Data: 15/06/2018
Con gli interventi dei presidenti regionali di Cna e Casartigiani Francesco Porcu e Ignazio Schirru si è concluso nella tarda serata di ieri il primo ciclo di audizioni della Commissione speciale del Consiglio regionale sulla crisi dell’artigianato e del commercio. I due esponenti delle associazioni di categoria hanno confermato le criticità già segnalate da altri organismi nelle precedenti sedute del parlamentino guidato da Roberto Deriu (Pd).
Il settore dell’artigianato conta oggi in Sardegna 142.951 imprese. Dal 2008, anno di inizio della crisi, 7760 hanno abbassato le serrande. Lo scorso anno 784 aziende hanno cessato l'attività, mentre nel primo trimestre del 2018 il saldo negativo è di 261 unità.
«Ciò che preoccupa – ha detto il presidente della Cna Francesco Porcu – è che la Sardegna, nonostante la ripresa dell’economia nazionale, non riesce ad agganciare il treno della crescita. Otto regioni sono tornate ai livelli pre-crisi, la nostra Isola invece sconta gli stessi ritardi delle altre regioni del Mezzogiorno. Il nostro Pil si attesta oggi a 31,4 miliardi di euro contro i 34,7 del 2008».
In un dettagliato report consegnato alla Commissione, la Cna individua le ragioni della frenata: una burocrazia invasiva, il blocco della spesa pubblica, la scarsa incisività degli interventi di sostegno alle imprese varati negli ultimi 10 anni. «Il settore artigiano, costituito in gran parte da piccole imprese, ha pagato una politica di incentivi che ha premiato le aziende con un fatturato medio-alto – ha sottolineato Porcu – lo Svimez ha certificato che la quota d’accesso delle imprese del Mezzogiorno alle tre principali misure del pacchetto “Industria 4.0” non ha raggiunto il 10% del totale. Dei 13 miliardi messi a disposizione dal Governo solo 1 è andato al Sud e alle Isole».
Una situazione che in Sardegna è resa ancora più grave da altri fattori secondo Cna: «In nessuna altra regione italiana la spesa pubblica ha un’incidenza così alta come in Sardegna (il 28,71% del Pil prodotto) – ha ricordato Porcu – eppure non si riscontrano evidenti benefici. Le cause: la lentezza della spesa; il mancato coordinamento nella programmazione delle varie fonti di finanziamento europee, nazionali e regionali; la scelta di finanziare grandi opere anziché puntare su interventi immediatamente cantierabili come quelli di riqualificazione ed efficientamento energetico di edifici pubblici o di manutenzione del territorio». Critico il giudizio di Cna anche sulle ricadute del Piano LavoRas: «E’ una misura che non aiuta le imprese ma le danneggia – ha rimarcato Porcu – le assunzioni fatte dai comuni sono temporanee, i 270 milioni di euro potevano essere invece utilizzati per rilanciare gli investimenti produttivi, promuovere posti di lavoro stabili e sostenere l’economia e i sistemi produttivi locali».
Dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato sono poi arrivati alcuni suggerimenti per tentare di invertire la rotta: «Noi abbiamo presentato da tempo diverse proposte per rilanciare il settore – ha detto Porcu – tra queste un intervento complessivo sul sistema del credito e sulle politiche degli incentivi, più investimenti sulla formazione (settore trascurato negli ultimi anni con la legge 12 sull’apprendistato senza fondi dal 2012); un piano per l’internalizzazione delle imprese con la promozione di forme di aggregazione e di sistemi di produzione in grado di competere nei mercati; un nuovo progetto per il rilancio dell’artigianato artistico attraverso strumenti di tutela e promozione, disciplinari e marchi; il ripristino della legalità con una lotta serrata al dilagante fenomeno dell’abusivismo».
Preoccupazioni condivise dai vertici di Casartigiani. Per il presidente Ignazio Schirru, la crisi dell’artigianato oltre agli effetti negativi del quadro economico internazionale sconta anche fattori strutturali endemici: trasporti, alti costi dell’energia, deficit infrastrutturale.
A pagare più di tutti il prezzo della crisi è stato, secondo Casartigiani, il settore edile: «L’edilizia è da sempre la locomotiva dell’economia isolana – ha detto Schirru – rimetterla in moto consentirebbe di riattivare un circolo virtuoso di sviluppo con effetti a cascata su tutto l’indotto». Tra le criticità, Schirru ha inoltre segnalato le difficoltà di un ricambio generazionale all’interno delle imprese. «Per il figlio di un imprenditore ereditare l’azienda del padre è molto più costoso che per un dipendente. Serve un intervento sulla normativa vigente per favorire il trasferimento di proprietà tra familiari». Indice puntato, infine, contro gli oneri sociali troppo alti. «Tra tasse, imposte e contributi da versare a scadenze precise la vita di una piccola impresa è sempre più complicata».
Cna e Casartigiani, al termine dell’audizione, hanno offerto ampia disponibilità a dare il loro contributo alla proposta di legge che la Commissione speciale elaborerà nelle prossime settimane.
«Dopo aver ascoltato gli artigiani sentiremo, a partire dalla prossima settimana i commercianti – ha detto il presidente Roberto Deriu – poi la parola passerà al Consiglio per una legge che sconfigga oneri, tributi, controlli, abusivismo e burocrazie».
Secondo Deriu, l’artigianato «è lavoro vero, è l’espressione più naturale della creatività umana, il simbolo della fantasia e versatilità del tessuto produttivo, l’elemento elastico di un’economia altrimenti massificata e priva d’anima». Un settore che oggi sconta la scomparsa di centinaia di imprese e la fuga dall’economia ufficiale di molti artigiani che scelgono il sommerso per sopravvivere.
«Il nemico dell’artigiano non è il mercato né il progresso tecnologico – ha proseguito Deriu – il vero nemico è la paura. La paura di non farcela ad onorare gli impegni, a fronteggiare la burocrazia e i vincoli di migliaia di leggi. A questo si aggiungono due amarezze: non riuscire a trasmettere ai propri figli la propria arte e subire una sempre più forte concorrenza sleale con forme di abusivismo incontrollate. Il Consiglio regionale della Sardegna vuole raccogliere le sue forze, sul finire della legislatura, per tentare un ascolto attento, un dialogo intenso e varare infine una legge contro la paura, per la fiducia in chi lavora davvero».