Data: 28/12/2018
"Nel programma del centrodestra per le prossime elezioni regionali va inserita la riforma della legge sul cinema”. L’idea è dei Riformatori sardi che hanno presentato una richiesta ufficiale al tavolo della coalizione.
«Sono passati 12 anni dall’approvazione della legge sarda sul cinema – ha detto il consigliere regionale Michele Cossa – quel testo è ormai inadeguato perché superato da nuove disposizioni nazionali ed europee. Serve una nuova legge moderna e funzionale al raggiungimento degli obiettivi: sostenere i talenti sardi nella realizzazione di prodotti cinematografici in grado di raggiungere il mercato globale e attrarre nell’Isola le grandi produzioni nazionali e internazionali».
Secondo i Riformatori, la legge sul cinema del 2006 dovrà essere riscritta: «Serve uno strumento che garantisca trasparenza nell’assegnazione dei contributi e valorizzi l’immagine nella Sardegna nel mondo – ha aggiunto Pierpaolo Vargiu – produzioni come l’Isola di San Pietro di Gianni Morandi, per citarne una, hanno favorito un aumento di flussi turistici verso Carloforte».
Per la formulazione della proposta i Riformatori si sono avvalsi del contributo di Enrica Anedda di Cinemecum. «Finalmente la politica prende coscienza dell’importanza del cinema per lo sviluppo del territorio – ha detto Anedda – la legge regionale è nata male ed è stata attuata solo in parte. Il problema è la gestione discrezionale da parte dell’assessorato. Occorre ridare un ruolo centrale alla Film Commission che deve fare da regia per tutto il sistema. Bisogna stabilire criteri equi e trasparenti per la concessione dei contributi. Per questo deve essere rafforzato il ruolo della Film Commission, arricchendola di competenze e dotandola di un codice etico».
Secondo i promotori dell’iniziativa, la Regione ha finora svolto un ruolo assistenziale nei confronti dell’industria cinematografica: «E’ mancata una verifica sul risultato ottenuto dai progetti finanziati – ha sottolineato Enrica Anedda – oggi non possiamo sapere quante persone hanno visto i film o quale sia stato l’indotto economico e turistico. Per questo sarebbe opportuno convocare un tavolo tra tutti gli operatori. La nuova legge dovrà guardare, prima di tutto, alla fattibilità e alla visibilità dei film».
Critico anche il produttore Andrea Di Blasio: «In Sardegna prevale il criterio delle produzioni identitarie che, nei bandi pubblici, pesa per il 45% – ha detto Di Blasio – è una percentuale esagerata. La Sardegna deve cambiare rotta e guardare a ciò che succede in altre realtà dove invece si premia la capacità di creare sviluppo e promozione territoriale. Il cinema deve essere un’industria sostenibile e non sostenuta».
Secondo Di Blasio, nella nuova legge occorrerà prevedere una programmazione con tempi più lunghi: «La realizzazione di un film ha bisogno di almeno tre anni – ha affermato – non può essere legata alla presenza di un capitolo specifico nella legge finanziaria».
«Contiamo di poter inserire la nostra proposta nel programma del centrodestra – ha concluso il direttore del Centro Studi dei Riformatori Franco Meloni – la legge sul cinema va riscritta. Solo così l’industria dell’immagine potrà contribuire alla promozione turistica della Sardegna».