Data: 07/10/2016
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"E’ un’esigenza politica forte la predisposizione di un addendum al Patto per la Sardegna che scriva il piano per la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la totale dismissione dei poligoni, nonché determini la compensazione economica dei danni ambientali, sanitari ed allo sviluppo subiti a causa del gravame militare, insieme con le risorse necessarie per le bonifiche e la riconversione dei siti, così come chiesto dal Consiglio regionale il 17 Giugno del 2014».
È la proposta avanzata dal presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau durante l’audizione di questa mattina nella Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito, convocata in Prefettura a Cagliari, al termine di una settimana di sopralluoghi nelle aree militari della Sardegna.
Come massimo esponente dell’Assemblea sarda, il presidente del Consiglio ha ribadito in modo chiaro e inequivocabile la volontà dei sardi, espressa con chiarezza dal Consiglio regionale che lo rappresenta, nel giugno del 2014 con l’ultimo atto del Parlamento sardo che ribadisce la richiesta “della progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la dismissione dei poligoni.
«Non è più tollerabile l’omissione sui rischi e le conseguenze delle esercitazioni e di tutte le altre attività effettuate nei poligoni sardi – ha sottolineato Ganau – in materia di salute pubblica deve valere il principio di precauzione: deve essere lo Stato a dimostrare che le attività dei poligoni non minacciano la salute dei sardi e non dunque i sardi a dimostrare che con i poligoni ci si ammala e si muore».
Secondo il presidente del Consiglio regionale è necessario l’avvio di monitoraggi indipendenti sui danni sanitari e di salute pubblica legati alla presenza dei poligoni militari e l’istituzione di osservatori permanenti indipendenti per il monitoraggio ambientale al loro interno. La liberazione delle aree gravate da servitù militari deve essere accompagnata da piani di sviluppo seri e concreti che partano dalla bonifica dei territori inquinati, insieme all’avvio di un tavolo tecnico che ridefinisca il sistema dei contributi ai comuni maggiormente gravati da servitù militari.
«Non bisogna ripetere gli errori commessi alla Maddalena dopo la dismissione della base USA, le aree gravate da servitù militari devono essere riconsegnate nella disponibilità dei sardi – ha aggiunto il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda, ribadendo in ordine alla questione di Guardia del Moro il dettato dell’ordine del giorno approvato il 18 febbraio del 2015 dal Consiglio regionale che ha espresso la ferma contrarietà all’imposizione della servitù militare a protezione del deposito di munizioni di Guardia del Moro. «La richiesta di riesame del decreto – ha ricordato Ganau – è ad oggi senza risposta e senza alcun coinvolgimento del governo regionale, né tanto meno delle comunità locali, viene disposto l’ampliamento del pontile sud dell’Isola di Santo Stefano alla Maddalena. Le proteste dei pescatori di questi giorni – ha concluso il presidente del Consiglio – sono il simbolo di due modelli di sviluppo che non possono più coesistere. Abbiamo scelto di fare dell’ambiente e delle attività produttive connesse, la nostra era occasione di rinascita e questo non è più compatibile con il sacrificio che lo Stato ci chiede ormai da troppo tempo».