Data: 25/01/2018 ore 16:30
“Se pensiamo al punto da cui siamo partiti il bilancio dei 70 anni di autonomia della Sardegna è complessivamente positivo, pur con limiti ed errori. Tuttavia le ragioni della nostra specialità sono ancora attuali ed oggi sono legate al riconoscimento dell’insularità da parte dello Stato e dell’Unione europea; noi, comunque dobbiamo fare la nostra parte lavorando per la piena applicazione dello Statuto e in particolare dell’art.13”.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau al convegno per i 70 anni dell’Autonomia speciale della Sardegna organizzato dall’Università di Cagliari.
Dopo l’intervento della coordinatrice del convegno Maria Rosa Cardia, che ha ricordato le radici delle autonomie speciali, fondate sulla storia e precedenti alla Costituzione, ha preso la parola il costituzionalista Gianmario Demuro, ex assessore degli Affari generali.
Demuro ha associato il concetto di autonomia, fortemente radicato nella società sarda, a quello di “democrazia plurale”, molti simile alla dottrina francese della cosiddetta “democrazia di prossimità”. I problemi della Spagna, ha ricordato, “nascono proprio dal rifiuto di accettare questa pluralità”.
Franco Jacop, presidente del Consiglio del Friuli-Venezia Giula e coordinatore della conferenza dei presidenti delle Assemblee regionali, ha citato il percorso “tormentato” della sua Regione, determinato dalle vicende belliche e post-belliche e da forti pulsioni separatiste. La nostra autonomia, ha dichiarato, non è stata un privilegio ma una “risposta di governo” a di situazioni storiche di enorme complessità.
Il prof. Roberto Louvin, valdostano, si è detto convinto che la storia di tutte le autonomie speciali sia stata una storia di lotta, le cui ragioni profonde sono state comprese dai Costituenti con una scelta di grande lungimiranza. Louvin ha poi auspicato una revisione degli Statuti regionali delle Regioni autonome, che dovrà vedere protagoniste le nuove generazioni.
Per l’Università di Sassari il prof. Pietro Luigi Pinna ha individuato le motivazioni più forti dell’autonomia della Sardegna nel “risarcimento” dovuto all’Isola fin dai tempi dello Stato piemontese. Un risarcimento prevalentemente economico, ha sostenuto, che poi c’è stato dopo la seconda guerra mondiale ma solo parzialmente, con lo Statuto ed i Piani di Rinascita.
Portando la testimonianza dell’autonomia siciliana, il prof. Marcello Saija dell’università di Palermo, ha osservato che il bilancio autonomistico della sua Regione, “che usa il 90% delle sue risorse per riprodurre se stessa”, è in gran parte “una occasione sprecata”e tuttavia questa esperienza negativa non può travolgere la stessa idea di autonomia, che deve essere rilanciata.
(Af)