Data: 06/11/2019 – Cagliari

Una strategia comune che coinvolga le zone insulari del Mediterraneo per trasformare l’insularità da svantaggio a condizione di specificità e, quindi, di opportunità sotto il profilo culturale, storico, geografico ed identitario. È questa  la strada che la Sardegna deve seguire, insieme agli altri territori che hanno come denominatore comune condizioni geografiche particolari, per far fronte al ritardo dello sviluppo spesso erroneamente imputato alla sola  condizione geografica che, invece, potrebbe costituire una ricchezza. Nella fase attuale sta maturando un nuovo concetto di insularità non più considerato come condizione di svantaggio  ma come elemento di valore e di specificità identitaria nell’ambito dei quali si possono individuare le opportunità di crescita. L’esplicito riferimento ai territori in condizione di insularità, contenuto nel testo originario dell’articolo 119 della Costituzione, è ormai stato abrogato. Il legislatore costituzionale che, nel 2001 ha riformato il titolo V della Costituzione, ha infatti, eliminato dall’art. 119 ogni riferimento alle isole, senza disciplinare  la particolare condizione giuridica di cui dovrebbero godere i territori che presentano tali caratteristiche. E’ pur vero che la legge delega sul federalismo fiscale (n. 42 del 2009), di attuazione del nuovo articolo 119 Cost., cita la condizione di insularità come condizione di cui tener conto nella legislazione di attuazione. Ma il mancato completamento  di tale normativa non ha ancora consentito di misurare l’efficacia di tale precetto. Tuttavia  sta maturando una nuova sensibilità. La stessa Corte costituzionale nel 2019  ha stabilito che la definizione dei complessivi rapporti finanziari fra lo Stato e la Regione Sardegna deve essere ripristinata in considerazione “del ritardo dello sviluppo economico dovuto all’insularità”. In questa legislatura sono state già prese iniziative per promuovere l’inserimento del principio in Costituzione ed è stata istituita una apposita Commissione speciale per il riconoscimento dell’insularità. Si tratta di una battaglia fondamentale per creare quelle condizioni di sviluppo che consentano ai sardi, e alle altre regioni insulari, di competere in modo leale e in condizioni di parità nel mercato interno, in quello europeo e in quello globale sfruttando le potenzialità che offre l’insularità. È, pertanto, mia intenzione promuovere tutte le possibili iniziative per consentire alla Sardegna di essere protagonista di una nuova stagione di riforme che prenda spunto proprio dalla particolare posizione geografica. Sia nell’ambito della Conferenza delle Assemblee legislative delle Regioni d’Europa, sia nell’ambito del Comitato europeo delle Regioni, in piena sintonia con la Presidenza della Regione, intendo garantire una presenza sempre più incisiva del Consiglio regionale sardo alle iniziative che potranno risultare utili per coinvolgere la particolare posizione geografica della Sardegna nei processi di sviluppo e di coesione. Nell’ambito della già istituita Consulta sardo-corsa e nell’ambito della futura istituzione di una Consulta con le Comunità di lingua catalana, che è mia intenzione promuovere, sarà importante sensibilizzare le rispettive Assemblee rappresentative nel portare avanti quei progetti messi a disposizione dal diritto europeo che realizzano politiche di coesione e di sviluppo. Sarà un percorso lungo e difficile in cui si dovranno sfatare luoghi comuni errati secondo cui il principio di insularità costituisce solo una condizione di svantaggio: luoghi comuni che, probabilmente, in passato hanno contribuito a far maturare la convinzione che fosse superfluo eliminare il principio di insularità dalla  Costituzione. Costruire condizioni di vantaggio per le regioni insulari non significa dunque elargire un gratuito privilegio o assicurare una forma di assistenza, ma vuol dire creare le condizioni per sviluppare le potenzialità dei territori come il nostro.

Michele Pais

Presidente del Consiglio regionale