Data: 29/06/2017 ore 10:30
La commissione Cultura, presieduta da Gavino Manca (Pd), ha proseguito il ciclo di audizioni sul Testo unico della lingua sarda raccogliendo i contributi dei maggiori esperti in linguistica della Regione.
Il primo intervento, quello del prof. Diego Corraine, ha messo in luce in via preliminare la distinzione fra la lingua sarda originale (“una lingua di tutti” fin dal Medioevo) e quelle che storicamente si sono radicate nei vari territori dell’Isola, come catalano, gallurese, sassarese e tabarchino (Carloforte), alle quali andrebbero aggiunte a suo giudizio anche il maddalenino e il castellanese (Castelsardo), che presentano tratti distintivi. Inoltre, secondo Corraine, “occorre avere ben chiara una seconda distinzione, fra lingua e cultura, che per il bene di entrambe devono restare distinte”. Sullo specifico della legge, il linguista ha auspicato la conferma dello schema linguistico di riferimento fissato dalla Regione nel 2006 con la c.d. limba sarda comuna da utilizzare per usi esterni assegnando uno spazio adeguato alle altre lingue complementari, secondo un modello presente in tutte le realtà linguistiche. Corraine ha infine sottolineato la centralità della presenza della lingua sarda nella scuola e nel mondo della comunicazione.
Per il prof. Mario Pudhu, al contrario, “la legge commetterebbe uno sbaglio ed invaderebbe un campo non di sua competenze se definisse cosa è da considerarsi lingua, compito che invece spetta all’analisi scientifica”. Di conseguenza, a suo avviso, la necessità di evitare “la contraddizione fra tutela, valorizzazione e promozione della lingua sarda e norme di riferimento stabilite per una sola ed unica espressione (la limba sarda comuna) il cui lessico, fra l’altro, è una specie di macedonia che alla fine si configura come un sardo di nessuno”. Quanto all’insegnamento nelle scuole Pudhu ha raccomandato la massima attenzione alla formazione certificata del personale docente, che per il sistema di istruzione regionale rappresenta oggi una grave lacuna.
La legge contiene alcune novità positive, ha poi affermato il giornalista Paolo Pillonca, “soprattutto nei suoi riferimenti al valore del patrimonio immateriale della Sardegna che, come tale, non è acquistabile”. Mi sembra una legge ben fatta, ha aggiunto Pillonca, “anche se poi la storia ci insegna la profonda differenza fra il contenuto delle leggi e la loro applicazione e, sotto questo profilo, mi chiedo quale capacità avrà il Consiglio regionale di controllare l’operato della Giunta”.
Sui alcuni contenuti qualificanti della legge si è poi soffermato il prof. Bachisio Bandinu, sottolineando che il successo della nuova normativa si misurerà su “luoghi, tempi, strutture e funzioni” e non su un generico “viva la lingua sarda”. Dopo aver definito convincente il collegamento fra lingua, espressioni artistiche e mondo dei media, Bandinu ha concluso dicendo che “il sardo è un modo di pensare, una visione del mondo che attraversa tutti i campi della conoscenza e della società”.
(Af)