Data: 01/02/2016
Il Consiglio esprime parere favorevole sullo schema delle norme di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto in materia di entrate fiscali. Votato un ordine del giorno
Via libera all’unanimità alla mozione sulla vertenza Alcoa,
La seduta statutaria, ai sensi dell’art.20 dello Statuto, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con lo Schema di norme di attuazione n.4 relative all’art.8 dello Statuto speciale della Sardegna.
Prima della discussione generale il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha affermato che «secondo i Rossomori e molte altre forze politiche di connotazione sardista merita il massimo dell’attenzione da parte del presidente della Regione e del presidente del Consiglio regionale un documento consultabile sul sito della Procura Cagliari che riporta le dichiarazioni del Procuratore generale Roberto Saieva rilasciate in occasione dell’aertura dell’anno giudiziario in Sardegna». In quella circostanza, ha ricordato Usula, l’alto magistrato ha detto in maniera «maldestra ed inopportuna» che alcuni delitti d’impeto «traggono origine da moventi che si radicano nella cultura agro-pastorale» così come nell’aumento delle rapine ai mezzi portavalori sarebbe «trasfuso l’istinto predatorio tipico della mentalità barbaricina che stava alla base dei dei sequestri di persona». A giudizio di Usula, si tratta di «concetti che trovano origine in uno sgradevole ed inaccettabile pregiudizio, perché non sardi siamo certamente portatori della cultura agropastorale ma non di un istinto predatorio, sono inoltre concetti pericolosi se espressi da luogo solenne come l’inaugurazione di un anno giudiziario». Il dr. Saieva, ha concluso Usula, «è persona degnissima ed abbiamo il massimo rispetto del ruolo ma, con queste argomentazioni, forse ha dimostrato la sua inadeguatezza a ricoprire una così alta funzione».
Successivamente il presidente ha dato la parola al consigliere Francesco Agus (Sel), presidente della commissione Autonomia e relatore dello Schema delle norme di attuazione.
Nel suo intervento Agus ha osservato che, con il provvedimento in discussione, «arriva a parziale conclusione, attraverso un iter molto lungo, un processo rimasto sostanzialmente fermo per circa 10 anni con cui si doveva esercitare un diritto previsto dallo Statuto, mentre ora avremo a disposizione una «cassetta degli attrezzi» che ci consentirà di gestire le opportune modifiche ed assicurare un gettito fiscale maturato fin dal 2010». Anni che non sono stati a costo zero per la Sardegna, ha sottolineato Agus, «in termini di opportunità sprecate e costi dei servizi , ma ora ancora più necessarie in presenza del regime di pareggio di bilancio; lo Schema di norme di attuazione rappresenta comunque un tassello fondamentale frutto del lavoro della commissione paritetica e dello stesso Consiglio nella legislatura precedente, nel quadro di una interpretazione esaustiva del gettito fiscale riconosciuto alla Sardegna su molte voci». L’approvazione del provvedimento, ad avviso di Agus, «è un passo necessario, fermo restando che come hanno già fatto la prima e la terza commissione abbiamo alcune cose da dire in materia di agevolazioni fiscali e riserve erariali, così come esprimiamo alcune riserve sul passaggio a non meglio precisati “eventi temporanei ed imprevedibili”, con riferimento al contributo della Sardegna all’abbattimento del debito pubblico; secondo noi queste circostanze sono invece da precisare ma ora bisogna concludere l’iter del provvedimento e, da domani, progettare un nuovo rapporto con lo Stato a partire dalla costituzione Agenzia sarda delle entrate».
Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha messo l’accento sul fatto che «è vero che da oggi bisogna ripartire per un nuovo rapporto con lo Stato ma nel documento molti contenuti destano perplessità e, per noi, si tratta di una occasione persa per ottenere qualcosa di più, soprattutto se confrontati con quelli del 2010 e del 2012 che contenevano importanti opportunità ed una contabilizzazione veritiera ottenuta sulla base di ricorsi rivelatisi vincenti, che oggi invece non ci sono». Da questo momento, ha proseguito, «comincia un altro lungo iter che comporterà un altro rinvio e tempi lungi ed occorre vigilare perché questo non accada; va bene, inoltre, costituire la nuova Agenzia delle entrate ma a condizione di sapere come si coordinerà con questo schema che assegna la determinazione delle entrate allo Stato». Abbiamo poi dubbi, ha detto ancora la Zedda, sulla nostra piena compartecipazione al gettito delle imposte sul reddito delle società e sull’iva previsto dagli articoli 5 e 6, ed anche l’art.8 sulle accise ci pare una resa senza condizioni, così come è criticabile una posizione che sull’art.13 relativo al recupero dell’evasione non si rivendica nulla ed è un errore». Restano insomma, ha concluso il vice capogruppo di Forza Italia, «molti aspetti del documento ancora incerti, sia perché si dimenticano che le certezze precedenti derivavano da sentenze della Corte Costituzionale dopo ricorsi avviati dalla Regione, sia perché siamo d’accordo a partecipare al debito pubblico ma le riserve non devono essere indicate unilateralmente dallo Stato; mancano ancora circa 700 milioni per l’anno 2015 mentre i tagli sono confermati fino al 2018, l’indebitamento cresce ed arriva una nuova stangata fiscale, ci chiediamo per quali motivi dire sì ad uno Stato che non merita questa apertura di credito».
Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha condiviso le argomentazioni del collega Agus, evidenziando che il testo contiene due parti essenziali, quella relativa agli articoli 1 e 2 ed il resto. Nei primi due articoli in particolare, ha rilevato Congiu, «c’è il punto di non ritorno della politica tributaria e sovranista di questa legislatura, che comunque è solo il primo passo di nuovo disegno che si definirà compiutamente solo con la costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate; abbiamo lavorato a queste norme con la serenità di aver imboccato la strada giusta per attivare un vero processo di autodeterminazione».
Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha criticato quella che definito una «eccessiva timidezza nei confronti dello Stato su una serie di partite a cominciare dall’aver lasciato alla determinazione unilaterale dello Stato l’ammontare delle risorse da assegnare alla Sardegna, oltre alla rinuncia importante come quella sulle accise che per la Sardegna è tema strategico». Un tema, ha continuato, che secondo noi «viene riproposto in termini canonici cioè relativo solo ai prodotti consumati e non a quelli lavorati; la stessa timidezza che troviamo nella parte che riguarda i giochi con la vertenza chiusa a luglio 2014 forse troppo in fretta, e nella valutazione della leva fiscale come leva di sviluppo economico evitando le sanzioni per gli aiuti di Stato, mentre invece è una leva molto importante per la politica regionale». Per alcuni aspetti, ha poi commentato Cossa, «è addirittura comprensibile la diffidenza dello Stato a fronte di rivendicazioni che in realtà non danno segnali concreti di contenimento della spesa pubblica, perché come sappiamo, oltre all’aumento delle tasse, si stanno assumendo 130 persone (perfino ad Igea e Carbosulcis) mentre di altri 2000 lavoratori, appartenenti agli Enti locali, si sta decidendo il destino e, casomai, prima di acquisire nuove risorse umane, sarebbe stato giusto ricollocare il personale disponibile».(Af)
Dopo l’on. Cossa ha preso poi la parola l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), che ha detto: “La discussione su queste norme di attuazione avviene dopo che la Regione si è dovuta accontentare di trecento milioni in meno dal Governo. Lo stesso assessore Paci ha parlato di recente di un problema di accantonamenti. Sono dunque evidenti le perplessità presenti nella legge di stabilità: è troppo forte la presenza dello Stato. Eppure le nuove competenze della Regione in materia di assistenza e non solo producono per noi maggiori spese che sono prive però di finanziamenti appositi da parte dello Stato. In parole povere, spetta a noi sostenere con le nostre risorse questi maggiori costi”. Per l’oratore “non possiamo reclamare solo diritti ma al tavolo con lo Stato dobbiamo far valere concretamente le nostre prerogative”.
Secondo l’on. Salvatore Demontis (Pd) “resta la questione degli accantonamenti: 380 milioni di euro sono troppi ma sarà la Giunta a continuare a negoziare una misura più equa con il Governo. Non è il caso di ricorrere alla Corte Costituzionale, come sostiene il centrodestra”. L’on. Demontis ha ricostruito il rapporto di credito della Sardegna con lo Stato a partire dal 2004, separando tutte le partite delle entrate ed evidenziando in particola modo il credito Iva.
Ha poi preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), secondo cui “sulla questione delle entrate il centrosinistra ha ben poco da gioire per i suoi risultati. Anche perché lo Stato nei rapporti con la Sardegna non usa il metro della leale collaborazione, come evidenziato anche dallo stesso presidente Pigliaru. Lo Stato è in una condizione di inadempimento denunciato e conclamato. A cominciare dal 2006, quando il presidente Soru disse di aver raggiunto un ottimo accordo col Governo Prodi e in realtà a parere nostro e di tanti sovranisti e autonomisti l’accordo con lo Stato sulla partita delle entrate non è stato proprio vantaggioso. Il governo Renzi non è diverso, prende in giro anche altre Regioni oltre la Sardegna. Bisogna sbattere i pugni sul tavolo e far capire che non siamo disposti a farci prendere in giro”.
Per l’on. Franco Sabatini (Pd) questo è invece “un momento storico e un grande risultato per l’Isola al pari di altri che si sono succeduti negli anni. Queste norme di attuazione sono un passo davvero importante. In particolare, l’articolo 15 sulle riserve erariali apre scenari un tempo inimmaginabili. La norma consentono allo Stato la possibilità di aumentare le aliquote per una certa finalità, con lo scopo di concorrere ad abbattere il debito dello Stato. Anche nella manovra di bilancio 2016 sono iscritte queste risorse e in questo contesto l’articolo 15 prevede che il debito pubblico non sia un evento imprevedibile come quelli previsti nell’articolo 15. E in ogni caso le norme di attuazione, sotto il profilo della gerarchia delle fonti, hanno una forza costituzionale superiore alla legge di stabilità e a qualunque legge ordinaria. Anche questo fatto ci mette al sicuro da ogni rischio”.
Per conto del Psd’Az ha preso la parola l’on. Angelo Carta, che ha detto: “C’è molto da lavorare e nulla da festeggiare visto che fuori da quest’Aula i sardi aspettano soluzioni e invece queste norme di attuazione non risolvono i problemi. Intanto va detto che non ci sono nuove maggiori entrate e dobbiamo comunque ricordare che stiamo accettando dallo Stato che continui a riversarci le nostre quote di imposte, come e quando vorrà. Altro che agenzia sarda delle entrate, altro che sovranità fiscale: queste norme di attuazione svuotano definitivamente l’articolo 8 dello Statuto. Ci stiamo coricando perché qualcuno ci metta poi i piedi in testa e dal governo di Roma non possiamo aspettarci nulla di buono. Ci salverà non l’istinto predatorio ma quello di sopravvivenza”.
L’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha chiesto una sospensione dei lavori per chiedere la cancellazione della firma di un parlamentare del Pd, l’on. Francesco Sanna, sul testo e il presidente Ganau ha comunicato di aver ordinato la cancellazione della firma.
Per l’on. Dedoni (Riformatori) “a nessuno sfugge quali sono i conti di questa vicenda e che da anni andiamo a Roma a pietire soldi che Roma non ci restituisce. Il risultato è che la Sardegna è impoverita e più di 600 milioni di euro ci sono sottratti ogni anno per accantonamento. Noi dobbiamo assistere uno Stato che non ci assiste quando ci serve, come nel caso dell’industria chimica. Volete che diciamo che va tutto bene?”.
E’ poi intervenuto l’on. Pietro Cocco, capogruppo del Pd, che ha parlato apertamente di “risultato straordinario per la nostra isola. Come si fa a dire che questo è un risultato improntato alla timidezza quando il presidente Pigliaru ha chiuso una vertenza che è rimasta aperta per dieci anni? Ci spettava vedere riconosciute queste risorse e finalmente le abbiamo concordate con lo Stato. Perché dite che non c’è leale collaborazione quando ci sono firme sui documenti ufficiali? Io non avrei mai chiesto di levare la firma di un rappresentante delle istituzioni, anche se prima di essere il presidente della commissione è un senatore eletto ed espressione di un partito. La stessa fiducia e lo stesso rispetto avrei avuto se quel senatore fosse appartenuto al centrodestra”.
Ha preso poi la parola l’on. Pittalis, che ha meglio spiegato il perché della sua richiesta: “Se fossi al posto dell’on. Sanna mi vergognerei, perché è uno schema di decreto al ribasso che alla Sardegna non consente e non concede nulla. All’articolo 15 stiamo venendo meno ai nostri diritti sanciti dal nostro Statuto. Volete dire che questo è il massimo che si poteva ottenere da uno Stato con il quale non si può alzare mai la voce?”. L’oratore ha chiesto al presidente Ganau una breve sospensione per concordare con il resto dell’opposizione la posizione da prendere sullo schema di attuazione. (C.C.)
Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore del Bilancio, Raffaele Paci che da subito si è detto d’accordo con la minoranza circa l’assenza di atteggiamenti trionfalistici («li lasciamo quando i problemi seri della Sardegna saranno tutti risolti ma ci vuole tempo») ma si è detto però “sorpreso” per l’atteggiamento mostrato dalla minoranza nel corso del dibattito sviluppatosi in Aula tendente, in sintesi, a sminuire la portata del risultato raggiunto con lo schema di norma di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto. L’assessore ha quindi definito il documento all’attenzione del Consiglio “un passo importate per la chiusura della vertenza entrate” che per anni ha visto confrontarsi e contrapporsi la Regione con lo Stato.
Il professor Paci ha ripercorso sommariamente l’iter della vertenza ed ha evidenziato il contenzioso ancora “aperto” (giochi, riserve erariali, Ires, redditi da capitale): «Lo Stato non li riconosceva nonostante la Regione abbia inserito le relative poste tra le voci del bilancio». «Abbiamo sempre rivendicato tali entrate – ha spiegato il membro dell’esecutivo regionale – e nonostante il bilancio parificato dalla Corte dei conti, quelle somme sono rimaste “residui attivi” perché lo Stato non liquidava le poste dovute alla Sardegna».
L’assessore ha quindi dichiarato con chiarezza che la Giunta sulla vertenza entrate è “partita dalla bozza di norma di attuazione del 2012 che non aveva completato il suo iter perché era nel frattempo intervenuta la sentenza della Corte costituzionale che riconosceva alla Regione sarda la quota parte delle entrate riferite ai giochi”.
«Abbiamo raccolto il testimone a partire dalla sentenza del 2012 e abbiamo condotto una battaglia lunga e faticosa senza mostrare alcuna timidezza», ha spiegato Paci, «ed abbiamo ottenuto un grande risultato per la Sardegna dopo sei anni di battaglia». «Un altro passo avanti – ha proseguito l’assessore – che ci dà certezza sulle entrate e con l’articolo 2 dello schema introduce il riconoscimento diretto delle entrate come accade in Friuli e Trentino.
Il delegato di Pigliaru per il Bilancio ha inoltre precisato che i termini “eventi eccezionali e imprevedibili”, contenuti nello schema, si riferiscono a eventi davvero straordinari come una guerra o terremoti devastanti, situazioni tali da non consentire i tempi per concertare con le Regioni.
«Ma non ci fermiamo qui – ha concluso Paci – e il prossimo obiettivo è un’intesa sull’ammontare degli accantonamenti che al momento non configurano un trattamento equo per la Sardegna».
Il presidente Ganau, dando seguito alla richiesta del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi accordato una breve interruzione dei lavori ed alla ripresa ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno (Pietro Cocco e capigruppo maggioranza) che si conclude con l’espressione del “parere favorevole sullo schema di norma di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna in materie di entrate della Regione” (N.4/XV/A).
Il consigliere del gruppo Misto, Mario Floris (Uds) ha preannunciato il voto di astensione («la giunta regionale è riuscita ad ottenere il pagamento dei diritti acquisiti») ed ha evidenziato il permanere “di un problema politico, legato al rapporto tra le Giunte regionali e lo Stato”. «Serve una grande vertenza politica e non tecnica», ha concluso il consigliere della minoranza.
La consigliere del Centro democratico, Anna Maria Busia (Sovranità, democrazia e lavoro) ha ricordato la proposta di legge n. 145 che prevede il rafforzamento del ruolo della Regione per la riscossione delle entrate. «Prendo atto dei passi avanti e dell’occasione che il Consiglio coglie con l’ordine del giorno odierno – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ma sottolineo la criticità nel vedere la Regione che non ha voce in materia di accertamento delle entrate».
Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha posto in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato con 29 favorevoli, 21 contrari e 2 astenuti e si è quindi passati al secondo punto all’ordine del giorno dei lavori dell’Aula.
Mozione n. 225 (Pietro Cocco e tutti i capigruppo del Consiglio) “sulla richiesta al presidente del Consiglio dei ministri perché mantenga gli impegni assunti per la risoluzione della vertenza Alcoa”.
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per illustrare la mozione unitaria ed ha ribadito l’importanza e la strategicità della vertenza Alcoa per l’intera Isola e non soltanto per il Sulcis. L’esponente della maggioranza ha quindi affermato che “non si può più prendere altro tempo” e evidenziando “la complessità della vicenda” e il dramma che vivono oltre 500 operai in Sardegna, ha dichiarato che «l’alluminio è una vertenza di carattere nazionale ed è per questo che chiediamo al presidente del Consiglio dei ministri di prendere in mano la situazione». Il capogruppo dei democratici ha concluso con l’auspicio di un procedere “in maniera unitaria, sinergica e con il coinvolgimento di tutti i parlamentari sardi”.
Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha ricordato il personale “coinvolgimento emotivo e politico su vertenza Alcoa” ed ha dichiarato di essere addolorato per le affermazioni fatte da alcuni operai nel corso dell’ultima manifestazione sotto il palazzo del Consiglio regionale: siete tutti uguali. Nel merito, l’esponente della minoranza ha dichiarato che “la vertenza Alcoa non può essere risolta dal governo regionale perché ci sono questioni che scavalcano persino il governo nazionale”. «Non è più sufficiente – ha concluso Locci – né la difesa d’ufficio degli operai e neppure della mozione d’ufficio, servono ragionamenti e azioni più profonde». (A.M.)
Alessandra Zedda (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza della vertenza Alcoa, diventata il simbolo di tutte le mobilitazioni della Sardegna. «Il Governo italiano ha sempre considerato strategico il polo dell’alluminio ma nei fatti non è stato conseguente – ha detto Zedda – su questa vertenza in alcuni momenti è mancata un po’ di attenzione, soprattutto quando il sottosegretario De Vincenti è stato trasferito dal Mise alla segreteria della Presidenza del Consiglio dei Ministri».
Il consigliere azzurro, per riconoscendo che nel settore dell’alluminio ci sono questioni che vanno oltre i confini nazionali, ha espresso perplessità per l’atteggiamento di Governo e Parlamento. «Alcoa non ha mai messo al primo posto gli interessi della Sardegna, del Sulcis e tanto meno dei lavoratori – ha rimarcato Zedda – ciò che però è mancata è stata una norma chiara. E’ mancato il Parlamento. L’unico modo per convincere qualsiasi imprenditore è la riduzione del costo dell’energia. Il Governo sotto questo punto di vista ha mostrato delle lacune. E’ vero che De Vincenti ha ottenuto alternative da Bruxelles ma nel frattempo è scoppiato il problema dell’indotto e degli ammortizzatori sociali. Il Governo deve dimostrare di ritenere strategica la produzione di alluminio, ciò che serve è una soluzione strutturale per il problema energetico a livello europeo».
Per Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) «è utopistico pensare a un rilancio di Alcoa senza un piano per la produzione di alluminio primario. In Sardegna manca un piano strategico per l’Industria. Se una multinazionale decide di chiudere è per sempre. Il Governo pensa che la produzione dell’alluminio non sia strategica, il costo dell’energia in Sardegna non è diverso da quello degli altri paesi europei».
Anedda ha poi avanzato dubbi sulle reali intenzioni dei gruppi interessati allo stabilimento di Portovesme: «Perché Glencore dovrebbe rilevare una situazione che non è più quella di 30 anni fa? La sensazione è che su questa partita manchi una visione d’insieme – ha concluso il consigliere comunista – si vuole garantire altra cassa integrazione rimandando il problema».
Il capogruppo dell’Udc, Gigi Rubiu, ha sottolineato la rilevanza della vicenda Alcoa per il Sulcis e per tutta l’Isola: «Rappresenta tutte le vertenze aperte e non risolte – ha affermato Rubiu – sono stati numerosi gli incontri tenuti a Roma ma le risposte sono state sempre insufficienti. La Sardegna è ancora alla ricerca di un confronto serio con lo Stato, la vertenza si protrae da 7 anni ma non si vedono soluzioni».
L’esponente della minoranza ha poi criticato l’azione dell’esecutivo: «Di fronte a un governo insofferente la Giunta è stata timida, silenziosa e sottomessa – ha attaccato Rubiu – intanto le tensioni sociali aumentano. Ne sono testimonianza le manifestazioni di questi giorni all’aeroporto, l’occupazione del Consiglio regionale e i blocchi stradali. La protesta si fa sempre più grande e intollerante».
Secondo Rubiu, «la proroga del regime di superinterrompibilità è un piccolo passo in avanti ma non basta. L’intervento deve essere strutturale, questa è la partita che la Regione deve giocare a Roma e a Bruxelles. Il Governo ha trovato una soluzione per l’Ilva di Taranto stanziando prima 300 e poi 800 milioni di euro per garantire l’attività produttiva e per le bonifiche. Lo stesso deve essere fatto per il settore dell’alluminio se si vuole evitare il tracollo di un’intera comunità».
Luca Pizzuto (Sel) ha invece difeso il lavoro svolto dalla Giunta. «La questione Alcoa era chiusa e sepolta – ha detto Pizzuto – presidente e assessori si sono impegnati perché la vertenza avesse rilievo nazionale e avesse oggi l’opportunità di andare avanti». Dopo aver riconosciuto la complessità di una partita sulla quale occorrerebbe ragionare in termini globali, Pizzuto ha dato atto all’esecutivo regionale di aver trovato un acquirente interessato a rilevare lo stabilimento Alcoa e di aver lavorato per ottenere un piccolo vantaggio in termini di sgravi sull’energia per tre anni. «La Giunta sta facendo molto mentre il Governo è assolutamente mancante – ha affermato il consigliere di Sel – serve soluzione più ampia per l’energia e per la vertenza Alcoa. Renzi sta chiudendo positivamente tutte le vertenze industriali, il decreto Ilva ne è l’esempio, sarebbe grave se non riuscisse a trovare una soluzione per un settore strategico come l’alluminio».
Pizzuto, infine, ha sottolineato la necessità di trovare una soluzione alternativa per il Sulcis, simile a quella adottata in Gemrania con il Piano Ruhr: «Una grande azione di bonifica e di riqualificazione industriale che ha dato una prospettiva di lavoro e di sviluppo alle popolazioni».
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è detto sorpreso dai toni elogiativi utilizzati dall’onorevole Pizzuto. «Le lodi possiamo coralmente recitarle quando il problema è risolto non quando si è ancora lontani dalla soluzione – ha detto Pittalis – c’è un dramma che coinvolge più di 350 persone, giovani e meno giovani, rispetto alle quali bisogna uscire dall’incertezza e dalle aspettative che si creano nei loro confronti».
Per Pittalis la mozione unitaria «è un tentativo di risposta a un atteggiamento del Governo che non possiamo non criticare. Renzi è venuto in Sardegna a dire che per la vertenza Alcoa si era vicini a una soluzione. Tutto invece è ancora in alto mare».
L’esponente dell’opposizione ha poi ribadito di voler dare un mandato forte al presidente Pigliaru «per far uscire Renzi dal sistema di annunci e proclami» suggerendo alla Giunta di spingere perché la questione venga sottratta al Mise e gestita direttamente da Palazzo Chigi. «Pigliaru chieda di potersi sedere davanti al Consiglio dei Ministri per parlare di questa e delle altre vertenze della Sardegna – ha affermato Pittalis – non è possibile che si trovi una soluzione per l’Ilva di Taranto e non per Alcoa, Porto Torres e Ottana».
Il capogruppo azzurro, infine, ha invitato tutti a pensare a soluzioni alternative. «Non possiamo rimanere spettatori, se riteniamo che l’alluminio non abbia futuro dobbiamo cercare altre vie – ha concluso Pittalis – l’opposizione è disponibile a collaborare, la politica seria deve fare qualcosa di più e non limitarsi solo a iniziative pur lodevoli come quella di stasera. I lavoratori devono vedere riconosciuto il loro sacrosanto diritto a una vita serena».
Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola al presidente della Giunta Francesco Pigliaru.
Il capo dell’esecutivo ha difeso la sua azione di governo: «Nessuno si è distratto, la Giunta è stata attiva dal primo minuto. Non c’è stata settimana in cui non si sia occupata di Alcoa e del Sulcis nei tavoli del Mise e di Palazzo Chigi – ha detto Pigliaru – siamo partiti da una situazione disastrosa, non c’erano manifestazioni di interesse e la partita sembrava persa. Noi abbiamo agito dal primo giorno con un soluzione semplice: cercare un imprenditore credibile che fosse interessato a riaprire lo stabilimento».
Pigliaru ha quindi ricordato l’importante risultato raggiunto con l’individuazione di un imprenditore di “reputazione internazionale”. «Prima lo abbiamo portato al tavolo regionale per capire quali erano le condizioni su cui ragionare – ha detto il presidente – la domanda era questa: c’è un imprenditore che pensa che si può produrre alluminio per guadagnarci e non per andare in perdita? Successivamente siamo andati al tavolo del Mise e abbiamo presentato il nostro punto di vista. Non abbiamo mai voluto illudere nessuno, abbiamo accompagnato un imprenditore con il quale discutere le soluzioni per riaprire l’impianto».
Il presidente delle Regione ha poi ricordato la firma (circa un anno fa) del memorandum su Alcoa che dettava alcune condizioni sul prezzo dell’energia. «Abbiamo sempre saputo che il passaggio più difficile era quello europeo – ha ammesso Pigliaru – il risultato è stato poi ottenuto per quanto riguarda l’abbattimento del costo dell’energia. Il problema è la durata: due anni sono pochi perché un imprenditore possa giudicare conveniente l’investimento».
Pigliaru ha poi riconosciuto al Governo nazionale di aver lavorato al fianco della Sardegna per cercare di trovare una soluzione alla vertenza. «Ci ha affiancato nella vertenza e nelle interlocuzioni con l’Europa. Stiamo cercando di capire come superare la difficoltà: noi crediamo che l’alluminio non sia la soluzione per il Sulcis ma un pezzo importante per la transizione e la differenziazione dell’apparato produttivo, a fianco c’è da spingere per il Piano Sulcis, la Giunta ha liberato molte risorse su questo fronte. Non possiamo pensare a un Piano Sulcis, che ha bisogno di tempo, se c’è un disastro dietro. Siamo pronti a convocare sindaci e sindacati per spiegare cosa stiamo facendo, serva la massima trasparenza».
Il presidente della Regione ha poi definito “deludente” il risultato sulla proroga di soli due anni del regime di superinterrompibilità: «Il Ministro Guidi ha fatto un grande lavoro, non era scontato ottenere la proroga – ha detto Pigliaru – il risultato è deludente però ha messo in sicurezza 18 imprese tra cui la Portovesme Srl. Anche la centrale Enel sta per essere messa in sicurezza con un contratto di servizio che consentirà di produrre energia. Tutto ciò non basta: continueremo a lavorare insieme al Ministero per cercare una soluzione definitiva che consenta di produrre ancora alluminio in Sardegna. Non disperiamo di vincere questa battaglia». (Psp)
Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha espresso profondo «dispiacere» per le dichiarazioni del consigliere Pizzuto perché, a suo avviso, «non si può essere contemporaneamente partito di lotta e di governo».
Il consigliere Ugo Cappellacci, sempre di Forza Italia, ha annunciato il voto positivo alla mozione, sottolineando però che si sarebbe aspettato dal presidente Pigliaru quello stesso atteggiamento di «buon gusto e buon senso annunciato in partenza, così come avrei apprezzato una posizione costruttiva che partisse dall’ammissione, una volta tanto, che le promesse di Renzi devono essere mantenute e proprio questa, doveva essere la parte più importante dell’intervento, mentre invece si parla di soluzioni miracolose nella ricerca di partner privato». A questo proposito Cappellacci ha ricordato che, già nel gennaio 2012 era stata riportata dalla stampa la notizia che l’amministrazione delegato della multinazionale Glencore aveva manifestato la sua disponibilità a rilevare lo stabilimento Alcosa condizionando l’operazione al superamento del costo dell’energia». Cappellacci ha quindi ribadito il voto favorevole alla mozione, auspicando che vengano messe da parte «le polemiche da quattro soldi ascoltando problemi lavoratori ed andando anche in mezzo a loro, in piazza, perché è utile sentire quello che pensano e quello che secondo loro è necessario fare».
Il consigliere Stefano Tunis, anch’egli di Forza Italia, ha espresso il suo orientamento favorevole alla mozione, «nonostante le dichiarazione del presidente della Regione i cui toni al di là della solita autoreferenzialità non mi pare avessero la sobrietà necessaria in un momento come questo, mentre centinaia di lavoratori stanno manifestando malessere e sfiducia; la risposta non può essere un elenco di buone azioni della Regione e del Governo nazionale, noi voteremo faticosamente a favore sperando che questo atteggiamento cambi in attesa qualche risultato».
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, nel ribadire il voto favorevole, ha messo l’accento sul fatto che «l’opposizione vuole mettere i puntini sulle i su questioni che tutti conosciamo dimenticando che, quanto a promesse, quella di Berlusconi di intervenire presso il presidente russo Putin rimane insuperabile; noi tutti facciamo una parte del percorso che poi altri hanno il dovere di continuare». Il presidente Pigliaru, ha proseguito, «ha detto chiaramente che il problema centrale è quello dell’energia ed il presidente del Consiglio dei Ministri deve farsi carico direttamente della vertenza perché il problema di Alcoa ha assunto una rilevanza nazionale, anzi deve farlo a maggior ragione perché appartiene al Pd». Pigliaru, ha concluso, «ha detto che l’impegno è stato tantissimo e ha detto concretamente quello che c’era da dire».
Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha affermato in apertura che la presunta dicotomia fra l’essere «di lotta e di governo» può essere superata, nel senso che «si può essere in una lotta per arrivare a risultati positivi anche da posizioni di governo». La Giunta, a suo avviso, «non può essere chiamata a rapporto muscolare, al contrario il governo regionale sta andando avanti a fare ciò che gli compete ed Consiglio può dare un ulteriore impulso, forse le dichiarazioni del presidente Pigliaru non sono state colte fino in fondo quando ha detto che, nella fase di transizione, il rilancio di Alcoa può andare insieme al piano Sulcis; seguendo, in altre parole, il modello della grande area industriale tedesca della Ruhr che nel tempo è diventata una zona di tecnologia, innovazione e cultura».
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha riaffermato che, secondo il suo gruppo, «quello di Alcoa è un problema su cui non vogliamo creare false aspettative e su questo nessuno si deve offendere se ricordiamo le omissioni del Governo Renzi, e le sue dichiarazioni dello scorso settembre, anzi Pigliaru deve far presente proprio questo a Renzi, che i sardi non sono disposti ad accontentarsi di annunci di cui hanno piene le tasche in primis i lavoratori Alcoa». Dobbiamo fare, ha proposto, «una cosa semplice, chiedere che Pigliaru presenzi al Consiglio dei Ministri perché quella di Alcoa non può avere una funzione residuale rispetto ad altre vertenze; piuttosto, non chiudiamo la questione sulla mozione: chiedo una integrazione perché Pigliaru venga a riferire in Consiglio su risultati del suo lavoro dandoci dei tempi precisi, migliaia di lavoratori lo meritano».
Il presidente Pigliaru ha brevemente replicato sostenendo fra l’altro che «se qualcuno pensa che ci sia la possibilità di tirare alle lunghe sbaglia, perché abbiamo a disposizione solo pochi giorni; la mozione può aiutarci perché stiamo giocando una partita molto delicata, anzi vorrei avere più tempo per lavorare su tutte le ipotesi possibili».
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro della sua proposta, precisando che le parole del presidente Pigliaru «meritano fiducia».
Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo il votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato con 49 voti favorevoli.
Successivamente l’Aula ha iniziato la discussione dell’ultimo punto all’ordine del giorno, riguardante alcune modifiche al regolamento riguardante la legge regionale 23/2005 (Sistema integrato dei servizi alla persona). La proposta, a seguito dell’approvazione della legge regionale 32/2015 (Disposizioni in materia di sanità pubblica. Prime misure per la copertura delle perdite pregresse), prevede che “le funzioni ed il patrimonio delle Ipab che svolgevano prevalentemente servizi socio-sanitari siano trasferite alle Asl competenti per territorio, scorporandone l’attività sociale”.
Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una sospensione della seduta, che è stata concessa.
Alla ripresa dei lavori, il presidente ha convocato la conferenza dei capigruppo e la seduta è stata nuovamente sospesa.
Al termine della conferenza, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno domani alle 11.00. (Af)