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Convegno: “L’Europa, la Sardegna e la questione insulare”

Data: 21/10/2019 – Cagliari

A nome del Consiglio regionale porgo a tutti i presenti il saluto più cordiale.
Ringrazio l’Associazione degli ex Consiglieri regionali della Sardegna e il suo Presidente per l’invito a partecipare a questa importante iniziativa.
Il programma di interventi dell’odierno Convegno è particolarmente significativo perché si inserisce in un momento di riflessione comune sui temi dell’insularità, dell’autogoverno e della specialità in generale.
Senza alcun dubbio quello dell’insularità costituisce uno dei principali elementi che rendono speciale il nostro territorio, la nostra regione.
È ormai da qualche tempo che nel dibattito politico e scientifico si discute del presunto venir meno delle ragioni della specialità che nel passato avevano costituito il presupposto per l’istituzione delle Regioni speciali. In quel dibattito, a mio avviso, non si tiene conto del fatto che alcuni aspetti che avevano orientato la scelta del Costituente restano ancora attuali e preminenti. Tra questi, sicuramente l’insularità che caratterizza il nostro regime speciale. La condizione insulare, in quanto condizione geografica, non muta nel tempo: è una condizione da disciplinare in modo specifico e adeguato in quanto – come dimostrato dalla realtà e dagli autorevoli studi – rappresenta una condizione obiettiva di svantaggio che moltiplica i costi nella mobilità, nei trasporti, nelle operazioni economiche, nelle prestazioni sociali, e in generale nei più vari ambiti di intervento. Garantire risorse finanziarie aggiuntive per le regioni insulari, non significa quindi assicurare un gratuito vantaggio, un privilegio, ma un doveroso compito con cui rimuovere gli obiettivi ostacoli che impediscono di sviluppare le potenzialità del territorio.
Va ricordato che il testo originario dell’articolo 119 della Costituzione italiana, saggiamente, conteneva un esplicito riferimento ai territori in condizione di insularità quali territori da valorizzare mediante contributi speciali da assegnare a singole Regioni. Tale riferimento non è più presente nel testo attuale. Il legislatore costituzionale che nel 2001 ha riformato il titolo V della seconda parte della Costituzione ha, infatti, espunto dall’art. 119 ogni riferimento alle isole, senza disciplinare in altra parte la particolare condizione giuridica di cui dovrebbero godere i territori che presentano tali caratteristiche.
La stessa legge delega sul federalismo fiscale (la legge n. 42 del 2009), di attuazione del nuovo articolo 119 Cost., cita la condizione di insularità come condizione di cui tener conto nella legislazione di attuazione. Il mancato completamento dell’attuazione di tale normativa non ha tuttavia consentito di misurare l’efficacia di tale precetto. Anche per questo il “principio di insularità”, inteso come principio che impone l’obbligo di attuare politiche statali di riequilibrio, nel momento attuale, risulta difficilmente realizzabile anche se, soprattutto di recente, sta maturando, sotto questo punto di vista, una nuova sensibilità.
In tal senso giova, infatti, ricordare che con la recente sentenza n. 6 del 2019 la Corte costituzionale ha stabilito che la definizione dei complessivi rapporti finanziari fra lo Stato e la Regione Sardegna deve essere ripristinata in considerazione “del ritardo dello sviluppo economico dovuto all’insularità”.
Così come a livello costituzionale, anche nell’ambito dello Statuto sardo non sono rinvenibili disposizioni che garantiscono in modo esplicito la particolare condizione insulare. È vero che l’articolo 13 dello Statuto, come è noto, prevede l’elaborazione di un piano organico per la c.d. “rinascita economica e sociale dell’Isola”: tuttavia questa disposizione è da molti, a mio avviso impropriamente, considerata ormai superata.
Tutto ciò fa riflettere sull’opportunità di inserire un esplicito richiamo alla condizione di insularità come condizione di svantaggio a livello costituzionale. Tale riferimento costituirebbe un parametro con il quale la legislazione ordinaria che disciplina i diversi interventi finanziari si deve misurare, pena la censura di incostituzionalità.
Per questo si deve apprezzare l’iniziativa volta a promuovere l’inserimento del principio in Costituzione e l’iniziativa “trasversale” recentemente intrapresa in Consiglio regionale, culminata con l’istituzione di una apposita Commissione speciale per il riconoscimento dell’insularità.
Ma c’è un altro ambito al quale, nell’affrontare il tema dell’insularità, anche questa autorevole iniziativa promossa dall’Associazione degli ex Consiglieri presta attenzione: il livello di governo internazionale e, in particolare, quello europeo.
Nel diritto internazionale l’insularità ha assunto un rilievo sempre più importante. La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982, delinea il regime giuridico delle isole. A livello europeo, già il Trattato di Amsterdam del 1997 ha riconosciuto rilevanza alla specificità dei territori insulari. In particolare, però, è nell’articolo 174 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea che risulta esplicitamente sancito un dovere di intervento dell’Unione europea finalizzato a ridurre lo svantaggio delle regioni meno favorite, tra le quali vengono inserite anche le regioni insulari .
Alla luce di questi fattori la Sardegna deve dunque far sentire in modo adeguato le proprie istanze a livello europeo. Deve richiedere il pieno riconoscimento degli svantaggi strutturali causati dalla sua particolare situazione geografica affinché possano essere predisposti gli interventi necessari a ridurne il peso.
Quella per l’insularità è dunque una battaglia fondamentale per creare le condizioni di sviluppo che consentano ai sardi di competere in modo leale e in condizioni di parità nel mercato interno, in quello europeo e in quello globale.
Per il ruolo che mi è stato affidato desidero precisare che è nelle mie intenzioni promuovere tutte le possibili iniziative per consentire alla Regione sarda di essere protagonista di una nuova stagione di riforme che prenda spunto proprio dalla particolare posizione geografica e dalla condizione di insularità. Sia nell’ambito della Conferenza delle Assemblee legislative delle Regioni d’Europa (alla quale partecipo in quanto componente di diritto), sia nell’ambito del Comitato europeo delle Regioni (presso il quale recentemente sono stato indicato tra i membri supplenti), in piena sintonia con la Presidenza della Regione, intendo garantire la presenza del Consiglio regionale sardo alle iniziative e ai gruppi di lavoro che potranno risultare utili per coinvolgere la Sardegna nei processi di sviluppo e di coesione ivi promossi.
Nell’ambito della già istituita Consulta sardo-corsa e nell’ambito della futura istituzione di una Consulta con le Comunità di lingua catalana, che è mia intenzione promuovere, sarà importante sensibilizzare le rispettive assemblee rappresentative nel portare avanti quei progetti messi a disposizione dal diritto europeo che realizzano politiche di coesione e di sviluppo.
In questo senso, ad esempio, l’ipotesi di avviare una “strategia macroregionale” che coinvolga le regioni insulari del Mediterraneo che fanno capo ai diversi Stati membri o l’ipotesi di costituire un Gruppo europeo di cooperazione territoriale che veda coinvolte le medesime regioni insulari, possono essere le opportunità da valutare per trasformare la condizione di insularità da una condizione di svantaggio a una opportunità di cooperazione, di crescita e di sviluppo.
Vi auguro buon lavoro
       Michele Pais
     Presidente del Consiglio regionale della Sardegna

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