Data: 15/03/2016
Seduta congiunta Consiglio regionale – Consiglio delle Autonomie locali, ex art. 10 della legge regionale n. 1/2005, sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna.
Cagliari 15 marzo 2016 – Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha aperto i lavori della seduta congiunta con il Consiglio delle Autonomie Locali, così come stabilito per la riunione annuale obbligatoria nella legge istituiva del Cal. Quindi, la segretaria dell’Aula, la consigliera Daniela Forma (Pd), ha dato lettura del processo verbale della seduta dello scorso anno (18 febbraio 2015) che è stato approvato dall’assemblea, senza alcun intervento contrario.
Il presidente del Consiglio ha dunque proceduto con il suo intervento, ribadendo l’esigenza di “un confronto vero” sui principali temi di intervento della Regione e sulle tante criticità dell’isola.
Ganau ha inoltre evidenziato l’avvio della discussione consiliare sulla legge finanziaria («ci accingiamo a definire una manovra di grande difficoltà») e non ha nascosto il perdurare delle criticità e delle difficoltà per affermare che serve “individuare le priorità ed eliminare ogni possibile spreco”. «In questo quadro di gravissima crisi economica e sociale – ha proseguito – è purtroppo evidente che proprio i Sindaci sono le figure più esposte perché in prima linea ad affrontare con mezzi, sempre meno adeguati le difficoltà». «Lo ribadisco – ha incalzato il presidente – i Sindaci non possono essere lasciati soli ad affrontare le difficoltà, a garantire la legalità e l'imparziale amministrazione». Ganau ha quindi rinnovato la solidarietà dal primo cittadino di Desulo, vittima di un recente atto intimidatorio. Ed a questo proposito, il presidente ha invitato i presenti a prendere in considerazione la predisposizione di un ordine del giorno per ribadire le richieste degli Enti Locali sul fronte della sicurezza, dinanzi a un progressivo impoverimento della presenza dei presidi delle forze dell’ordine.
Un altro argomento affrontato dal presidente del Consiglio è stato quello delle riforme («ad incominciare dalla riforma della Regione») ed in particolare quella degli Enti Locali («è lontana dall'essere attuata e dall'aver raggiunto quell'equilibrio necessario») e della sanità («è una priorità assoluta per trasformare un sistema economicamente insostenibile e con una qualità non soddisfacente in un sistema sostenibile e di qualità»).
Il presidente dell’assemblea ha quindi auspicato politiche del lavoro più efficaci e « riflessione sulla ripartizione del Fondo Unico erogato dalla Regione che così come ripartito genera delle evidenti diseguaglianze in particolare nella disponibilità di risorse per la spesa sociale penalizzando le situazioni dove c'è maggiore necessità».
Nella parte finale del suo intervento, Gianfranco Ganau, ha ribadito le ragioni della specialità sarda («non è al sicuro, come qualcuno vuole far credere») e ha invitato tutti a difendere l’Autonomia sarda, facendo riferimento anche alla recente promozione del referendum contro le trivelle in mare.
Non è mancato il riferimento alla collaborazione con la Corsica ed a questo proposito ha ribadito la volontà di procedere nel verso della macroregione europea. Il presidente ha quindi concluso con l’impegno per una nuova legge elettorale-statutaria («serve superare le ambiguità interpretative di quella attuale, ma sopratutto di dare risposte alle esigenze di rappresentatività di genere e territoriali» e per un aggiornamento della norma che istituisce il Cal («credo che sia opportuno rinforzare il sistema dei pareri del CAL con forme che, in caso,di parere negativo, riportino ad un supplemento di confronto sui temi in discussione»).
Ha quindi preso la parola il presidente del Cal, Giuseppe Casti, che in apertura del suo intervento ha ricordato le difficoltà economiche della Sardegna ed ha affermato che «mentre alcune Regioni d'Italia hanno iniziato, dopo anni di stagnazione, una lenta ripresa economica, la nostra Sardegna, soprattutto in alcune zone e in alcuni settori, vive ancora situazioni di grave e importante difficoltà economica e sociale».
Per testimoniare le conseguenze di tale crisi nel sistema sociale, Casti ha citato i dati dell’Inps («nel 2014 sono stati erogati 282 milioni di euro per la disoccupazione dei lavoratori, 57 milioni per la mobilità, con un impennata del 209% rispetto all'anno precedente, nonché 28 milioni per pagare la cassa integrazione») per certificare la drammaticità della situazione.
Il presidente del Cal ha quindi ricordato “la prima linea dei Comuni” invitando tutti a “non lasciare soli gli amministratori locali” ed ha dichiarato che “i tagli degli ultimi anni hanno colpito soprattutto i cittadini”.
Casti ha però riconosciuto un cambiamento in Regione rispetto al passato ed ha fatto riferimento alle riforme con particolare riferimento a quella che ha interessato gli Enti Locali («certo si tratta di un cammino in cui devono essere ancora definiti parecchi aspetti e, soprattutto, sciolti dei nodi che diventano cruciali per la crescita della nostra regione») e alla riforma sanitaria («c’è un fatto che deve essere chiaro: da una parte c'è l'esigenza di affrontare e cercare di risolvere la cosiddetta voragine dei conti della sanità, dall'altra però devono essere garantiti i servizi sanitari adeguati a tutti i cittadini»).
Casti ha definito “un dato positivo la conferma degli stanziamenti del Fondo unico” ed ha auspicato un incremento degli stanziamenti per le politiche sociali e per il contrasto delle povertà.
Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato le “straordinarie difficoltà” delle amministrazioni locali e della sardegna ed ha affermato che con la riforma degli Enti locali si è “sancito il principio della perequazione” («faremo di tutto perché i comuni che stavano peggio siano equiparati ai comuni che stanno meno peggio»). (A.M.)
Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha criticato in apertura la riforma degli enti locali «che apre molti più problemi di quelli che risolve, non razionalizza, non semplifica, non modernizza, contiene i germi di quanto avevamo promesso di smantellare; ha fatto bene il presidente del Consiglio a ricordare gli attentati contro gli amministratori, perché non dobbiamo sottovalutare quanto accade anche se non è solo un problema di ordine pubblico ma il frutto di un mix di fattori che comprende il fatto che le istituzioni stanno arretrando e gli amministratori vengono delegittimati». Poi, ha osservato, «c’è il problema delle risorse ed ha ragione il presidente del Cal a richiamarci sul rischio intaccare le risorse disponibili; abbiamo una commissione d’inchiesta sulla sanità e la spesa è cresciuta in questi due anni, spero quindi che commissione vada alla radice dei processi di spesa per far capire come mai a questo corrisponda un peggioramento della qualità dei servizi offerti, come mai prosegua la riduzione dei fondi per gli enti locali che si assumono anche responsabilità anche non loro, ad esempio pagando i costi delle caserme, mentre spetterebbe allo Stato». Dobbiamo perciò interrogarci su come spendiamo i soldi, ha concluso Cossa, «affrontando una volta per tutte un problema che non è di questa o quella maggioranza ma un sistema che dobbiamo aggredire».
Il Sindaco di Sassari Nicola Sanna ha affermato che «la riforma è una sfida per tutti i livelli istituzionali e dobbiamo fare in modo di respingere la divisione fra territori forti e deboli, perché ruoli devono essere ben inquadrati in un sistema e la solidarietà è un imperativo che non può essere trascurato, contrastando il clima di neo-centralismo che serpeggia nel Paese». Anche la riforma costituzionale, ha aggiunto, «non significa riduzione della rappresentanza ma esaltazione della funzione di delle autonomie, con particolare riferimento alla presenza dei sindaci nel nuovo senato pur con grande impegno e un sacrificio full-time». Il superamento della crisi, ha sostenuto ancora Sanna, «passa attraverso un quadro strategico programmatico condiviso con segni tangibili di buona amministrazione, perché la crisi colpisce in uguale misura sia la Regione che i Comuni i quali però, in particolare, non sanno come chiudere i loro bilanci perché hanno profonda incertezza sulle risorse disponibili, in uno scenario generale che vede la contribuzione enti locali tra le più alte della pubblica amministrazione». Il Consiglio regionale, ha auspicato, «deve recepire queste istanze, sarebbe davvero grave intaccare le risorse del fondo unico, anche tenuto conto che la riforma comporta maggiore spesa organizzativa pur assicurando maggiore efficienza e capacità; il fondo non va toccato perché significherebbe tagliare mense, trasporti, cantieri, scuole, cultura».
Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato che, nella relazione della Giunta sulla riforma degli enti locali, c’è scritto che «si tratta di un elemento propulsivo di in grado di dare vita ad una pubblica amministrazione dinamica e vicina ai cittadini nei territori». Su questi tempi, ha detto ancora, «si è sviluppato un confronto tardivo ma comunque ampio e serrato perché si prevedevano alcuni punti oscuri sulla rappresentanza che si è articolata diversamente fra territori e la Sardegna centrale ne è un esempio, un contenitore al momento vuoto, che manifesta la discrasia fra città metropolitana e rete urbana». La Sardegna invece, secondo Carta, «va considerata come unica città perché le distanze interne sono anomale rispetto ad altre parti d’Italia dove sono considerate, da noi sono invece distanze che si cerca di coprire per avvicinarsi al potere, andando a Cagliari da ogni parte dell’Isola». Questo processo, ad avviso del consigliere sardista, «esprime la cultura espropriativa di una classe dirigente che non mai considerato la Sardegna un unicum, ma si è limitata a gestire piani di rinascita ed investimenti spot, mentre lo spopolamento prosegue, l’industria fallisce, turismo ed artigianato non decollano». La riforma, in sintesi, «è l’ennesima occasione perduta, l’ennesima affermazione del Cagliari-centrismo, l’ennesima dimostrazione che i territori abbandonati tali resteranno; si abbia dunque il coraggio di spostare il Consiglio regionale a Nuoro e la Giunta ad Oristano senza chiedere il permesso a nessuno, mostrando attenzione anche per la Sardegna centrale che deve vivere e non sopravvivere».
Il capogruppo dell’Udc Gian Luigi Rubiu ha criticato in modo radicale la riforma degli enti locali che «ha cambiato forzatamente il ruolo dei Comuni, dove cambieranno profondamente programmazione e servizi, trascurando che invece si tratta di una parte integrante del tessuto autonomistico e della stessa società». Al contrario, ha continuato Rubiu, «la capacità amministrativa dei comuni viene messa in discussione e sarà un altro anno difficile per gli amministratori che resteranno esposti di fronte ad un ulteriore aumento di povertà e del peggioramento dei servizi». Da una parte, insomma, a giudizio di Rubiu, «la società sarda con i sindaci che fanno volontariato, dall’altra i cittadini che lamentano disagi e disservizi, in un quadro di grande difficoltà di programmazione che causa il blocco di governo dei territori ed obbliga tutti all’associazionismo con l’unico vertice a Cagliari, una delle aree più popolose della Sardegna». Ad essere penalizzati, ha detto in conclusione il capogruppo dell’Udc, «saranno i cittadini delle aree interne e molti saranno costretti a nuove migrazioni interne, per cercare una qualche risposta a fronte di un accentramento che, attorno a Cagliari, concentrerà le figure di sindaco, vertice di città metropolitana e perfino senatore». E’evidente, ha concluso, «che l’incremento del fondo unico resta l’unica via per la sopravvivenza dei piccoli centri che non potrebbero attuare proprie politiche di bilancio».
Emilio Usula, a nome di Soberania-Indipendentzia, ha riconosciuto che «le difficoltà sindaci sono reali e le prospettive non sono rosee per i territori, anzi da essi arriva un appello a fare di più e questa risposta la possiamo trovare, con una maggiore condivisione delle leggi, dando segnali concreti di contrasto allo spopolamento delle zone rurali interne e depresse, che vanno contrastati con forza perché non sono ineluttabili ed il trend si può cambiare». Soffermandosi in particolare sulla situazione del Nuorese, «dove la disoccupazione è pericolosissima e grandi e piccole imprese chiudono, comprese quelle agricole ed artigianali», Usula ha messo in luce che «i territori perdono ruolo culturale e beni preziosi e dobbiamo fare di tutto perché nessuna comunità resti indietro respingendo l’idea di una Sardegna a due velocità o colpita da strabismo nell’assegnazione delle risorse, mentre invece serve più attenzione alle zone interne come Nuoro o il Nuorese, dove non ci sono collegamenti e le stesse infrastrutture tecnologiche sono è approssimative ed è impossibile fare impresa». Compito del legislatore, in definitiva, è secondo Usula è quello di «intervenire per creare le migliori condizioni e dare a tutti nuove opportunità, a cominciare dalla sanità dove, al di là dei numeri, è indispensabile mantenere una offerta di prossimità uguale per tutti i cittadini, a garanzia di un unico diritto alla salute». (Af)
Ha quindi preso la parola il sindaco di Nuoro Andrea Soddu che ha incentrato il suo intervento su alcuni dati statistici che fotografano la situazione di difficoltà delle zone interne: «Nel 2002 la Provincia di Nuoro contava 164mila abitanti, nel 2015 la popolazione si è ridotta a 158 mila – ha detto Soddu – stesso discorso per la rappresentanza studentesca che arrivava nel 2002 a 1500 unità. Dopo 13 anni gli studenti sono circa 1000. Ultimo dato, ma non meno importante, riguarda l’età media degli abitanti del nuorese: nel 2002 era di 40,1 anni, nel 2015 è salita a 44,8. Di fronte a questi dati deve essere pensato collegialmente un sistema di sviluppo che curi il male. Non vogliamo rassegnarci a un destino che sembra ineluttabile».
Il sindaco di Nuoro ha poi invitato il Consiglio a mettere in campo un progetto complessivo di sviluppo che deve essere anche di architettura istituzionale. «Questo progetto non può passare però attraverso lo svilimento della rappresentanza politica – ha sottolineato Soddu – con la riforma degli Enti Locali si è applicato il vecchio adagio latino “divide et impera”. Le Unioni non uniscono i territori ma li dividono. Non consentono di avere una rappresentanza unitaria. Se non c’è una rappresentanza politica di un territorio a quel territorio non arriverà mai lo sviluppo».
Nell’ultima parte del suo intervento, Soddu si è soffermato sul Fondo unico degli Enti locali: «Ridurlo significherebbe diminuire i servizi alla collettività ed esporre gli amministratori a gesti ignobili, ad attentati che gambizzano la democrazia». Infine un appello alla politica:«Dobbiamo assolutamente pensare a un progetto inclusivo per tutte le zone dell’Isola – ha concluso Soddu – tutte devono stare sullo stesso piano per ripartire altrimenti la Sardegna è destinata ad affondare. Io non voglio assistere al suo funerale».
Il capogruppo del Cristiano Popolari Socialisti, Pierfranco Zanchetta, dopo aver espresso vicinanza e solidarietà ai centri minori “sentinelle e presidi di democrazia”, ha sollecitato un’azione comune a sostegno delle realtà marginali della Sardegna: «Ad esse si deve pensare quando si discute di riforma degli Enti locali, di riforma della sanità, di principio di perequazione – ha detto Zanchetta – l’azione di legislatori deve trasformarsi in azione di governo con norme che garantiscano a tutti parità di accesso e consentano alle piccole realtà di non sentirsi emarginate e divise. Lo spopolamento è problema che riguarda tutti, a partire da Cagliari che ha un trend di crescita in decremento. Il calo della popolazione è un fattore destabilizzante dell’armonia regionale».
Il sindaco di Bortigiadas Emiliano Deiana ha sottolineato, in apertura del suo intervento, la necessità di dare un contributo costruttivo alla discussione. «La seduta congiunta Consiglio-Cal serve a fare il punto della situazione – ha rimarcato Deiana- ci sono aspetti positivi e negativi che vanno approfonditi».
Tra i primi, Deiana ha citato la programmazione territoriale («i sindaci hanno la responsabilità di attivarla, finora sono stati pochi quelli che lo hanno fatto»); la banda ultralarga («è una notizia importantissima che favorirà lo sviluppo delle aree rurali»); l’accordo con la Corsica su trasporti, energia, lotta allo spopolamento, cooperazione transfrontaliera.
Diverso invece il giudizio sulla riforma degli Enti locali: «Ci sono aspetti positivi come il superamento delle province e l’individuazione degli ambiti territoriali strategici che potrebbe rivelarsi rivoluzionaria – ha detto Deiana – la delega delle funzioni comunali all’Unione dei comuni significa invece la morte dell’autonomia comunale».
Il sindaco di Bortigiadas si è poi detto contrario alla riduzione del Fondo Unico: «La dotazione deve essere confermata – ha ribadito Deiana – sono contrario anche a una modifica dei criteri di ripartizione. I comuni con meno di 1000 abitanti sono quelli che subiscono maggiormente i tagli governativi. Rivedere i criteri significherebbe la morte di 118 comuni sardi con popolazione inferiore ai 1000 abitanti».
Dubbi anche sul bilancio armonizzato («non supera il patto di stabilità ma lo sublima favorendo i comuni indebitati che non hanno riscosso. E’ un segnale sbagliato da parte del governo») e sulla riforma della sanità («giusto tagliare sprechi e inefficienze ma il diritto alla salute deve essere garantito a tutti. Tra Sassari e la Gallura si rischia di fare il deserto»).
Emiliano Deiana ha poi invitato il Consiglio a trovare una soluzione per i lavoratori delle Zir, da mesi senza stipendio, e ad individuare risorse per dare un sostegno ai privati colpiti dalle alluvioni. «La manovra finanziaria – ha aggiunto Deiana – deve tenere conto delle emergenze sociali. Il sostegno per i cantieri verdi è una risposta positiva».
Un monito infine sulla situazione di tensione che si vive in molti comuni della Sardegna. «Non basta esprimere solidarietà quando sparano a un sindaco – ha concluso Deiana – non è un problema di ordine pubblico ma un problema democratico. Sparare a un sindaco sta diventando uno status symbol. E’ solo questione di tempo: prima o poi piangeremo un sindaco morto. L’assenza di servizi è drammatica».
Gianfranco Congiu, a nome del gruppo Sovranità, Democrazia e Lavoro, ha sollecitato un confronto costruttivo che consenta di dare piena attuazione alla riforma degli Enti Locali. «Siamo tutti chiamati ad impadronirci di uno strumento e non ad arroccarci sulle proprie posizioni – ha detto Congiu – la legge deve essere utile per le zone interne e per gli ambiti territoriali sui quali si è fatta la battaglia perequativa.
Ci sono gli strumenti per mettere in atto politiche di ausilio. Vengo dalla provincia di Nuoro, da una delle zone più marginali dove è finita l’industria e regnano gli ammortizzatori sociali. La riforma è una legge delle opportunità. I territori sono chiamati a scegliere nuovi modelli aggregativi».
Congiu, infine, ha rivolto un invito al Consiglio delle Autonomie Locali affinché si impadronisca dello strumento legislativo e accompagni i territori nell’attuazione della legge.
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha difeso la riforma degli Enti Locali e invocato un rapporto più stretto tra le istituzioni. «La riforma doveva tenere conto delle novità introdotte a livello nazionale e della situazione di oggettiva difficoltà del sistema degli enti locali – ha esordito Cocco – ha preso atto della scomparsa delle province cercando di esaltare il rapporto diretto tra comuni e Regione. E’ un bene o un male? Non si poteva continuare così, la sfida non poteva essere la stessa degli anni scorsi. I piccoli comuni affrontano difficoltà quotidiane per l’esiguità delle risorse e perché devono garantire livelli dei servizi uguali a quello delle aree più popolate. I dati Istat forniti dal sindaco di Nuoro ci obbligano ad intervenire, non si può stare fermi. Si interverrà anche con la riforma della rete sanitaria, serve una razionalizzazione della spesa arrivata a 3,5 miliardi di euro. E’ incredibile sentire solo lamentele, ognuno ha il dovere di dare il proprio contributo per cercare migliorare la situazione».
Molto critico l’intervento del capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. «Ascoltati gli interventi, credo che occorra rivedere il ruolo del Cal che non può essere solo appendice di una maggioranza, fa specie non aver sentito una critica, sembra che tutto vada bene ma così non è».
Pittalis ha contestato aspramente la riforma degli Enti locali: «Abbiamo combattuto per anni il centralismo dello Stato oggi si restaura il centralismo regionale. Non si è pensato a una riqualificazione della Sardegna tenendo conto di una peculiarità sarda. Anziché valorizzare il ruolo degli enti locali sì è seguita una logica accentratrice».
L’esponente della minoranza ha infine paventato il rischio che i costi della riforma vadano a gravare sulle casse dei comuni. «La nostra battaglia sarà rivedere la riforma degli enti locali che crea più danni che benefici – ha concluso Pittalis – non si fa a costo zero ma i costi graveranno sul Fondo Unico a cui sono stati già sottratti 8 milioni di euro con alcuni emendamenti per assicurare prebende». (Psp)
Il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, ha invitato l’assemblea a ragionare sui numeri e sui dati concreti e ad abbandonare i toni della discussione che rappresentano “un pezzo di Sardegna contro un altro”. «Questo elemento – ha spiegato Zedda – ha giocato nel passato un ruolo pesante e dannoso nelle dinamiche del sottosviluppo ed affermo che la desertificazione in politica come in economia alla fine non escluderà nessuno, quindi anche per Cagliari è indispensabile che ci sia uno sviluppo omogeneo, senza la mortificazione del resto dell’isola». Il primo cittadino del Capo di Sotto ha insistito molto sul ruolo della “città in funzione dello sviluppo dei territori” ed ha citato una serie di dati e esempi che testimonierebbero una serie di azioni poste in essere dal Comune di Cagliari a vantaggio sia dei suoi cittadini che dei territori limitrofi. «La parcellizzazione e l’egoismo – ha concluso Massimo Zedda – non ha mai aiutato e se non c’è benessere in Sardegna non ce ne sarà neppure a Cagliari».
L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, è intervenuto in qualità di vice presidente della Giunta ed in sostituzione del presidente Pigliaru, impegnato all’estero. L’assessore ha compiuto un’elencazione dei temi affrontati nel corso della seduta congiunta («non è stata una riunione rituale») ed a proposito della finanziaria ha affermato: «Circolano troppe voci, domani conosceremo gli emendamenti della maggioranza e sono sicuro che ci sarà un aumento delle risorse per i servizi ai cittadini perché è forte l’esigenza di intervenire sui loro bisogni». Il vice presidente della Regione ha quindi insistito sul concetto di comunità regionale ed ha così concluso il suo intervento: «Le risorse sono scarse e quindi bisogna fare delle scelte e nei prossimi giorni sono certo riusciremo a fare le scelte migliori». (A.M.)
L’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha dichiarato in apertura che, in questa fase, «il sistema è chiamato a scelte precise fissate dalla legge per arrestare il processo di necrosi amministrativa che stava portando i comuni al blocco delle funzioni fondamentali». In termini di risorse, ha osservato citando dati del Ministero dell’Interno, «la Regione sarda assegna ai comuni dieci volte di più rispetto alla media nazionale, quattro volte di più rispetto alla Toscana, il doppio della Sicilia». Quanto alla gestione associata dei servizi, ha poi ricordato, «fu stabilita a suo tempo dal governo Berlusconi con la cosiddetta riforma Tremonti, che fra l’altro prevedeva la fusione obbligatoria o, in alternativa, la chiusura coatta di Comuni al di sotto dei mille abitanti, mentre noi abbiamo senz’altro una legge più elastica e rispettosa dell’autonomia, che delinea processi di cooperazione coerenti con la storia e la stessa geografia dei territori, che offre strumenti per dare nuove risposte alle comunità». In altra parole, ha proseguito Erriu, «stiamo passando da un modello volontaristico ad un processo che porta ad associazioni obbligatorie nel quadro del superamento di province, con ambiti territoriali strategici che, come ha ricordato sindaco Nuoro, hanno l’obiettivo di assicurare perequazione fra territori, cittadinanza e pari opportunità; anche su questo la legge traccia un percorso che sarà attuato nel rispetto della volontà dei territori». Siamo forse all’apice della crisi politico-istituzionale, ha detto ancora l’assessore degli Enti locali, «ed è chiaro che autonomia vuol dire responsabilità per tutti: la Regione ha fatto la sua parte ed ora le autonomie devono fare la loro». Del resto, ha ricordato, «anche in Corsica esiste l’obbligo di gestione associata e quella Regione è passata da due dipartimenti ad un solo livello istituzionale; anche noi dobbiamo operare con responsabilità e serietà come stanno facendo molti territori della Sardegna». Riferendosi all’imminenza delle elezioni amministrative, Erriu non ha nascosto preoccupazioni e difficoltà ricordando che, nella precedente tornata elettorale, «in un terzo dei comuni sardi è stata presentata solo una lista, un segnale negativo per la vita democratica». Compito della Regione, ha sostenuto, «è affiancare, incentivare, guidare e sostenere economicamente i comuni in questo difficile percorso, soprattutto i più piccoli, però tutti ci dobbiamo credere, per puntare nella stessa direzione senza guardare lo specchietto retrovisore». Riferendosi in conclusione agli stanziamenti del fondo unico, l’assessore ha evidenziato che «in un quadro di risorse decrescenti la Regione deve svolgere un ruolo di supplenza e moltiplicare il suo impegno; abbiamo mostrato una attenzione concreta alle esigenze dei comuni, mettendo le basi per il lavoro importante che ci attende nelle prossime settimane; sono ottimista e l’ottimismo deve essere la cifra di quanti operano nelle comunità locali».
Al termine dell’intervento dell’assessore Erriu, il presidente Ganau ha tolto la seduta, convocando la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio tornerà a riunirsi domattina alle 10.00. (Af)