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Norme di attuazione, un futuro per lo Statuto speciale della Sardegna

Data: 16/10/2018 ore 11:30

Le norme di attuazione dello Statuto speciale devono essere una risorsa per la Sardegna: vanno pensate non soltanto per il trasferimento delle funzioni e del personale dal Governo alla Regione, ma anche come possibilità di integrare e di valorizzare la specialità dello Statuto sardo a 70 anni dalla sua approvazione. E’ quanto è emerso ieri, nel corso del convegno “Lo stato di attuazione dello Statuto speciale della Sardegna. Un bilancio dopo 70 anni”, organizzato nella Sala Transatlatico del Consiglio regionale, a Cagliari, dall’Associazione degli ex consiglieri regionali della Sardegna. All’evento, che aveva l’obiettivo di tracciare un bilancio dei risultati conseguiti e delle incompiute, ma soprattutto di offrire nuovi elementi di riflessione in merito alla funzione che potrebbero avere in futuro le norme di attuazione, sono intervenuti il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, l’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, Francesco Agus, presidente della Prima commissione permanente, Gianmario Demuro, docente nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari, Michele Sias (studioso e funzionario della Prima commissione permanente), Eliseo Secci, presidente dell’Associazione ex consiglieri regionali della Sardegna, Benedetto Barranu (Associazione ex consiglieri regionali della Sardegna), Giorgio Macciotta (ex parlamentare), Vanni Lobrano (Università di Sassari), Paolo Fois (Università di Sassari), Ilenia Ruggiu e Alessandro De Martini (componenti della Commissione paritetica Stato-Regione).  

La Sardegna, finora, è la Regione a Statuto speciale che ha sfruttato meno questo strumento pattizio con lo Stato. “I dati – ha affermato Michele Sias – parlano di un regionalismo speciale a più velocità: la Sardegna ha soltanto 29 norme d’attuazione approvate dal 1949, la Valle d’Aosta ne ha 30 dal 1994, 48 il Friuli dal 1963, il Trentino Alto Adige ne ha 191 e la Sicilia ne ha 30”. In questa legislatura la Commissione paritetica, composta da quattro rappresentanti, due della Regione e due del Governo, ha concluso l’iter di due norme d’attuazione che sono state trasformate dal Governo in Decreti legislativi: il n. 114 del 2016 “Norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna – legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, in materia di entrate erariali regionali” e il n. 16 del 2016 “Norme di attuazione dello Statuto speciale della regione Sardegna per il trasferimento delle funzioni in materia di tutela della lingua e della cultura delle minoranze linguistiche storiche nella Regione”. “E’ indubbio – ha affermato il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau – che la Sardegna abbia utilizzato poco lo strumento delle norme di attuazione rispetto alle altre regioni”. Il nuovo orientamento della Corte costituzionale “prevede che le norme di attuazione – ha continuato Ganau – non servono soltanto per dare appunto attuazione e applicare gli Statuti, ma possano anche essere viste come integrazione e adeguamento degli statuti stessi. Va dunque valutata la possibilità di dare risposte, attraverso tali norme alle più evidenti carenze dello Statuto: quelle che riguardano il diritto alla mobilità, al diritto ad essere collegati alle reti energetiche nazionali, ma anche ai temi riguardanti la scuola, l’educazione, i beni culturali, oltre alle tematiche moderne come quelle delle reti di telecomunicazione e reti digitali che, ovviamente, non potevano essere presenti al momento della stesura dello Statuto”. D’accordo anche l’ex assessore regionale e docente della Facoltà di Giurisprudenza di Cagliari, Gianmario Demuro: “Attraverso le norme di attuazione lo Statuto può essere attuato ma può anche essere difeso” e ha aggiunto che è necessario fare in modo che la Commissione paritetica funzioni meglio “perché è l’unico luogo di contrattazione paritetica Stato-Regione anche se asimmetrico”. L’esempio da seguire è quello del Trentino Alto Adige che ha emanato 191 norme di attuazione in maniera continuativa “perché c’è una società che si rispecchia nell’indirizzo politico” con l’obiettivo di garantire la propria autonomia a tutti i livelli istituzionali e “non è mai arretrata di un miglio”. Demuro ha poi concluso: “Lo deve fare anche la Sardegna, credendo in un’Autonomia conquistata a caro prezzo”. Una Sardegna che, dagli interventi dei relatori, è stata fotografata con poca forza, con poca coesione tra i rappresentanti politici nelle diverse Istituzioni, spesso distratta e che non ha saputo vigilare nel modo giusto su tanti processi a cui avrebbe potuto prendere parte per tutelare l’autonomia e l’economia della Sardegna. “Il basso numero di norme di attuazione approvate – ha affermato Francesco Agus, presidente della Prima commissione permanente del Consiglio regionale – è lo specchio di un atteggiamento di chiusura, di ragionamento a compartimenti stagni e della riflessione chiusa all’interno delle singole camere e delle singole Assemblee. Manca un ragionamento da Regione Sardegna che altre regioni a statuto speciale sono capaci di fare, in cui anche nella prassi parlamentare è facile vedere una collaborazione stretta tra giunte e consigli regionali e parlamentari di quella regione”.

Pensando ai possibili sviluppi futuri, per il presidente Ganau potrebbe essere utile modificare la composizione delle Commissioni paritetiche Stato-Regione riportando una rappresentanza politica che affianchi quella tecnica per dare maggiore velocità alla discussione dei temi, così come sarebbe utile avere riferimenti ministeriali relativi ai diversi argomenti per una più rapida istruttoria, la prorogatio della commissione al termine della legislatura, che garantirebbe la continuità del lavoro e una rapida scelta dei nuovi componenti, e, infine, dare tempi certi al Governo per la trasformazione della norma in decreto legislativo. “Credo che le Regioni a Statuto speciale debbano rilanciare la battaglia su questi argomenti se non vogliono essere superate in tema di competenze e di autonomia dalle regioni a statuto ordinario che chiedono nuovi spazi sulla base del Titolo V. Come coordinatore delle Autonomie Speciali – ha concluso –  ho richiesto l’apertura di un tavolo di consultazione alla Ministra per gli Affari regionali da cui ho ottenuto rassicurazioni sull’attuazione della Specialità. Restiamo ovviamente in attesa di segnali concreti». (Eln)

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