divisiva a forze politiche eversive, meglio riportare la legge in commissione».

Il capogruppo del Psd’Az-La Base Gaetano Ledda, nel ribadire quanto affermato in discussione generale, ha sottolineato che «la lingua sarda è unica ma ci siamo resi conto andando avanti nei lavori che sono emerse contraddizioni insanabili, per cui è opportuno che ritorni in commissione per una proposta condivisa».

Il relatore Paolo Zedda ha invitato tutto il Consiglio alla collaborazione, ricordando che l’art. 2 «parla solo di definizioni senza valore sostanziale per cui il fatto che sia stato respinto non ostacola la prosecuzione del dibattito, dunque si può proseguire, anche perché penso che per la lingua sarda non ci sia possibilità di proroga ma serva intervenire subito».

Il presidente Ganau ha infine messo in votazione la richiesta di sospensiva e ritorno in commissione, che il Consiglio ha respinto per alzata di mano. (Af)

Approvato (30 favorevoli e 15 contrari)  l’emendamento 237 (Paolo Zedda e più) che sopprime il comma 5 dell’articolo 3, il capogruppo Upc, Pierfranco Zanchetta, ha rifiutato l’invito al ritiro ed ha mantenuto in votazione l’emendamento 296 che, registrata la firma anche del consigliere Fi, Fasolino, non è stato approvato con 16 favorevoli e 26 contrari.

Il capogruppo del Pds, Congiu, ha invece ritirato l’emendamento 332 e l’Aula ha prima approvato il testo dell’articolo 3 (Oggetto, finalità e ambito di applicazione) e poi ha respinto (16 a 27) l’emendamento aggiuntivo n. 73 (Usula).

Aperta la discussione dell’articolo 4 (Compiti della Regione) e degli emendamenti è stato approvato l’emendamento 125 (Ruggeri e più) che sopprime il comma 3 dell’articolo 4 e dichiarati decaduti tutti gli altri emendamenti, l’Aula ha dato il via libera al testo dell’articolo (27 sì e 12 no) e all’emendamento aggiuntivo n. 218 (Deriu e più) che al comma 1 dopo la lettera a) aggiunge la lettera a) bis “attua gli interventi in materia di politica linguistica previsti dalla presente legge”. 

Aperta la discussione all’articolo 5 (Compiti delle autonomie locali) e agli emendamenti ad esso presentati, dopo l’espressione dei previsti pareri da parte di relatore e Giunta, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 386 (Congiu e più) che sostituisce l’emendamento n. 333 e all’articolo 5 comma 2 dopo le parole “lingua sarda” aggiunge le seguenti “del catalano di Alghero e del sassarese, gallurese e tabarchino”. Rifiutato l’invito del relatore al ritiro, non è stato approvato l’emendamento 299 (Zanchetta) e la capogruppo Fi, Alessandra Zedda, ha lamentato la mancanza di definizioni dopo la bocciatura dell’articolo 2 del testo unificato. Posto in votazione, con 25 favorevoli e 14 contrari è stato approvato il testo dell’articolo 5 ed il consigliere del Pd, Solinas, ha domandato lumi sul contenuto dell’aggiuntivo 262 (Cacciotto e più) ricevendo rassicurazioni dal relatore Paolo Zedda sull’opportunità del coinvolgimento delle istituzioni pubbliche e private nazionali e internazionali per quanto attiene valorizzazione, tutela e promozione del gallurese e del catalano per le connessione con Corsica e Catalogna. Il capogruppo Upc, Zanchetta, ha contestato le dichiarazioni di Paolo Zedda affermando che il gallurese non è sardo-corso ma una lingua antica della Sardegna. Al termine del breve confronto, l’Aula ha approvato l’emendamento 262 con 34 favorevoli e 8 contrari.

Aperta la discussione sull’articolo 6 (Programmazione regionale degli interventi) ed agli emendamenti ad esso presentati, dopo i previsti pareri di relatore e Giunta, il consigliere del Pd, Giuseppe Meloni è intervenuto per dichiarare voto contrario all’emendamento 235 e favorevole all’emendamento 300.

La proposta di modifica n. 235 (Tedde e più) è stata approvata con 27 favorevoli e 14 contrari ed al comma 1 dell’articolo 6 sostituisce le parole “delle varietà linguistiche alloglotte” con le seguenti “del catalano di Alghero e del sassarese, gallurese e tabarchino”. Decaduti gli emendamenti 301 e 335 l’Aula con 20 favorevoli e 15 contrari ha dato disco verde al testo dell’articolo e all’emendamento aggiuntivo 387 (Congiu e più) che però è stato dichiarato decaduto dopo il ritiro dell’emendamento a cui era collegato (n. 219, Deriu e più). (A.M.)

L’Aula è quindi passata all’esame dell’art.7 “Partecipazione pubblica”. Acquisiti i pareri del relatore e della Giunta, il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento n.132 che è stato respinto. Approvato invece l’emendamento n.263 (Cacciotto e più) che, al comma 2, sostituisce le parole “varietà linguistiche alloglotte” con “il catalano di Alghero e il sassarese, gallurese e tabarchino”. Via libera anche agli emendamenti n220 e n.264. Il primo, presentato dai consiglieri del Pd Roberto Deriu e Pietro Cocco, sostituisce il comma 4 dell’art.7 e prevede la pubblicazione e la diffusione degli atti della Conferenza annuale sulla lingua sarda e la loro trasmissione, per conoscenza, al Consiglio regionale. Il secondo (primo firmatario il consigliere del Pd Raimondo Cacciotto), sostituisce,  come in precedenza il 263, le parole “varietà linguistiche alloglotte” con “il catalano di Alghero e il sassarese, gallurese e tabarchino”. Il Consiglio ha quindi approvato il testo dell’articolo con 22 sì e 9 no.

Disco verde anche per l’articolo 8 “Relazione con le altre minoranze linguistiche” che ha ottenuto 23 voti a favore e 10 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi sospeso i lavori e convocato la Conferenza dei Capigruppo che ha deciso di interrompere la seduta e rinviare la discussione a martedì 26 giugno alle ore 16.00. (Psp)

 

Condividi: