Data: 27/04/2016
Una svolta sulle politiche industriali e maggiore chiarezza su quelle energetiche. Sono le richieste formulate dai sindacati sentiti questo pomeriggio in audizione dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale.
I segretari di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil Giacomo Migheli, Marco Nappi e Tore Sini hanno illustrato all’organismo consiliare le principali problematiche che affliggono il comparto industriale sardo.
I tre segretari hanno invocato un atteggiamento diverso da parte della Giunta regionale e del presidente Francesco Pigliaru chiedendo il supporto della Commissione. «La politica deve capire che senza industria la Sardegna sarà più povera e destinata a spopolarsi rapidamente – hanno rimarcato i sindacati – il processo di riconversione industriale non può limitarsi alle attività di bonifica, occorre passare dalla chimica tradizionale a quella verde e puntare sul manifatturiero sostenibile. Le bonifiche vanno fatte per legge, sono doverose per tutelare l’ambiente e la salute ma la politica industriale non può basarsi solo su queste: le ricadute occupazionali sarebbero marginali».
Sulle cause della crisi dell’industria i sindacati hanno le idee chiare: «E’ una crisi che viene da lontano e che ha un comune filo conduttore che si chiama energia – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – senza una soluzione strutturale non potrà essere garantito un futuro produttivo ai nostri siti industriali».
Secondo i sindacati, l’obiettivo primario è quello di garantire energia a basso costo alle imprese che operano in Sardegna. «Occorre fare chiarezza sul progetto di metanizzazione dell’Isola – hanno detto Migheli, Nappi e Sini – condividiamo l’indirizzo del Piano energetico regionale che, in linea con le scelte strategiche dell’Unione Europea, individua nel GNL (gas naturale liquido) la principale fonte di approvvigionamento di metano. Peccato che subito dopo l’approvazione del Piano il presidente Pigliaru si sia espresso a favore della costruzione del gasdotto Toscana-Sardegna. Una scelta che, pur prevista dal Piano energetico, allungherebbe i tempi e non consentirebbe di dare risposte immediate al sistema produttivo».
I rappresentanti di Cgil-Cisl e Uil hanno poi affrontato la questione relativa alla mancata riduzione dei costi dell’energia alle 18 imprese sarde che possono usufruire del regime di interrompibilità elettrica. «Negli incontri tenuti da Governo, Regione Autority dell’Energia e Unione Europea si era preso l’impegno di equiparare il prezzo dell’energia a quello della fascia più bassa praticato in Europa. Attualmente non c’è traccia di un provvedimento che vada incontro alle industrie sarde e alle imprese di altri comparti che chiedono energia a basso costo per essere competitive sul mercato».
Pessime notizie anche sul fronte dell’essenzialità, regime revocato alle tre centrali sarde di Fiumesanto, Ottana e Portovesme. «Senza essenzialità la centrale di Ottana è destinata a morire – hanno detto Migheli, Nappi e Sini – la revoca ha inoltre comportato un aggravio dei costi per il servizio di dispacciamento che garantisce in ogni istante l’equilibrio tra domanda e offerta di energia. Terna nel 1° bimestre del 2016 si è dovuta rivolgere al mercato per garantire questo servizio spendendo 40 milioni di euro in più rispetto allo stesso bimestre del 2015. Su Ottana manca una risposta sulla possibilità di riconoscere alla centrale l’essenzialità per il servizio di riaccensione della rete elettrica sarda in caso di blackout. Tutto questo nonostante i problemi di tensione e di sicurezza nel sistema di distribuzione dell’energia in Sardegna come dimostrato dalle 4 prove effettuate da Terna nel 2015 per la riaccensione della rete».
Nell’audizione, infine, è stato affrontato il tema della chimica verde e la mancata riconversione del sito di Porto Torres. «Eni non ha rispettato gli accordi sottoscritti nel 2011 – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – la cessione di Versalis al fondo di investimento SK Capital significherebbe l’abbandono definitivo del progetto. Registriamo un atteggiamento troppo morbido della Giunta nei confronti di Eni che ha realizzato finora solo 2 dei sette impianti previsti e rinunciato definitivamente alla costruzione della centrale a biomasse».
Al termine dell’audizione, il presidente Luigi Lotto ha assicurato la massima attenzione alle problematiche del settore industriale. «E’ una questione rilevante che sarà al centro dei nostri lavori – ha detto Lotto – l’industria esistente va salvaguardata, non possiamo permetterci di creare nuovi disoccupati. Nostro obiettivo è trovare, in collaborazione con la Giunta, le soluzioni migliori per un’efficace politica industriale».