Interrogazione n. 719/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 719/A

SOLINAS Alessandro, con richiesta di risposta scritta, sulla grave carenza di servizi sanitari pubblici e in convenzione nella Provincia di Oristano.

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Il sottoscritto,

premesso che:
– con le mozioni n. 315 del 10 agosto 2020 e n. 316 del 12 agosto 2020, il Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle ha denunciato il progressivo depauperamento dei servizi sanitari pubblici nel territorio oristanese, a partire dalle gravi problematiche inerenti all’assistenza dei pazienti diabetici per proseguire con le disfunzioni caratterizzanti quasi tutti i reparti dell’Ospedale San Martino di Oristano e imputabili fondamentalmente alla carenza di personale sanitario;
– con riferimento al suddetto presidio ospedaliero, risulta di particolare gravità il fatto che, a fronte dei ventidue anestesisti in servizio un anno fa, se ne contino, attualmente, soltanto quattordici, con la conseguente impossibilità di garantire l’attività ordinaria nelle sale operatorie di chirurgia, ginecologia, ortopedia, urologia, endoscopia, nel servizio di partoanalgesia, della terapia del dolore, dei cambi cannula a domicilio e del posizionamento dei vasi centrali per chemioterapia;
– nel Laboratorio di analisi dell’Ospedale opera ormai un solo medico oltre al primario;
– nel Reparto di ortopedia, oltre al primario sono attualmente in servizio solo sette medici più il primario, sicché spesso si decide di rinviare numerosi interventi chirurgici, con notevole incremento del rischio clinico e del post operatorio, o di trasferire i pazienti in altri presidi ospedalieri per consentire loro di essere operati tempestivamente;
– analoghe le condizioni in cui versano i reparti di Radiologia (con soli otto medici in servizio a fronte dei quattordici previsti in organico), di Pediatria, di Chirurgia (con soli otto medici, a fronte dei quattordici previsti, ormai interamente impegnati a gestire le urgenze), di Medicina (con soli tredici medici dei diciotto previsti in organico), di Cardiologia (con soli undici medici, oltre al responsabile della struttura, a fronte dei diciotto previsti in organico), di Psichiatria (con soli cinque medici a fronte dei dodici che sarebbero necessari per poter lavorare in condizioni di sicurezza), di Gastroenterologia e di Pneumologia;
– la situazione del Pronto soccorso è quasi surreale, se si considera che la cronica carenza di personale medico è stata aggravata ulteriormente dal recente rientro di uno dei medici presso la sua sede di Sassari;
– data la mancanza di personale, spesso la notte al Pronto soccorso è in servizio un solo medico, e ciò, soprattutto data l’emergenza epidemiologica in atto, rappresenta un gravissimo problema perché se l’unico medico deve valutare un paziente del quale si sospetta la positività al Covid-19 è costretto a recarsi nell’area dedicata ai “sospetti” per almeno i 45 minuti necessari per ottemperare alle prescrizioni del protocollo e ad effettuare la visita, 45 minuti durante i quali esiste il rischio che arrivi al Pronto soccorso un paziente in condizioni critiche e il medico non faccia materialmente in tempo a gestire l’urgenza;

premesso, inoltre, che:
– l’articolo 8 bis, comma 1, del decreto legislativo n. 502 del 1992, e successive modificazioni e integrazioni, stabilisce che “le Regioni assicurano i livelli essenziali e uniformi di assistenza di cui all’articolo 1 avvalendosi dei Presìdi direttamente gestiti dalle Aziende USL, dalle Aziende Ospedaliere, dalle Aziende universitarie e dagli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, nonché di soggetti accreditati ai sensi dell’articolo 8 quater, nel rispetto degli accordi contrattuali di cui all’articolo 8 quinquies”;
– a norma dell’articolo 8 della legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna), le ASL definiscono gli accordi con le strutture pubbliche ed equiparate e stipulano contratti con quelle private e con i professionisti accreditati, tenuto conto dei piani annuali preventivi e nell’ambito dei livelli di spesa stabiliti dalla programmazione regionale;
– la legge regionale 27 luglio 2016, n. 17 (Istituzione dell’Azienda per la tutela della salute (ATS), e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5), e alla legge regionale 17 novembre 2014, n. 23 (Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale)), all’articolo 2, lettera f), ha assegnato all’ATS la definizione degli accordi con le strutture pubbliche ed equiparate e la stipula dei contratti con quelle private e con i professionisti accreditati, ai sensi del citato articolo 8 della legge regionale n. 10 del 2006;
– con la deliberazione della Giunta regionale n. 49/24 del 5 dicembre 2019 è stato approvato lo schema di accordo AIOP/Confindustria Sardegna/Regione Sardegna per il triennio 2019-2021, che disciplina i rapporti tra la Regione, l’ATS e gli erogatori privati accreditati di prestazioni sanitarie;
– all’articolo 12 dell’accordo si legge che i livelli assistenziali sono identificati in: acuti (ordinario – day hospital – day surgery), ricovero in postacuti (lungodegenza e riabilitazione intensiva) e attività ambulatoriale (day service e rimanente specialistica);
– rispetto all’accordo 2016-2018, con l’accordo 2019-2021 è stata prevista l’introduzione di soglie minime per quanto riguarda l’erogazione, da parte delle strutture private, delle prestazioni di ricovero relative alle discipline di ortopedia, chirurgia generale, medicina generale e lungodegenza, al raggiungimento delle quali è subordinata la possibilità per le strutture private di avvalersi del meccanismo di compensazione economica tra i diversi livelli e sottolivelli assistenziali previsti dall’accordo stesso;
– l’articolo 1, lettera f), dell’accordo prevede che “il sistema deve essere finalizzato a favorire l’erogazione di attività sanitarie volte a fornire una significativa risposta all’eventuale presenza di liste d’attesa” e l’articolo 11 che “i cittadini esercitano la libera scelta del luogo di cura e dei professionisti nell’ambito dei soggetti accreditati con cui siano stati definiti appositi accordi contrattuali”;
– con la deliberazione n. 1/6 del 7 gennaio 2020 la Giunta regionale ha determinato il tetto di spesa per l’acquisto dalle strutture private accreditate da parte dell’Azienda per la tutela della salute delle prestazioni di assistenza ospedaliera per l’anno 2020 e ha approvato il relativo schema di contratto;
– il budget complessivo di spesa è stato fissato in euro 98.986.877 da suddividere tra gli otto operatori privati accreditati, con un incremento rispetto a quello determinato per il 2019 di ben 1.600.000 euro;
– tra le strutture private accreditate in questione è presente anche la Casa di cura Madonna del Rimedio di Oristano, facente capo all’omonima Spa, accreditata in regime temporaneo con la determinazione regionale n. 984 del 28 settembre 2011 e successivamente con la determinazione regionale n. 56 del 28 gennaio 2020 e destinataria di oltre 10.000.000 euro per l’anno 2020;
– il contratto per l’acquisizione di prestazioni di assistenza ospedaliera per l’anno 2020 tra l’ATS – ASSL di Oristano e la Casa di cura Madonna del Rimedio Spa precisa che la struttura eroga prestazioni di assistenza ospedaliera in regime di ricovero, nonché prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale di Chirurgia generale, Gastroenterologia, Oculistica, ORL, Urologia, Endocrinologia, Medicina, e definisce, nell’allegato Y il volume delle prestazioni erogabili e i relativi tetti di spesa distinti per livelli e per discipline;
– il contratto consente la compensazione economica dei diversi livelli e sottolivelli e il trasferimento all’interno dei diversi livelli assistenziali degli importi indicati nell’allegato Y secondo quanto previsto dall’articolo 12 dell’accordo AIOP/Confindustria Sardegna/Regione Sardegna;
– a parità di budget complessivo, la ripartizione delle risorse fra le tre tipologie di attività risulta differente da quella del 2018, dato che nell’Allegato Y 2018 per il livello acuti erano previsti 5.838.367 euro, per il livello postacuti 1.010.138 euro e per il livello ambulatoriale (day service e specialistica: Chirurgia generale, Gastroenterologia, Oculistica, ORL, Urologia, Endocrinologia e Medicina) 3.174.424 euro, nell’allegato Y 2020 per il livello acuti erano previsti 6.492.400 euro (circa 600.000 euro in più rispetto al 2018), per il livello postacuti 956.104 euro e per il livello ambulatoriale 2.574.424 euro (circa 600.000 euro in meno rispetto al 2018);

constatato che:
– nel mese di maggio 2020 nella Casa di cura Madonna del Rimedio è stato inaugurato il nuovo Reparto di Ortopedia, con l’accreditamento di dieci posti letto ordinari;
– l’obiettivo dichiarato del progetto era quello di ridurre il fenomeno della mobilità passiva dei pazienti oristanesi verso i presidi di Cagliari e Sassari ed extra-Regione;
– dalle dichiarazioni del primario in occasione dell’inaugurazione del nuovo servizio si apprende che lo stesso è nato per il trattamento delle patologie degenerative articolari a livello di ginocchio, anca, caviglia e spalla con tecniche di chirurgia per l’inserimento di protesi e interventi di artroscopia, in un’ottica di complementarietà rispetto alle prestazioni offerte dall’Ospedale San Martino di Oristano;
– in particolare, si apprende che il target ipotizzato è principalmente rappresentato dai pazienti sportivi traumatizzati;
– gli organi di stampa hanno riportato anche le dichiarazioni del direttore sanitario della Casa di cura, che affermava: “Diamo alla provincia i servizi di cui è carente”‘;
– il presidente della Casa di cura ha affermato che il percorso di riqualificazione che ha condotto al nuovo reparto di Ortopedia è stato affrontato dalla proprietà “con uno sguardo particolare alle esigenze della città e della Provincia di Oristano e dei suoi utenti” e che ha richiesto “un impegno che negli ultimi anni ha spinto i soci a reinvestire nella struttura tutti gli utili, ma che deve poter contare su un adeguamento del budget riservato alla Casa di cura dalla Regione, fermo da dieci anni a circa dieci milioni di euro all’anno, nonostante il notevole ampliamento dell’offerta assistenziale”;
– in quest’ottica si inquadra sia l’incremento del budget complessivo destinato alle strutture private convenzionate, e tra queste alla Casa di cura de qua per l’anno 2020 a fronte di quello riconosciuto per il 2019, sia, presumibilmente, la scelta di destinare una quota inferiore delle risorse all’attività ambulatoriale per fare spazio all’attività del nuovo servizio di Ortopedia nell’ambito del livello acuti;

considerato che:
– neanche tre mesi dopo l’inaugurazione del nuovo e moderno reparto di Ortopedia della Casa di cura Madonna del Rimedio, il 23 agosto 2020 la stampa riportava la notizia di una persona in età avanzata presentatasi al Pronto soccorso dell’Ospedale San Martino con una frattura al femore da operare con urgenza, che i medici del reparto di Ortopedia del presidio non hanno potuto ricoverare in quanto i posti letto del reparto erano tutti occupati e sulla quale non sono potuti intervenire con la richiesta urgenza perché la lista d’attesa per l’intervento era lunga, “avendo già dodici pazienti con traumi simili in attesa”‘,
– per tal motivo, i parenti della paziente sono stati costretti a farla trasferire all’Ospedale Marino di Cagliari, con tutti i disagi che ne discendevano;
– eppure, fino all’anno scorso il reparto di Ortopedia dell’Ospedale era il primo in Sardegna e il ventesimo in Italia per gli interventi al femore operati entro le 48 ore dal trauma;
– oggi, invece, la gravissima carenza di personale medico del reparto, unitamente alla mancanza di anestesisti in numero sufficiente, fa sì che la lista di attesa per un intervento ortopedico, persino se urgente, presenti una tempistica incompatibile con le esigenze dei pazienti del territorio, tanto che spesso è inevitabile disporre il trasferimento dei pazienti nei presidi ospedalieri di Nuoro, Cagliari o Sassari per evitare complicanze;
– non si comprende, pertanto, in quale modo il nuovo reparto di Ortopedia della struttura privata convenzionata stia contribuendo concretamente a ridurre la mobilità passiva e ad abbreviare le liste di attesa del corrispondente reparto dell’ospedale pubblico;
– risulta di fatto frustrata la stessa finalità dell’acquisto delle prestazioni in convenzione dalla struttura privata in questione, esplicitata anche nell’articolo 1, lettera f), dell’accordo AIOP/Confindustria Sardegna/Regione Sardegna 2019-2021, dato che le attività acquistate non stanno affatto offrendo “una significativa risposta” alla “presenza di liste d’attesa” e si sta pregiudicando il diritto dei cittadini a scegliere liberamente il luogo di cura;

considerato, inoltre, che la Casa di cura non risulta più offrire in convenzione ai cittadini oristanesi alcune fondamentali prestazioni specialistiche, quali ad esempio visite oculistiche e iniezioni intravitreali per le maculopatie, per cui i pazienti che non hanno la possibilità di pagare le prestazioni private sono costretti a spostarsi dalla provincia;

rilevato, pertanto, che nell’ambito della Provincia di Oristano alcune prestazioni sanitarie non sono attualmente fruibili se non privatamente e, nei casi in cui è reperibile nel territorio l’offerta di una determinata prestazione sanitaria pubblica o in convenzione, le tempistiche imposte dalle lunghissime liste d’attesa sono comunque proibitive e finiscono col favorire gli operatori sanitari privati;

evidenziato che:
– considerata la disastrosa situazione della sanità oristanese, con l’assistenza sanitaria che sta diventando sempre di più “un lusso per pochi”, il Comitato per il diritto alla salute della Provincia di Oristano ha promosso in questi giorni una petizione – indirizzata alle autorità competenti tra le quali la Regione, la VI Commissione del Consiglio regionale e il direttore della ASL di Oristano – con la quale chiedono che si ponga rimedio alla cronica carenza di servizi sanitari pubblici e privati convenzionati, che, resa ancora più drammatica dall’emergenza epidemiologica in atto, sta creando un vulnus al diritto fondamentale alla salute dei cittadini, costretti a rivolgersi ad ambulatori e strutture private per ottenere la prestazione necessaria;
– ciò vale, come già osservato, anche per le prestazioni sanitarie urgenti e per le indispensabili visite ed esami specialistici di controllo a cui devono sottoporsi periodicamente le persone affette da patologie oncologiche o comunque croniche, quali diabete e microcitemie;
– il Comitato ha raccolto circa 10.000 firme, a testimonianza della grande sensibilità e attenzione della comunità oristanese sul tema dell’assistenza sanitaria pubblica;

rilevato che:
– il depauperamento di servizi sanitari pubblici non riguarda soltanto il San Martino di Oristano, ma tutti i presidi ospedalieri del territorio;
– all’Ospedale Delogu di Ghilarza i reparti di Medicina e Chirurgia sono in grave difficoltà e il Laboratorio analisi è del tutto sprovvisto di medici, mentre la Radiologia lavora solo di mattina e non effettua esami diagnostici con l’utilizzo del mezzo di contrasto perché manca la figura del rianimatore;
– relativamente al Pronto soccorso del presidio, chiuso da un anno, con la recente deliberazione n. 667 del 13 ottobre il Commissario straordinario dell’ATS ha previsto una procedura di gara sperimentale per l’acquisizione da un operatore economico esterno del servizio di copertura dei turni del personale medico del pronto soccorso con medici liberi professionisti, con una spesa di 350.000 euro per un contratto di appalto di sei mesi salvo rinnovo, finendo in tal modo per favorire, ancora una volta, la sanità privata;
– all’Ospedale Mastino di Bosa il servizio di Pronto soccorso è garantito dai chirurghi, sicché non è dato comprendere, allo stato, se e quando riprenderà l’attività chirurgica, considerata la carenza anche di personale di sala operatoria, e in particolare di infermieri strumentisti;
– periodicamente, così come accaduto quest’anno a fronte della sospensione del servizio di rianimazione nelle ore notturne, il Sindaco è costretto a minacciare azioni giudiziarie al fine di garantire la continuità nell’assistenza sanitaria ai suoi cittadini;

constatato che la sanità sarda è sbilanciata sempre di più verso il privato e tale sistema rischia di generare disuguaglianze tra chi può permettersi di pagare per ottenere una visita o un esame con una tempistica accettabile, e chi non può concedersi questo privilegio e deve attendere mesi o addirittura anni per poter usufruire della necessaria prestazione sanitaria,

chiede di interrogare il Presidente della Regione, la Giunta regionale e in particolare l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere:
1) se siano a conoscenza delle criticità sopra esposte;
2) quali atti e misure intendano adottare al fine di garantire l’abbattimento delle liste di attesa per visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici nella Provincia di Oristano;
3) quali atti e misure intendano adottare per porre rimedio alla grave carenza di servizi sanitari pubblici e in convenzione nella Provincia di Oristano, imputabile principalmente alla mancanza di personale sanitario nei presidi ospedalieri del territorio, che finisce per favorire, di fatto, l’offerta sanitaria privata generando disparità di trattamento tra i pazienti e ledendo il loro diritto a scegliere liberamente il luogo in cui essere curati e, più in generale, il loro diritto fondamentale alla salute.

Cagliari, 27 ottobre 2020

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