“Responsabilità e impegno delle istituzioni e dei media” contro la violenza sulle donne: è stato questo il tema del convegno che, promosso dal Consiglio Regionale e svolto in video conferenza, ha messo a confronto le istituzioni, la politica, gli operatori della comunicazione e l’autorità garante, sul triste fenomeno che vede la Sardegna al secondo posto in Italia per il numero dei femminicidi. «Un tema drammatico e di straordinaria attualità – ha dichiarato il presidente dell’assemblea sarda, Michele Pais, nel suo intervento introduttivo – che ha registrato una preoccupante recrudescenza proprio del corso dei lockdown per l’emergenza Covid». «Il Consiglio regionale – ha affermato il presidente – respinge con forza e determinazione questo fenomeno strutturale che coinvolge l’intera società e rappresenta non solo una violazione fisica o della psiche ma è prima di tutto una violenza alla dignità della persona e che come tale mina alla base la nostra civile convivenza».
«Nell’anno del Covid – ha aggiunto la consigliera dei Progressisti, Laura Caddeo – in Italia sono diminuiti gli omicidi ma non i femminicidi, a testimoniare il perdurare di una violenza che si sviluppa soprattutto tra le mura domestiche e che, per molti aspetti resta, nel sommerso ed è violenza psicologica, prima ancora che abuso fisico». «Una piaga drammatica della nostra società – ha spiegato la consigliera del M5S, Carla Cuccu – e per questo serve una programmazione seria per garantire sostegni alle famiglie, alla scuola, perché il presupposto della violenza sulle donne è di tipo culturale e come tale va correttamente affrontato». «Un fenomeno difficile da contrastare – ha detto la consigliera regionale del gruppo Psd’Az, Elena Fancello – e la crisi conseguente al lockdown ha colpito soprattutto le donne, dunque la missione di istituzioni e media deve essere quella di informare e sensibilizzare l’intera società sarda perché si affermi la cultura della non violenza insieme col miglioramento dei rapporti tra i sessi». La consigliera dei 5 Stelle, Desirè Manca, ha parlato di “macroscopiche diseguaglianze di genere” ed ha insistito sugli stereotipi che pervadono la società italiana con riferimento alla carriera e al mantenimento economico della famiglia («sono argomenti che vengono ancora considerati come appannaggio degli uomini») ed ha concluso con un invito alla riflessione: «Cerchiamo di comprendere e di analizzare anche il fenomeno della violenza delle donne su altre donne». Il riferimento alla quarta conferenza mondiale della donna del 1995, ha fatto invece da filo conduttore nell’intervento della consigliera della Lega, Annalisa Mele, che ha puntato il dito soprattutto “contro la rappresentazione della donna nel mondo della pubblicità e del marketing” ed ha insistito sulla necessità di nuovi modelli di comunicazione, soprattutto in tv. «La violenza sulle donne è però un problema maschile – ha attaccato Maria Laura Orrù (Progressisti) – e abbiamo assistito, in alcuni casi di cronaca, ad alcune descrizioni del carnefice davvero inaccettabili, tanto da apparire come una seconda violenza ai danni della vittima». La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha ricordato le tre “P” della convenzione di Istanbul 2011 (prevenire, proteggere, perseguire) per evidenziare l’efficacia delle approvate in Sardegna a tutela ed in difesa delle donne, ed in particolare ha fatto riferimento a quella che ha introdotto il cosiddetto reddito di libertà. L’assessora degli Affari Generali, Valeria Satta, ha ribadito l’impegno del governo regionale “per la rimozione di ogni forma di violenza morale o psichica dai luoghi di lavoro e per garantire meccanismi per la parità di accesso” ricordando la costituzione di un osservatorio per monitorare i fenomeni di violenza: «Ma è importante che le donne denuncino sempre ogni forma di prevaricazione e di abuso, perché la violenza non può essere mai giustificata».
La presidente del Corecom Sardegna, Susy Ronchi, ha introdotto, invece, la parte del convegno incentrata sulla comunicazione e il ruolo dei media: «Siamo consapevoli del ruolo e della responsabilità sociale ed educativa che l’articolo 17 della convenzione di Istanbul assegna all’informazione e ribadisco l’impegno del comitato regionale per le comunicazioni, per lo sviluppo degli importanti progetti in campo per contrastare le discriminazioni e le diseguaglianze di genere». Tra le iniziative del Corecom anche l’adesione al network internazionale per il monitoraggio condotto dall’osservatorio di Pavia (Glocal media monitoring project), i cui risultati sono stati illustrati da Monia Azzalini. L’analisi ha riguardato 20 telegiornali dell’Isola monitorati in una giornata campione (il 29 settembre scorso) su quattro tv locali (Canale 12, Sardegna 1, TeleSardegna, Videolina) ed i dati ottenuti sono stati comparati con un’indagine analoga condotta nel 2007. Nel corso di tredici anni è cresciuta la “quota di esperte” presenti nelle tv sarde (42,5%), è aumentata la quota di donne di cui si parla o che parlano nelle notizie (più 6,6%) e anche la percentuale di giornaliste (più 11.3%). Altro aspetto valutato dal monitoraggio è la presentazione delle persone: in 3 casi su 4 le donne sono state presentate per nome e titolo (professionale o politico) e in più della metà dei casi in modo rispettoso del loro genere (per esempio, assessora o sindaca). «Resta la tendenza a lasciare agli uomini la narrazione della sfera pubblica e riservare alle donne il racconto di quella privata – ha spiegato la commissaria Agcom, Elisa Giomi – ed è questa polarizzazione del lui che parla del mondo e della lei che parla di se, una delle cose da scardinare quanto prima». La vice presidente dell’ordine dei giornalisti della Sardegna, Erika Pinna, ha salutato con favore la recente modifica della carta dei doveri del giornalista che sancisce che “rispettare le differenze di genere è un dovere dei giornalisti” con tutto ciò che ne consegue per la cronaca e i linguaggi ed anche per ciò che attiene le sanzioni disciplinari, in caso di inadempienze. La garante regionale per l’infanzia, Maria Grazia De Matteis, ha introdotto il tema della cosiddetta violenza assistita di cui sono vittima i minori mentre la presidente della commissione regionale per le pari opportunità, Francesca Ruggiu, ha riaffermato l’impegno contro le discriminazioni, gli stereotipi di genere e la vicinanza ed il supporto a tutte le vittime della violenza. La consigliera di Parità, Maria Tiziana Putzolu, ha insistito sulle diseguaglianze economiche e nel mondo del lavoro ed ha auspicato maggiori stanziamenti in favore delle attività ed i progetti rivolti alla tutela delle donne. La vice presidente della Regione ed assessora del Lavoro, Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato l’impegno della politica sarda («abbiamo leggi che sono avanguardia nel Paese») ed ha annunciato la presentazione in Parlamento della proposta di legge che, sulla base di ciò che è stato fatto dal Consiglio regionale nella passata legislatura, introduce il reddito di libertà per tutte le donne che in Italia sono state vittime di violenza.