CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURA

Nota stampa n.156

Data: 17/03/2016 ore 09:30

Discussione generale sulla Manovra 2016-2018
La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale dei provvedimenti che compongono la manovra finanziaria: il Documento n.15/A-Documento di economia e finanza regionale (Defr), il Dl n.297/S/A (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018-Legge di stabilità 2016 e relativi allegati, ed il Dl n.298/A (Bilancio di previsione per l’anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018).
Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha sollecitato una inversione di rotta «perché non è possibile che il Consiglio ieri abbia lavorato solo mezz’ora ed ora la seduta si sia aperta con ritardo; occorre un atteggiamento più consono alla dignità dell’Assemblea».
Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha ricordato a Desini che «il presidente ha invitato alla puntualità convocando la seduta alla 9.30 mentre la maggioranza non ha certo brillato per la sua presenza nonostante l’importanza dell’argomento; a questo punto iniziamo i lavori solo quando c’è la maggioranza».
Desini, ha aggiunto il consigliere Marco Tedde, sempre di Forza Italia, «farebbe bene a parlare con i suoi colleghi; noi abbiamo rinviato una conferenza stampa per iniziare puntualmente il dibattito sulla finanziaria, apprezziamo lo sforzo del presidente Ganau ma è evidente che il problema è tutto interno alla maggioranza».
Il presidente ha quindi dato la parola al primo intervento del dibattito, quello del consigliere Luigi Lotto, del Pd.
Ragionando della finanziaria, ha esordito Lotto, «parliamo di una legge che più di qualsiasi altra incide sul futuro della nostra Isola per cui dobbiamo mostrare il massimo della responsabilità, in una situazione difficile ed un quadro molto rigido dove, da una parte, c’è una popolazione che soffre per condizioni di vita molto peggiorate dalla crisi e, dall’altra, la Regione che deve riuscire con sempre meno risorse a mantenere un buon livello dei servizi per la comunità». Sotto questo profilo, ha precisato Lotto, «l’esempio della sanità è emblematico con un deficit preoccupante che vogliamo azzerare nei prossimi anni senza abbassare il livello dei servizi: io penso che con l’impegno della Giunta e del Consiglio ci possiamo riuscire, così come possiamo riuscire ad andare incontro alle classi più povere della nostra Regione». Ma l’altra scommessa che abbiamo di fronte, ha aggiunto il presidente della commissione Attività produttive, «è promuovere lo sviluppo economico dell’Isola puntando sulla crescita e l’aumento dei posti di lavoro, individuando nuovi comparti produttivi sui quali investire; sappiamo che non possiamo farlo pensando alla pubblica amministrazione ma lo stiamo facendo sia con investimenti a partire dal mutuo per le infrastrutture, sia accorciando i tempi di spesa dei fondi comunitari chiudendo la partita possibilmente prima del 2020». Raggiungere questo traguardo, ha precisato, «significa anche spendere meglio uscendo definitivamente da un sistema che concentrava l’utilizzo delle risorse nell’ultimo anno, allontanandosi dal raggiungimento degli obiettivi; noi vogliamo comunque invertire la tendenza senza aumentare le tasse evitando di avere lo stesso problema fra un anno ma dobbiamo fare altri passi decisivi, con la consapevolezza che la finanziaria è solo l’inizio del percorso».
Stefano Tunis, (Forza Italia), ha osservato che «il momento politico ci obbliga a discutere seriamente e certamente non aiuta la situazione di una maggioranza che trasferisce i suoi problemi sul sistema Regione, cosa per certi aspetti è comprensibile ferma restando la gravità del loro trasferimento forzato sulle istituzioni, in una Regione in cui la gran parte della ricchezza prodotta passa proprio per il sistema regionale». In realtà, ha sostenuto, «si stanno creando danni al tessuto economico regionale ed è sconcertante che ciò accada nel silenzio di alcuni azionisti occulti della maggioranza, come la Cgil che è letteralmente scomparsa mentre prima manifestava per qualunque cosa, mentre ora tace davanti alle aziende sarde che versano nella più grave crisi dal dopoguerra». Soffermandosi sull’interpretazione degli indicatori economici della Sardegna, Tunis ha affermato che «i 30.000 posti di lavoro in più  sbandierati dalla maggioranza non si vedono da nessuna parte e dimostrano purtroppo che non si vogliono aprire gli occhi, dipingendo un quadro in ripresa che contrasta con il dramma che vivono ogni giorno le imprese mentre in tutta Europa (non in Italia) appare il contrario». Parlando dei rapporti Stato Regione e della vertenza entrate, il consigliere di Forza Italia ha detto ancora che, «di fronte ad una Sardegna affamata che si deve preoccupare di risanare la spesa pubblica assistiamo alla devastazione sistematica della stessa spesa pubblica per effetto di misure che non hanno il respiro di un anno e drogano il mercato, come dimostra l’esaurimento della spinta del cosiddetto job act; dobbiamo dunque renderci conto che dobbiamo ripensare la nostra autonomia ed avviare serio confronto con lo Stato e l’auspicio è che questo sia ultimo documento di questa Giunta, perché devastazione della Regione è perfino peggiore di quanto si potesse immaginare».
Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha criticato con forza una finanziaria ed un bilancio «ingessati da una azione schizofrenica della maggioranza, purtroppo coerente con un disegno che massacra i sardi e confonde la realtà, facendo un passo avanti a tre indietro e negando ogni speranza ai Sardi». Lo dimostra, ha proseguito, “la stessa attività legislativa di questi due anni, durante i quali il Consiglio non ha mai votato una legge uguale a quella licenziata dalla commissione perché tutte le proposte della Giunta sono state sistematicamente stravolte, per non parlare delle pochissime leggi concretamente applicabili in materie importanti come, urbanistica, sanità, centrale unica di committenza, acqua ed enti locali». La politica, invece, deve essere secondo la Zedda «azione quotidiana per migliorare ciò che non va bene senza nascondere problemi e l’incapacità di raggiungere risultati e soprattutto ignorare quando accade ogni giorno; ieri la Cisl ha convocato sotto il palazzo del Consiglio la sua massima assise, ma non dobbiamo dimenticare le manifestazioni che si susseguono in viale Trento da parte di tanti cittadini, i disagi nei trasporti aerei, ferroviari e delle merci, il turismo che sopravvive solo lucrando sulle disgrazie altrui, l’agricoltura e l’artigianato colpevolmente trascurati, ed ancora il lavoro, la famiglia e le imprese, i programmi legati alle risorse comunitarie avvolti nelle nebbie». Affrontando poi il problema della vertenza entrare, il vice capogruppo di Forza Italia ha ricordato che lo stesso presidente della commissione Bilancio Sabatini «dice che occorre riscrivere l’accordo sulle entrate perché, numeri alla mano, Roma sottrae un miliardo l’anno alla Sardegna nonostante i rapporti idilliaci con il governo Renzi; le mancate entrate sono fondamentali e si sommano al peso dell’insularità». Avete detto che la crisi è finita ma non è vero, ha rimproverato Zedda alla maggioranza, «ed auspichiamo perciò l’apertura di canali di dialogo sulla fiscalità di sviluppo sulla quale però non ci sono novità, perché sono cresciuti i debiti, sui fondi comunitari sono già passati tre anni senza risultati apprezzabili, sono aumentate le tasse nonostante il ravvedimento tardivo ma legge è in vigore e potrebbero scattare nel 2017, c’è uno stallo preoccupante sulle zone franche doganali; manca insomma un disegno complessivo per lo sviluppo della Sardegna». (Af)
Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, ha detto di condividere le analisi fatte dai colleghi della minoranza sulla situazione di crisi profonda attraversata dalla Sardegna. «Non vedo un mercato del lavoro in ripresa – ha detto Tocco – non lo dice l’opposizione ma lo rileva anche la Cisl che ieri ha convocato i suoi vertici sotto il palazzo del Consiglio regionale per chiedere più attenzione verso le politiche attive per il lavoro».
A confermare le difficoltà che frenano l’economia ci sono, secondo Tocco, anche le rivendicazioni che arrivano dai territori. «Ricevo ogni giorno richieste di chiarimenti sull’avvio di cantieri comunali e richieste di aiuto da persone che hanno necessità di avere contatti con i servizi sociali – ha aggiunto il consigliere azzurro – il quadro che dipingete voi è diverso da quello che vediamo noi».
A giudizio di Tocco, ci sono poi settori che pagano più degli altri la crisi. Tra questi i trasporti, la sanità, l’artigianato. «La situazione dei cieli sardi è drammatica, i piccoli ospedali sono in difficoltà, l’artigianato è in ginocchio – ha affermato l’esponente della minoranza – a Cagliari e hinterland hanno chiuso nell’ultimo anno circa 1300 aziende artigiane. Questa sarebbe la ripresa economica?».
Tocco ha quindi concluso il suo intervento rivolgendo un appello a Giunta e maggioranza: «Dovete ascoltare le proposte dell’opposizione. Insieme si può fare ancora un pezzo di strada per dare risposte all’economia sarda».
Molto critico l’intervento di Marco Tedde (Forza Italia). «La Giunta continua a fare propaganda – ha detto il consigliere azzurro – in questa finanziaria c’è scarsa attenzione per imprese, famiglie, mondo del lavoro ed enti locali».
Tedde si è soffermato sulla riforma degli enti locali recentemente approvata dal Consiglio: «La maggioranza ha mostrato scarsa attenzione per il fenomeno dello spopolamento – ha rimarcato l’ex sindaco di Alghero – la crisi delle zone interne poteva essere affrontata con la riforma degli Enti Locali, così non è stato. La legge è stata costruita sulla colonna portante della città metropolitana e ha trascurato tutti gli altri temi rilevanti. Il Nord Sardegna, nonostante avesse più infrastrutture (porti e aeroporti), è stato ignorato. Si è costituita una rete metropolitana che non potrà fungere da calamita di risorse e non sarà accentratrice di sviluppo».
Duro anche il giudizio sull’atteggiamento ostile del Governo nei confronti della Sardegna. «Gli accantonamenti ingessano la spesa. Sono imposti da Renzi che non capisce quali sono gli handicap dell’insularità – ha sottolineato Tedde – questa situazione è destinata a peggiorare. La Legge di stabilità prevede, per le regioni a statuto speciale e le province autonome,  4 miliardi di euro di tagli per il 2017 e 5,4 miliardi per il 2018-2019. Bisogna battere i pugni sul tavolo del Governo e chiedere la riduzione degli accantonamenti anziché presentarsi con il cappello in mano».
L’esponente del centrodestra ha poi toccato il delicato tema della spesa sanitaria. «C’è chi parla di un aumento dei costi di 57 milioni di euro. Secondo il consigliere del Pd Roberto Deriu, l’aumento negli ultimi anni sarebbe addirittura di 250 milioni di euro.  Nonostante questo tappo per lo sviluppo, succede che i commissari straordinari delle Asl aumentino la spesa, inventino primariati, chiamino consulenti siciliani mentre la Giunta sta a guardare. Il sospetto è che si stia attuando la riforma del sistema ospedaliero prima che venga approvata dal Consiglio regionale».
Tedde ha poi ricordato l’aumento delle tasse per colmare il deficit della sanità, deciso dalla Giunta e poi ritirato. «Un dietrofront determinato dalle nostre pressioni perché era una legge contraria allo Statuto – ha detto Tedde – nonostante la marcia indietro il gesto rimarrà negli annali».
Negativo, infine, il giudizio sulla programmazione unitaria: «E’ stato un fallimento, avete prodotto linee di indirizzo inutili, non c’è stata una valutazione sulla ricaduta degli investimenti – ha concluso Tedde – non capite le esigenze di sardi, siete chiusi in un fortino accademico, la Sardegna ha bisogno di gente che risolva i problemi di famiglie e imprese».
Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù ha smentito le notizie su una presunta intesa sottoscritta da maggioranza e opposizione sulla finanziaria. «Non c’è nessuna intesa – ha chiarito Orrù – è difficile mettersi d’accordo su un provvedimento che fa tagli indiscriminati ai comuni e condanna la Sardegna all’arretratezza. Ci sì è dimenticati di imprese, agricoltura, artigiani e disoccupati. Mancano le politiche di sviluppo e le azioni per produrre ricchezza».
Orrù ha poi attaccato l’azione del Governo nazionale: «Renzi è venuto a fare promesse ma non le ha mantenute. Gli operai Alcoa sono sempre più disperati – ha detto il consigliere sardista – la Sardegna è stata abbandonata dallo Stato, l’Isola riceve ogni giorni calci sui denti dal Governo, chiudono scuole, Camere di Commercio, stazioni di polizia e si minaccia di cancellare la specialità».
Di fronte a queste situazione di difficoltà, secondo Orrù, la finanziaria non riesce a dare risposte: «Si sente dire che la coperta è corta, la verità è che non siete in grado di trovare le risorse – ha detto l’esponente dell’opposizione – ho sentito dire che si intravedono segnali di ripresa. Non è vero. E’ tutto fermo, le infrastrutture sono inesistenti, i trasporti in stato comatoso,  l’edilizia bloccata». Marcello Orrù ha quindi invitato la Giunta ad avere un atteggiamento più deciso nei confronti del Governo nazionale: «Bisogna battere sul principio di insularità – ha proseguito Orrù – serve un piano per le infrastrutture e i trasporti».
Nell’ultima parte del suo intervento, il consigliere dei Quattro Mori si è soffermato sulla crisi dell’artigianato: «La Giunta ha il dovere di dare risposte a un comparto che offre lavoro a 80mila sardi e ha sempre rappresentato un traino per l’economica – ha concluso Orrù – la finanziaria deve prevedere incentivi per le aziende artigiane. Urge una nuova legge di settore. Mi auguro che al termine di questa discussione si arrivi a cose concrete ». (Psp)
Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha ricordato che le nuove norme sulla contabilità armonizzata oltre al pareggio di bilancio pongono come obiettivo la riduzione della spesa. Ed è su quest’ultimo spetto che l’esponente della minoranza ha incentrato grande parte del suo intervento auspicandone una efficace revisione.
Locci ha parlato di “risorse allocate in maniera stanca e storica” e ha fatto riferimento a pressioni da parte di lobbies e sindacati per garantire stanziamenti a chi li ha sempre avuti, compromettendo così stanziamenti produttivi.
Locci ha quindi dichiarato che “il tema della spesa deve essere rimesso in discussione” ed ha sottolineato come spesa corrente e sanitaria, insieme con le risorse destinate alle società partecipate («che non si riesce a liquidare») certifichi la «sproporzione tra risorse pubbliche per mantenere in vita apparati e sistemi quelle impiegate per favorire produzione e sviluppo».
Ignazio Locci ha dunque auspicato maggiori attenzioni e l’introduzione di concreti sostegni “per quei lavoratori che sono stati espulsi dal sistema del lavoro”.
Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha posto l’accento sull’assenza di “una valutazione delle politiche poste in essere dalla Regione”. «Sul lavoro, ad esempio – ha dichiarato Cossa – si percorrono  vecchie strade senza che si misurino i risultati attesi sull’occupazione». A giudizio dell’esponente della minoranza il tema centrale resta “la revisione della spesa e la moralizzazione della spesa”.
Il consigliere dei Riformatori ha quindi parlato di “fondamento ideologico nella Manovra” in riferimento alla tendenza del centrosinistra nel pensare che i problemi si possano risolvere aumentando la spesa pubblica e con il contestuale incremento delle tasse”.  Cossa ha parlato di mancate scelte e di scelte sbagliate, citando ad esempio l’edilizia e gli enti locali.
Il consigliere dei Riformatori ha chiesto maggiori attenzioni per le compagnie barracellari, alle pro loco, alle scuole civiche di musica e alle  bande musicali ed ha concluso affermando che “mancano le scelte importanti sia nei rapporti con lo stato e con i cittadini”.
Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha preliminarmente invitato i suoi colleghi ad una più attenta lettura dei dati Istat e di quelli della Banca d’Italia ed ha rimarcato la congiuntura internazionale (economica e sociale) che condiziona anche le scelte e le azioni del governo regionale («viviamo una situazione generale molto difficile che il governo regionale sta affrontando con serietà e competenza»).
«A quanti dicono che siamo davanti solo a una timida ripresa – ha incalzato l’esponente della maggioranza – rispondo che è meglio un piccolo segno più piuttosto che una ripresa assente e ricordo che il bilancio della Regione non è di per se sufficiente per  creare sviluppo, crescita e lavoro, perché per favorire gli investimenti servono serve la fiducia degli investitori, anche stranieri».
Comandini ha quindi citato una serie di esempi che dimostrerebbero che in “Sardegna le cosa stanno cambiando” ed ha elencato una serie di multinazionali che si sono insediate nell’isola ed ha proseguito ricordato il rafforzamento di alcune aziende storiche («cito il caso della Saras che dimostra di voler continuare ad operare nell’Isola nonostante la Regione non sia mai stata tenera con la Saras») nonché le rinnovate volontà di investimento dichiarate dalla 3A di Arborea.
Nella parte finale del suo intervento, Piero Comandini, ha invitato l’opposizione a non limitarsi a “vedere solo le ombre” della manovra ma di guardare anche a ciò che di positivo si fa in Sardegna: «Sono risultati anche vostri ed insieme dobbiamo lavorare per fermare l’avanzata delle politiche populistiche e delle soluzioni demagogiche che propongono».
Comandini ha quindi auspicato un’accelerazione nelle riforme («prima di tutto sanità e riforma della Regione») e una prosecuzione della “efficace politica per favorire gli investimenti privati”.
Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha lamentato “una scarsa partecipazione in Aula” anche in riferimento alle presenze («solo la metà dei consiglieri partecipa ai lavori») ed ha parlato di “mistificazione dei dati” in riferimento ai numeri che la maggioranza “snocciola” per rappresentare una “ripresa che non si sa dove sia”. «Confindustria – ha aggiunto l’esponente della minoranza – dice che questi numeri confermano un trend negativo e uno scenario, in Sardegna, peggiore di quello nazionale». Tale giudizio – così ha affermato Crisponi – è comune per tutte le associazioni di categoria che per la realtà nuorese si spingono ad utilizzare termini drammatici («profondo rosso e bagno di sangue»). «Nel nuorese – ha aggiunto il consigliere dei Riformatori – tutti gli indicatori sono in peggioramento e i disoccupati, nel 2015, sono aumentati di oltre 1.500 unità, rispetto all’anno precedente» .Crisponi ha criticato la mancata riproposizione, nel 2015,  del bando “lunga estate” ed ha definito la versione 2016 “dozzinale e inadeguata alle esigenze del comparto ricettivo”. «Nonostante il grido d’allarme delle imprese – ha concluso – viene negata, con questa finanziaria avara, qualsiasi possibilità di combattere con i necessari strumenti economici la tendenza recessiva». (A.M.)
Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha sostenuto in apertura che «la ripresa economica è leggera ma c’è e per la prima volta dal 2011 Pil è positivo; proprio su questo scommette il governo nazionale chiedendo più flessibilità alla Ue e motivandola con le riforme realizzate e quelle in atto». Non molto diversa, a suo avviso, la scommessa cui è chiamata la Sardegna «dove ci sono 30.000 occupati in più ed è ancora poco e si sta cercando di sostenere la ripresa senza aumentare la tasse investendo su politiche attive, istruzione, ambiente e competitività, impiegando su questi obiettivi, fra l’altro, 1 miliardo di fondi europei». Evidentemente, ha riconosciuto il consigliere, «ci muoviamo ancora nei limiti delle entrate disponibili e delle spese obbligate in un sistema-Regione non efficiente e molto costoso, in una situazione complessiva che comunque è molto cambiata rispetto a due anni fa». Due anni fa, ha poi ricordato Demontis, «non c’erano norme di attuazione che abbiamo predisposto ed ancora attendiamo nella versione attuale e siamo passati da un sistema fondato sul patto di stabilità, perciò virtuale, ad un bilancio armonizzato, reale, che ha portato la Regione a liquidare nel 2015 maggiori fondi per 350 milioni in più sull’anno precedente». E’vero, ha concluso, «che gli accantonamenti che ci vengono imposti dallo Stato per 680 milioni sono troppi in rapporto alla nostra popolazione e il rapporto con lo Stato va rinegoziato ma, nello stesso tempo, è vero anche che la Sardegna deve concentrare i suoi sforzi su alcune grandi riforme strutturali peraltro già avviate: sanità, partecipate, modifica della macrostruttura ed introduzione di sistemi di valutazione delle politiche».
Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), dopo aver ricordato che «la finanziaria rappresenta il livello più alto del dibattito del Consiglio in cui emergono differenze programmatiche fra maggioranza ed opposizione» ha lamentato che, «nel nostro caso emerge invece solo la politica miope e strabica della maggioranza, perché la Giunta ha dimostrato di non conoscere le reali esigenze della comunità regionale». Affrontando il tema della vertenza entrate, Cherchi ha rimproverato al collega Demontis di aver dimenticato che «con la vertenza entrate condotta dalla Giunta Pigliaru è stato distrutto quanto fatto negli anni precedenti mentre, quanto alle grandi riforme, se pensiamo a quella degli enti locali salta agli occhi la vastissima protesta dei sindaci e se ci riferiamo alla sanità non c’è neppure una bozza depositata in commissione, ad eccezione dei commissariamenti decisi dall’Esecutivo». Riprendendo il problema delle entrate l’esponente della minoranza ha affermato che «è vero che sardi pagano troppo alto il debito pubblico nazionale ed è vero che la finanziaria porta al pareggio di bilancio ma dentro questo grande contenitore ci sono misure e scelte che non soddisfano nessuno, nemmeno la stessa maggioranza». Cherchi ha infine criticato le politiche della Giunta in materia di agricoltura, citando la vicenda degli aiuti ai produttori pagati a marzo, e solo in parte, mentre prima  venivano pagati ad ottobre. Ennesimo esempio, ha detto, «della totale assenza di politiche efficaci e della volontà di limitarsi solo a criticare quanto fatto negli anni precedenti; abbastanza per rimuovere l’assessore» .
Secondo Paolo Truzzu (Misto-Fdi) il Consiglio, con soli tre interventi della maggioranza, «ha perso un’altra grande occasione di confronto che è sempre utile, pur in presenza di visioni diverse e di letture differenti della realtà; c’è stata invece una fuga dalla politica e dalle principali questioni che riguardano il futuro della Sardegna, c’è anche all’interno della maggioranza un clima di rassegnazione con lo sguardo rivolto a quanto succede altrove». Il collega Sabatini, ha ricordato Truzzu, «ha detto che questa manovra prosegue quella precedente, quindi è evidente che non ci sono novità, si ripete stancamente il solito rito, manca totalmente ogni innovazione e ci si limita alle spese obbligate, in altre parole una finanziaria ragionieristica che forse non avrebbe più ragione d’essere e potrebbe essere sostituita da singole delibere sui fondi europei, che sono la voce principale delle entrate». Tutto questo, ha aggiunto Truzzu, «è mancato esercizio di responsabilità politica da parte di una maggioranza che ha scelto di non decidere delegando le grandi decisioni ad altri e, da questo punto di vista, la stessa situazione della vertenza entrate è di logica follia; da una parte la Regione si deve indebitare per 700 milioni per fare le infrastrutture (che deve fare lo Stato) e dall’altra versa allo Stato 680 milioni per gli accantonamenti erariali, bisogna quindi iniziare a dire che gli accordi vanno ridiscussi e che la leale collaborazione istituzionale non ha funzionato, bisognava anche coinvolgere tutto il popolo in una grande battaglia per i diritti della Sardegna, contro uno Stato che spalma i crediti ma esige debiti». Quanto alla situazione interna della Regione, l’esponente dell’opposizione ha sottolineato che le grandi riforme annunciate sono tutte al palo: «non c’è revisione della spesa e non c’è riforma delle partecipate ma si assiste, anzi, a nuove proposte di nuove società in house, emerge insomma uno scenario in cui Giunta e maggioranza, che hanno perduto ogni stima reciproca, si sono adagiate sulla routine quotidiana, al punto che si può affermare che, se pure avessimo più soldi non saremmo in grado di spenderli bene».
Il consigliere Peppino Pinna  dell’Udc ha lamentato che la finanziaria si limita a registrare una situazione negativa per la Sardegna in cui non si registra nessun cambiamento. Anzi, ha osservato, «sono aumentate le diseguaglianze fra territori e fra categorie sociali ed è cresciuto il dramma delle povertà estreme, il mondo del lavoro è abbandonato e la spesa sanitaria resta fuori controllo, mentre il processo di accentramento del potere attorno alla città di Cagliari impoverisce il resto della Sardegna». Speriamo, si è augurato Pinna, «che la discussione porti nuovi equilibri e nuove risorse da investire in settori che possono dare vero sviluppo come artigianato, commercio e trasporti, in quadro di cambiamento che non può prescindere dalla riapertura della vertenza con lo Stato».
Il consigliere Mario Floris (Misto) ha ricordato che «siamo alla terza manovra senza una strategia complessiva su entrate e sviluppo, dimenticando che non ci può essere autonomia politica senza autonomia finanziaria e che la Sardegna deve rivendicare i diritti previsti in base allo Statuto». Nella storia dell’autonomia, ha aggiunto, «si sono fatti alcuni passi in questa direzione, ma solo perchè gli uomini politici di allora di tutti i partiti anteponevano le loro appartenenze politiche all’essere sardi, mentre ora non si vuole disturbare il manovratore, consentendo allo Stato di non darci quanto ci spetta». Invece gli errori li dobbiamo correggere, ha protestato Floris: «abbiamo bisogno di nuovo Piano di rinascita e lo Stato deve venire in Sardegna mentre questo è il primo governo che non lo ha fatto, occorre mobilitarsi e combattere, restando essere uniti e credendo in una specialità che non è privilegio ma il riconoscimento della nostra identità più profonda». La Regione ha poi il dovere di difendere, ha concluso, «i piccoli comuni dove il senso di appartenenza è più vissuto anche solo per ragioni di sopravvivenza; partire da quelle comunità che custodiscono i valori più alti dei Sardi, dove nasce la vera volontà di cambiamento, significa creare le condizioni per frenare subito la crisi e l’emigrazione, parlando al cuore dei Sardi per dare speranza, con una nuova politica ed una nuova Regione, con un nuovo patto sociale fondato su un comune sentire, altro che uomo solo al comando». (Af)
Secondo il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, dal documento di economia e finanza regionale 2016 emerge con chiarezza la grave situazione finanziaria della Sardegna. «C’è un arretramento dell’Isola rispetto alle altre regioni meridionali – ha esordito Oppi –  per le quali, infatti, si prevede un aumento del PIL per il 2016 dello 0,6% superiore anche se di poco allo 0,5% della Sardegna».
L’esponente della minoranza ha quindi snocciolato una serie di dati Istat che fotografano la crisi dell’Isola. «L’indice della povertà della Sardegna è pari al 24,8% a fronte del dato nazionale del 12,6% ed inoltre siamo la regione italiana con il più alto livello di abbandono scolastico (27,5%), a fronte del 17% nazionale – ha detto Oppi – il 28% dei giovani tra i 15 e i 19 anni non riesce ad entrare nel mondo del lavoro e della formazione professionale e solo il 17% degli iscritti all’università riesce a laurearsi nei tempi previsti dai piani di studio. Cresce, infine, la disoccupazione di lunga durata».
Oppi si è poi soffermato sulle attività produttive. «L’innovazione nelle imprese sarde è pari al 17,8%, molto lontano dal 31,5% a livello nazionale. Il settore manifatturiero è tornato indietro di 60 anni perdendo gran parte degli occupati. La Sardegna non sembra in grado di recuperare il terreno perso, i giovani sono costretti ad emigrare».
Di fronte a questa situazione drammatica, secondo il consigliere dell’Udc, ci si sarebbe aspettati risposte adeguate. Invece «il documento di economia e finanza è un libro dei sogni, propone strategie che si traducono in prospettive, anche interessanti, che, però, per la loro realizzazione richiederebbero non solo una decisiva svolta nella politica di gestione della Regione ma anche una decuplicazione delle risorse». Per raggiungere gli obiettivi indicati nel Defr (dighe, infrastrutture stradali,  rete ferroviaria, gas), ha spiegato Oppi, servirebbero adeguate risposte regionali, statali ed europee.  
Debole, a giudizio del rappresentante della minoranza, anche la parte dedicata ai trasporti marittimi ed aerei: «I tempi di percorrenza delle tratte navali sono uguali, se non inferiori a cinquant’anni fa –ha sottolineato Oppi – nessuna indicazione viene fornita sul come affrontare il problema del monopolio esistente e della prospettiva di rendere più competitivi i costi dei biglietti». Stesso discorso per il turismo dove non si è riusciti a scongiurare la fuga delle compagnie low cost che garantivano l’arrivo di migliaia di turisti».
Nell’ultima parte del suo intervento. Oppi si è soffermato sulla situazione della sanità sarda. «Per il 2015 il budget è di 3,6 miliardi, il più alto degli ultimi anni – ha affermato Pppi – si dovevano ridurre i costi ed elevare la qualità dei servizi, così non è stato. I costi non si sono ridotti e la situazione è peggiorata. Non si possono tagliare finanziamenti già assegnati come accaduto per il Brotzu e il Microcitemico». Oppi, infine, ha segnalato il caso paradossale della spesa farmaceutica. «Nelle strutture convenzionate si è avuto un risparmio di 3 milioni di euro, mentre nel settore ospedaliero si sono spesi 5,9 milioni di euro con un incremento di due milioni di euro. E necessario procedere a opportune verifiche e – ha concluso Oppi – contrattare i prezzi direttamente con le industrie farmaceutiche. Il Cipe inoltre deve riconoscere l’alto tasso di incidenza di alcune malattie in Sardegna rispetto ad altre regioni italiane».(Psp)
Al termine della seduta il presidente Ganau ha aggiornato i lavori per questo pomeriggio alle 16 per gli interventi dei capigruppo ed ha dichiarato che entro questa sera si procederà alla votazione per il passaggio agli articoli ed ha quindi invitato i proponenti a procedere con la presentazione degli emendamenti come stabilito dal regolamento interno del Consiglio regionale.

 

 

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