Data: 12/05/2010
Parere favorevole della Seconda commissione, Politiche comunitarie ed emigrazione,presieduta da Silvestro Ladu, al Piano triennale per l’Emigrazione proposto dall’Assessore al Lavoro Franco Manca, che è stato ascoltato oggi in audizione. Un parere articolato, che è stato approvato a maggioranza con l’astensione dei gruppi di opposizione.
Nel documento la Commissione sottolinea l’importanza dell’argomento e delle iniziative che si rivolgono a centinaia di migliaia di sardi che si sono stabiliti fuori Sardegna, ma intendono mantenere forti i legami con la terra d’origine. Tuttavia la legge N. 7 del 1991 è ormai abbondantemente superata ed occorre rimettervi mano con urgenza ha scritto l’organismo consiliare.
Un aspetto che desta perplessità è ad esempio il fatto che la Commissione debba esprimere il proprio parere sul solo Piano triennale per l’emigrazione, mentre la quantificazione e ripartizione delle risorse viene demandato al solo piano annuale sul quale l’organo consiliare non deve esprimere alcun parere.
Aspetti da rivedere, secondo la commissione, riguardano anche l’attuale sistema di organizzazione dell’emigrazione, basata sui circoli e sulle associazioni che condiziona la distribuzione delle risorse finanziarie, non trascurabili, che ammontano a 4 milioni e mezzo all’anno di euro.
C’è poi la partita, anch’essa particolarmente rilevante, che riguarda il sistema delle informazioni e comunicazioni fra Sardegna e comunità di emigrati che occorre -è stato sottolineato durante l’audizione dell’assessore Manca- ripensare tenendo conto dei giganteschi passi avanti compiuti con l’avvento delle nuove tecnologie e degli strumenti informatici di comunicazione che si sviluppano in tempo reale.
A questo riguardo la Commissione ritiene che “Per quanto riguarda le nuove tecnologie sia indispensabile rivedere le modalità di comunicazione e informazione facendo maggiore ricorso a community e in genere ai nuovi sistemi di comunicazione per favorire la partecipazione dei giovani alle iniziative degli emigrati, ma, allo stesso tempo,condivide la necessità di mantenere, seppure ridimensionati, anche gli strumenti di comunicazione tradizionali, quale ad esempio il formato cartaceo del Messaggero sardo a favore di quella parte di emigrati che non utilizza le nuove tecnologie”. (lp)