CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVI Legislatura
Ufficio Stampa
Nota stampa della seduta n. 45
Mercoledì 12 Febbraio 2020 – Antimeridiana
- Discussa la mozione n. 133 (Moriconi e più) sull’accordo Stato – Regione del 7 novembre 2019 ”vertenza entrate”
La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Giovanni Antonio Satta. Dopo le formalità di rito, il presidente ha messo in discussione il primo punto all’ordine del giorno: la mozione n.133 sugli effetti dell’accordo sulla vertenza entrate firmato il 7 novembre 2019 tra lo Stato e la Regione Sardegna.
Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, vista l’assenza in Aula di numerosi consiglieri ha chiesto di sospendere i lavori. Richiesta accolta dal vicepresidente del Consiglio che ha sospeso la seduta per 10 minuti.
Alla ripresa dei lavori, il primo firmatario della mozione Cesare Moriconi (Pd) ha illustrato il documento che chiede la convocazione straordinaria del Consiglio regionale, con la partecipazione dei parlamentari eletti in Sardegna e dei massimi rappresentanti delle autonomie locali e delle parti sociali ed economiche isolane, per esaminare e discutere l’accordo stipulato, il 7 novembre 2019, tra la Regione e lo Stato, al fine della sua valutazione, l’eventuale rettifica e la costruzione di un mandato per un nuovo Patto per la crescita della Sardegna. «Assistiamo a continue emergenze – ha esordito Moriconi – la vertenza Air Italy si aggiunge a quella del mondo delle campagne, ai problemi della mobilità interna, al problema irrisolto dell’energia. Sono un campanello per ricordare all’aula che senza soluzioni strutturali saremmo condannati ad inseguire le emergenze». Il consigliere del Pd ha indicato una via alternativa: «Vogliamo lasciare da parte le tensioni dei giorni scorsi e tornare allo spirito unitario emerso in Aula in occasione della seduta Statutaria dello scorso 3 febbraio – ha affermato Moriconi – l’obiettivo è quello di trasformare la vertenza sulle entrate fiscali in un’opportunità con il rafforzamento della dotazione finanziaria e con la destinazione di eventuali risorse aggiuntive a una programmazione a lungo termine, finalizzata alla realizzazione di alcune opere infrastrutturali che permettano di ridurre il gap di sviluppo con altre regioni italiane. Sarebbe da stupidi non approfittare delle opportunità che ci offre il patto siglato con lo Stato. Il tavolo di confronto che doveva essere insediato non è ancora operativo. Solinas chiami tutte le parti della società sarda e le coinvolga in questa battaglia».
Secondo Moriconi, per ottenere un buon risultato occorrerà «definire un mandato da affidare alla delegazione che siederà al tavolo di confronto. L’opposizione vuole favorire le migliori condizioni per trovare un’unità di intenti. E’ un fatto straordinario in un clima in cui prevale lo scontro e la propaganda elettorale». Il primo firmatario della mozione ha quindi concluso il suo intervento con un invito a tutte le forze politiche: «Nell’intesa di novembre mancano molti soldi. Vogliamo superare quell’accordo e rilanciarlo o ci mettiamo una pietra sopra? Noi non vogliamo lo scontro ma un confronto serio e onesto sfruttando il tavolo previsto dall’accordo del 7 novembre scorso. Proponiamo di definire priorità con proposte serie. Non una richiesta banale di risorse ma, per esempio, l’utilizzo del miliardo e 400 milioni che ci è stato riconosciuto dallo Stato come quota parte della Regione per un grande piano strategico di investimenti per le infrastrutture. Apriamo una nuova vertenza Sardegna che consenta di pensare al futuro con un prospettiva di crescita».
Stefano Tunis (Misto) dopo aver ringraziato Moriconi per il garbo con cui ha sollevato il tema ha ricordato che le questioni trattate impegnano quotidianamente la Giunta e la maggioranza. «Il capitolo entrate possiamo però consideralo definito. L’accordo firmato lo scorso 7 novembre ha forza di legge. E’ questa la grande differenza rispetto al passato. E’ un elemento da custodire con cura. Il Governo non può ritrattare quell’accordo come è stato fatto in passato. E’ scontato che il presidente della Regione cerchi il più alto livello di consultazione. Il contributo delle opposizioni è gradito e indispensabile ma non vogliamo riaprire un tema che è sostanzialmente chiuso».
Michele Cossa (Riformatori) ha convenuto con i presentatori della mozione sull’importanza delle tematiche sollevate: «L’opposizione – ha detto – vede la questione da una prospettiva diversa ma è importante l’invito a concentrarsi sul problema principale della Sardegna: la sua condizione di insularità. L’accordo di novembre è un buon accordo ma la partita con lo Stato deve essere complessivamente rinegoziata. Credo che tutti noi ne siamo consapevoli. Dobbiamo allargare il ragionamento e pensare alle accise, una partita che vale più di 4 miliardi di euro all’anno. Se su una posta così importante non troviamo tappeti rossi del Governo posso anche capirlo. Penso però che la Sardegna debba fare la battaglia fino in fondo anche a costo di andare incontro a una sconfitta. Sono convinto che la partita riguardi tutti i sardi e non le maggioranze che a turno governano la Regione. Per questo ritengo opportuno arrivare oggi a un ordine del giorno condiviso per porre con forza il tema davanti al governo nazionale lasciando aperte le porte a tutti i contributi e iniziative che si vorranno mettere in campo».
In difesa dell’accordo Stato-Regione stipulato il 7 novembre del 2019 si è schierato Emanuele Cera (Forza Italia): «Se il governo Conte è disponibile a moltiplicare le cifre a disposizione della Sardegna nel Milleproroghe ben venga. La realtà è però diversa – ha rimarcato Cera – l’accordo di novembre è stato chiuso ma non bisogna dimenticare che lo Stato aveva impugnato la nostra». L’esponente azzurro ha quindi ricordato che il «centrodestra ha sollevato nel 2012 la questione accantonamenti. Non c’è stata arrendevolezza ieri e non c’è oggi. Nel 2015 Pigliaru ritirò i ricorsi e fece un accordo scellerato con il governo Renzi che ha fatto perdere 3 miliardi alla Sardegna. Con quell’accordo si rinunciò anche agli effetti positivi già ottenuti grazie ai ricorsi della Giunta Cappellacci. Se vogliamo portare avanti un’azione comune non servono infingimenti. L’accordo del 7 novembre è il miglior accordo possibile, un buon punto di partenza per una nuova vertenza sulle entrate. Il punto di arrivo non è una mozione ma una revisione dello Statuto che riconosca alla Regione le risorse necessarie per esercitare al meglio le proprie funzioni».
Secondo Massimo Zedda (Progressisti) bisogna chiedersi se l’accordo determina benefici o invece meriti una riflessione. «Abbiamo dato alcuni suggerimenti per arginare possibili rischi – ha detto Zedda – l’accordo siglato da Solinas prevede la rinuncia ai ricorsi e anche ad eventuali benefici nel caso in cui ricorsi analoghi presentati da altre regioni dovessero essere accolti dalla Corte Costituzionale». Il leader dei Progressisti ha quindi invitato l’Aula ad accogliere la proposta contenuta nella mozione: «Costruiamo un mandato per un nuovo patto per la crescita. Per far questo serve però un’idea di sviluppo- ha concluso Zedda – occorre poi accelerare la spesa e sbloccare i 2 miliardi attualmente nelle casse della Regione. Abbiamo una botte piena di vino pregiato e non riusciamo a distribuirlo ai sardi. Sarebbe inutile incamerare altre risorse se non riusciamo a spenderle. Troviamo i modi di aprire i rubinetti».
Il consigliere dei Cinque Stelle Alessandro Solinas ha espresso un giudizio positivo sull’accordo firmato nel novembre del 2019: «Vorremmo però che portasse benefici alla Sardegna. Siamo favorevoli a rinegoziare i termini ma per farlo occorre dialogare con lo Stato su elementi tangibili. Crediamo nel dialogo istituzionale ma deve essere fondato su basi serie».
Eugenio Lai (Leu) dopo aver stigmatizzato alcuni interventi dei consiglieri di maggioranza ha ricordato alcune cifre della vertenza entrate: «Lo Stato ci ha riconosciuto solo 412 milioni di euro sui 740 dovuti – ha detto Lai – la Sardegna ha inoltre subito tagli più pesanti rispetto ad altre regioni sugli enti locali. Su 63 milioni di euro spettanti alle province ce ne sono stati riconosciuti solo 10». Per Lai il tavolo di confronto previsto dall’accordo del 2019 rappresenta comunque una buona base di partenza: «Si utilizzi quella sede, insieme alla battaglia sull’insularità, per far ripartire la vertenza Sardegna – ha concluso Lai – proviamo insieme a cambiare le regole altrimenti saremmo sempre destinati a rincorrer le emergenze. Serve una grande battaglia di popolo affidando un ruolo di coordinamento al Consiglio regionale. Ma per far questo serve prima di tutto un’azione forte della Giunta nei confronti del Governo». (Psp)
Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha espresso dispiacere per un dibattito sulla vertenza entrate, definita peraltro da tutti la madre delle battaglie della Sardegna, così poco partecipato. La mozione, ha spiegato, non formula una proposta politica ma pone un problema vitale per la Regione ed il suo futuro; non si tratta di dividersi su questo o quell’argomento ma di farsi carico di una grande responsabilità; non serve valutare l’accordo con numeri e cifre, ma di costruire le condizioni di una ripartenza forte e condivisa della nostra comunità. In altre parole, ha continuato, il contenuto del documento è centrato sulla necessità di programmare concretamente lo sviluppo della Sardegna, certamente con maggiori risorse ma anche con più capacità di spenderle bene e nel modo giusto, l’atto finale deve essere quindi un ordine del giorno votato all’unanimità perchè non possiamo perdere questa occasione.
Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, dopo aver premesso che è fisiologico avere visioni diverse sull’accordo col Governo anche in riferimento alla lunga dilazione, dell’accreditamento delle risorse alla Sardegna, ha sottolineato che proprio grazie alla rinuncia ai ricorsi è stato possibile fare l’accordo del 2014 e questa strada è stata seguita anche dall’attuale amministrazione. Piuttosto, ha suggerito, bisogna partire dal “tavolo tecnico sull’insularità” perché quella è la sede per rivendicare con tutte le nostre ragioni una vera parità di diritti con le altre Regioni su tante partite fondamentali a cominciare da trasporti ad energia. Questo è il succo della proposta, ha sostenuto Ganau, che mira a rafforzare le rivendicazioni della Sardegna, nella consapevolezza che non esistono Governi più o meno generosi ma che occorre una battaglia unitaria di tutta la società sarda; il riconoscimento dell’insularità, ha concluso, da questo punto di vista, deve diventare la battaglia “di tutti” altrimenti sarà una sconfitta per tutti. Il capogruppo del Pd ha infine auspicato un ordine del giorno unitario del Consiglio per aprire questa strada nuova, sapendo che non sarà facile.
Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, replicando al collega Cocco, ha ammesso che in Aula ci sono assenze ma ha detto anche che il lavoro dell’Assemblea va sempre rispettato e perciò respingo la lettura di alcuni mezzi di informazione che hanno equiparato la legge sulla posidonia ad una perdita di tempo. La vertenza entrate, ha aggiunto Mula entrando nel merito della mozione, è stata ricostruita da Moriconi in modo non strumentale ed orientato alla ricerca del bene comune dei sardi, ma vanno ricordati alcuni passaggi. Dal 2012, secondo il capogruppo sardista, lo Stato ha trattenuto non correttamente accantonamenti e risorse che spettavano alla Sardegna senza tener conto del gap infrastrutturale della Regione e della sua situazione economica, ottenendo ragione dalla Corte Costituzionale che ha stabilito definitivamente che quegli non potevano essere richiesti senza tener conto degli svantaggi insulari. Con l’accordo di novembre, ha proseguito, abbiamo ottenuto un importante risultato perché restituisce boccata d’ossigeno alla Regione e dignità ai sardi, ma comunque è giusto fermarsi a riflettere e trovare le motivazioni forti per un documento condiviso.
Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha ribadito che serve un terreno di confronto su grandi temi che non hanno un orizzonte limitato alla legislatura ed oggi questo terreno comune non può essere garantito dalla Giunta regionale, perché ci sono alcuni assessori che mantengono rapporti di leale collaborazione con il Consiglio ed altri no, a cominciare dal presidente, visto che la mozione risale a molti mesi fa. Eppure, ha insistito Agus, questo terreno di confronto serve, altro che il disprezzo manifestato più volte dall’Esecutivo che in alcune occasioni ha voluto dettare perfino il calendario del Consiglio, costringendo oltretutto una opposizione che ha sempre mostrato cultura di governo a cambiare atteggiamento. Il tema dell’insularità, ha dichiarato il capogruppo dei Progressisti, ci differenzia da tutti, rappresenta il noi di fronte allo Stato e tutto questo richiede un discorso elevato senza contrapposizioni politiche fondato sui contenuti, senza dimenticare che la materia delle entrate ha attraversato toccando molti accordi e molte finanziarie e diverse legislature. Nella finanziaria 2017, ha concluso Agus citando un esempio, erano stati stabiliti due principi; uno stanziamento di 15 milioni a titolo di acconto sugli accantonamenti che poi la Corte Costituzionale ha detto illegittimo perché sottostimato, e poi il tavolo tecnico sugli svantaggi dell’insularità vantaggi. Nonostante tutto questo ed il nuovo accordo, ha detto infine, il decreto mille proroghe parla di nuovo di 15 milioni, come se non fosse successo niente.
A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Giuseppe Fasolino, dopo aver ringraziato il collega Moriconi per il garbo ed il senso propositivo della sua iniziativa che invita a mettere da parte tutto per lavorare su contenuti, ha ricordato che il presidente Solinas si presentò al Consiglio prima dell’accordo per chiede un mandato ed ha rivendicato l’importanza dell’accordo (per volume di risorse ed in confronto col passato) con lo Stato sottoscritto nel novembre scorso. Un accordo del quale, secondo l’assessore, alcuni numeri vanno chiariti, dagli accantonamenti pari a 285 milioni per il 2018 mentre quelli del 2019 dovevano essere trattati con lo Stato, alla percentuale degli stessi sul Pil, portata all’1.14%, lo stesso livello della Sicilia. Vedremo cosa si può migliorare, ha aggiunto Fasolino, rispetto ai 700 milioni che ci spettano ed ai 300 che ci sono stati già riconosciuti, ma bisogna ricordare che ci sono 1.4 miliardi di risorse “aggiuntive” che non provenivano da nessun accordo precedente e sono solo frutto del negoziato. Partiamo da qua, ha proseguito Fasolino, e soprattutto dal tavolo con il Governo, che riguarderà proprio l’insularità ed il futuro della Sardegna; questo è il senso migliore della mozione che deve essere la battaglia di tutti i sardi, anche per combattere e vincere altre due sfide: migliorare la nostra capacità di spesa per utilizzare le risorse presto e bene (su questo punto faremo proposte nella prossima finanziaria) e rivendicare i nostri diritti sulle accise, tema che abbiamo troppo a lungo sottovalutato.
In replica, il primo firmatario della mozione Cesare Moriconi ha espresso una valutazione positiva sul riconoscimento delle ragioni di una proposta nuova che, pur partendo da idee differenti sull’accordo di novembre, mette a punto il vero obiettivo strategico di far ripartire la Sardegna. L’accordo ci offre un tavolo con il Governo, ha sottolineato, e lì dobbiamo trasferire le nostre capacità e quelle della società sarda, offrendo soluzioni a problemi vecchi e nuovi come quello delle accise; questo è il senso profondo della battaglia culturale sull’insularità rilanciata dall’ottimo lavoro della commissione, che richiede però nuovi strumenti e strutture. In definitiva, ha concluso, da una discussione alta dobbiamo lavorare per mettere a sistema le migliori proposte e far convergere su queste la volontà del popolo sardo; l’ordine del giorno è certamente utile per tracciare la strada.
Il capogruppo dei Riformatori Michele Cossa, constatata la volontà di fare un ordine del giorno unitario, ha proposto di andare avanti con la seduta e nello stesso tempo lavorare al documento.
Il presidente ha suggerito la sospensione per garantire la massima partecipazione.
Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, dopo aver definito la proposta di Cossa è di “buon senso”, ha annunciato un ordine del giorno della maggioranza sulla vertenza Air Italy.
Il consigliere del Pd Giusepope Meloni ha anch’egli annunciato un documento su Air Italy, oltre alla richiesta di tenere una riunione del Consiglio (sia pure informale) ad Olbia dove c’è un presidio permanente dei lavoratori.
Il consigliere Stefano Tunis, di Sardegna 2020, ha sottolineato i tempi stretti della vertenza Air Italy che ha annunciato il recesso dal rapporto di lavoro, di conseguenza se partono i licenziamenti i lavoratori saranno esclusi dalla cassa integrazione e da ulteriori possibilità di essere reimpiegati su quelle rotte da una nuova società.
Anche il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha annunciato un ordine del giorno su Air Italy, auspicando su questo la convergenza di tutti i gruppi.
Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, citando un precedente impegno dei capigruppo su Air Italy, ha suggerito la sospensione della seduta e la ripresa alle 15.00 lavorando nel frattempo agli ordini del giorno.
Il presidente, raccogliendo le indicazioni dei gruppi, ha sospeso la seduta per 15 minuti convocando la conferenza dei capigruppo.
Alla ripresa dei lavori, il presidente ha chiuso la seduta annunciando che alle 15.00 si terrà una nuova conferenza dei capigruppo mentre i lavori del Consiglio riprenderanno alle 16.00. (Af)