Data: 09/08/2017 ore 10:30
Il presidente del Partito dei sardi, Paolo Maninchedda, insieme con il segretario Pds, Franciscu Sedda, ha presentato questa mattina nella sala stampa del Consiglio regionale la proposta della Costituzione della Repubblica di Sardegna. La Carta sarda, che conta 55 articoli ricompresi in 7 capitoli (La Repubblica di Sardegna, Diritti fondamentali, Struttura dello Stato, Le istituzioni, Il parlamento, La magistratura, La Suprema corte) è disponibile on-line, all’indirizzo www.sacartaprosarepubblica.eu, in lingua italiana, in campidanese, logudorese, limba de mesania e gallurese.
Il documento, approvato lo scorso giugno dall’assemblea nazionale del Pds, è da oggi aperto alla consultazione ed al contributo di tutti i sardi e di quanti “tengono alla Sardegna”. C’è tempo fino al prossimo dicembre per proporre emendamenti e modifiche poi, dopo un’ampia consultazione nei territori, la Carta sarà votata in una giornata solenne individuata dal Partito dei sardi.
«Alla Sardegna – ha dichiarato Maninchedda – servono nuove e grandi motivazioni che possono nascere solo dalle grandi idee; vogliamo cambiare la realtà e per farlo bisogna essere capaci di immaginarla nella sua forma più grande e più bella».
«La costituzione che proponiamo ai sardi – ha proseguito l’ex assessore dei Lavori Pubblici – fonda le sue radici nella cultura democratica, nell’europeismo, nella cultura della solidarietà e in quella libertaria, perché vogliamo che lo Stato sia strumento per i cittadini».
Tra le novità sottolineate da Paolo Maninchedda il ricorso al referendum “come meccanismo di appropriazione dei simboli della nazione” (sono previsti per la scelta dell’inno e della bandiera, per le lingue ufficiali e per la distribuzione di competenze e funzioni tra lo Stato, le Regioni e i Comuni) ed anche l’affermazione di una serie di principi inerenti i diritti dei cittadini («introduciamo il principio della buona fede e neghiamo allo Stato la possibilità di condannare per tutta la vita un essere umano vietando l’ergastolo») e la libertà economica («non può svolgersi in contrasto con l’utilità solciale»).
Nella sezione dedicata alle istituzioni si ripropone l’assemblea sarda con 80 seggi («i rappresentanti del popolo sardo non sono obbligati ad abbandonare lavoro e professione per tutta la durata del mandato ma potranno optare sulla retribuzione» ) e l’elezione non contestuale del parlamento e del primo ministro (eletto ogni 4 anni, mentre il presidente della Repubblica resta in carica cinque anni).
«La proposta della Carta della Repubblica Sarda – ha aggiunto Franciscu Sedda – non è un punto di arrivo ma un momento di rilancio nel cammino per l’indipendenza della Sardegna, dove incominciamo a vedere splendere la luce alla fine del tunnel».
«Da oggi in poi – ha concluso Gianfranco Congiu, capogruppo Pds in Consiglio – voteremo soltanto i provvedimenti in linea con le finalità indicate nell’articolo 1 della Carta dei sardi e cioè daremo il nostro assenso in Aula solo a quelle leggi che garantiscano al popolo sardo la coesione interna, la libertà, la democrazia, il futuro dei giovani e l’indipendenza della Sardegna».