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Consorzi di Bonifica e crisi della suinicoltura, audizioni in Quinta Commissione.

Crisi della suinicoltura e situazione finanziaria del Consorzio di bonifica di Oristano. Su queste due tematiche si è concentrata la seduta pomeridiana della Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale presieduta da Piero Maieli.

SUINICOLTURA

I rappresentanti dell’Associazione suinicoltori hanno illustrato al parlamentino le difficoltà attraversate dal settore a seguito dell’emergenza Covid-19: «Il nostro comparto è in ginocchio – ha detto il presidente Fabrizio Viglietti – i maialetti sono stati svenduti  a 3 euro al kg a prezzo vivo, contro la media dei 4,5 euro dello scorso anno. Chi non è riuscito a liberarsi degli animali è stato costretto a tenerli in azienda e a continuare ad alimentarli con un aggravio dei costi per l’acquisto di mangime. Ora la situazione è davvero difficile, chiediamo un intervento della Regione per evitare il crollo di un settore che guardava al futuro con grande fiducia».

L’Associazione dei suinicoltori rappresenta circa 100 allevatori sardi che mandano avanti aziende di medie dimensioni. In Sardegna sono 14,487 gli allevamenti censiti, attività orientate soprattutto alla produzione di suinetti da latte ( 6-10kg). La stragrande maggioranza, l’83,2%, è rappresentata da aziende a conduzione familiare con meno di 20 scrofe.. Gli allevamenti più grandi producono invece magroni (90-110 kg) o maiali pesanti (130-150 kg).

«Chi ha subito i danni maggiori – ha proseguito Viglietti – sono proprio i produttori di suinetti. Abbiamo bisogno di un sostegno per ripartire. Chiediamo un contributo a capo per coprire almeno il costo del mangime». Secondo l’Associazione, la misura non andrebbe indirizzata a tutti i capi allevati in Sardegna ma solo a quelli delle aziende di medie e grandi dimensioni: «Stiamo parlando del 15% delle aziende presenti nel territorio regionale che allevano più di venti scrofe e fino a un massimo di 500. Il contributo avrebbe però un limite: non più di 300 scrofe – ha spiegato Giovanni Goddi, allevatore di Lula e membro dell’Associazione – l’intervento riguarderebbe circa 10mila scrofe, su un totale di 60mila allevate nell’Isola, con una spesa complessiva di circa 3,7 milioni di euro».

Goddi e Viglietti hanno invece espresso contrarietà all’ipotesi avanzata da alcuni membri della commissione riguardo alla possibilità di ritirare dal mercato i suinetti da latte, con la stessa modalità utilizzata per il pecorino romano: «In questo momento sarebbe un ulteriore danno per noi – hanno detto – la produzione realizzata durante l’emergenza Covid è già andata perduta. Adesso speriamo di vendere il nuovo prodotto nella stagione turistica». Dagli allevatori, infine, è arrivata l’ultima richiesta, ma non per questo meno importante: lo sblocco della movimentazione delle carni: «Speriamo che la partita sulla peste suina venga chiusa definitivamente – hanno affermato Viglietti e Goddi – il nostro prodotto è molto apprezzato sui mercati nazionali e internazionali ma l’embargo ci tarpa le ali. E’ ora di pensare alla rimozione dell’embargo contro le carni sarde. Se non è possibile per tutta l’Isola si potrebbe partire premiando almeno le aziende più virtuose». Favorevoli a un intervento a favore del settore tutti i componenti della commissione di maggioranza e opposizione. Il parlamentino approfondirà la questione nei prossimi giorni per elaborare una proposta da presentare alla Giunta regionale.

 

CONSORZIO DI BONIFICA DI ORISTANO

Dopo oltre sedici anni è terminato il commissariamento del Consorzio di bonifica di Oristano. Il neopresidente, Carlo Corrias, e il direttore generale, Maurizio Scanu, hanno illustrato alla Quinta Commissione la situazione economica e gestionale.

L’ente, secondo per dimensioni in Sardegna, ha il controllo di 85mila ettari, 36mila dei quali a uso irriguo. «Siamo al secondo posto per dimensioni ma al primo per la produzione lorda vendibile – ha detto Corrias – oltre a dare l’acqua per le campagne ci occupiamo anche della difesa idraulica del territorio e dei lavori di pulizia e manutenzione dei canali».

Il presidente Corrias ha poi evidenziato le criticità che frenano l’attività del Consorzio: «Distribuire l’acqua agli agricoltori sta diventando sempre più problematico. Le nostre reti sono vetuste. Sono state realizzate tra gli anni ’20 e gli anni ’50. Serve un nuovo Piano di bonifica per adeguare le infrastrutture alle nuove esigenze». La rete di distribuzione dell’acqua ha bisogno di continui interventi di manutenzione, quasi 200 km di tubazioni sono in cemento-amianto, materiale esposto a continue rotture: «Se non si interviene in tempi rapidi – ha spiegato Corrias – la situazione tra qualche anno esploderà e diventerà ingestibile».

Il presidente Corrias ha poi lamentato il mancato trasferimento delle risorse dovute da Enas per compensare il costo del sollevamento dell’acqua dalla diga sul Tirso. «Sono soldi che ci spettano per legge, il CBO vanta un credito di 5 milioni di euro nei confronti di Enas».

Dai vertici del Consorzio è arrivata una proposta operativa: «La Regione ci trasferisce annualmente circa 4,5 milioni di euro – ha rimarcato Corrias – noi chiediamo di utilizzare i finanziamenti regionali per autoprodurre l’energia e abbattere i costi di adduzione dell’acqua. Abbiamo le strutture, le aree e i laghetti. Con il contributo dell’amministrazione regionale possiamo realizzare degli impianti fotovoltaici e abbattere i costi energetici».

Corrias, infine, ha segnalato le difficoltà incontrate nei piani di riordino fondiario: «Alcune operazioni sono state concluse, per altre l’ostacolo è rappresentato dalla presenza al’interno delle aree gestite dal Consorzio di terreni gravati da uso civico. E’ necessario individuare una formula che permetta una permuta con i comuni proprietari e rimuova gli ostacoli per il riordino».

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