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Insularità, al via seconda fase della campagna referendaria

Data: 02/01/2018

Prende il via la seconda fase della campagna referendaria per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione.

«Dopo la consegna di oltre 92mila firme alla Corte d’Appello di Cagliari – ha spiegato il presidente del Comitato promotore Roberto Frongia durante una conferenza stampa in Consiglio regionale– puntiamo al secondo obiettivo: l’affermazione del concetto di insularità come elemento fondante dell’identità costituzionale e nazionale della Sardegna». Un passaggio che consentirebbe di rendere giuridicamente inattaccabili le scelte di politica economica e sociale della Sardegna. «Dimostrare che l’insularità è parte integrante della identità costituzionale sarda – ha spiegato Enrico Altieri, consulente giuridico del Comitato – consente di avere norme non modificabili. Nemmeno l’Unione Europea potrebbe intervenire con le sue leggi e i suoi regolamenti».

A sostegno di questa posizione, il Comitato si appresta a presentare una robusto incartamento  per certificare gli svantaggi causati alla Sardegna dalla sua posizione geografica. Si parte dai costi dell’insularità, calcolati da uno studio curato da Franco Meloni (Riformatori sardi). Maggiori oneri che ammonterebbero a circa 3 miliardi di euro. Tra le voci di maggiore incidenza, i costi dei trasporti aerei e navali che insieme gravano sul bilancio regionale per 1,2 miliardi di euro. A questi si aggiungono quelli del commercio. Il differenziale rispetto alle altre regioni italiane è compreso tra il minimo della Calabria (600milioni di euro) e il massimo del Piemonte (2 miliardi di euro).

Ai costi monetari si affiancano poi quelli “non monetari” come il basso indice di infrastrutturazione dell’Isola. La Sardegna ha il 35,2% di reti energetiche contro il 64% del Mezzogiorno, il 45,5% d reti stradali (87,1 Mezzogiorno), 15% di reti ferroviarie (87,8% Mezzogiorno), 66,1% di infrastrutture economico-sociali (84,4% del Mezzogiorno). Numeri che fotografano l’esiguità degli investimenti statali a favore dell’isola: «In dieci anni, dal 2000 al 2010, mancano all’appello circa 20 miliardi di euro – ha detto Franco Meloni – noi non chiediamo assistenza o sovvenzioni, pretendiamo però ciò che ci spetta. La Sardegna deve essere messa nelle condizioni di poter competere alla pari con le altre regioni».

Secondo Meloni «l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, consentirebbe di recuperare una grossa fetta degli investimenti aggiuntivi per un periodo di almeno 10 anni e di ottenere una quota fissa come contributo di riequilibrio per coprire i costi dei trasporti e del commercio». Tutto questo senza grossi oneri per lo Stato: «Oggi la Sardegna ottiene dal Governo nazionale circa 5 miliardi di euro per coprire i costi dei servizi – ha spiegato l’autore dello studio – con la nostra proposta ci sarebbe invece un aumento di Pil che consentirebbe alla nostra Isola di arrivare all’indipendenza economica».

Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri componenti del Comitato che hanno preso parte alla Conferenza stampa di questa mattina. «L’obiettivo – ha affermato l’ex assessore alla Cultura della Giunta Soru Maria Antonietta Mongiu – è quello di andare oltre il concetto di specialità, inteso come condanna, per considerarlo invece come risorsa». 

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