Cagliari, 10 giugno 2020 – La Quinta Commissione del Consiglio regionale ha avviato in mattinata il primo ciclo di audizioni sul Testo Unico per l’energia. Il provvedimento, frutto della integrazione del Dl n.105 della Giunta regionale e della proposta di legge n.100 sul reddito energetico, presentata dal gruppo PD, introduce alcune importanti modifiche alla legge n.9 del 2006. L’intento è quello di armonizzare la normativa regionale alle recenti novità introdotte dall’Unione Europea in materia di politica energetica. Il Testo Unico prevede l’adeguamento del Piano energetico regionale (PEARS) approvato nel 2016, l’istituzione delle comunità energetiche da fonti rinnovabili, l’introduzione del reddito energetico regionale. Uno strumento, quest’ultimo, finalizzato alla diffusione degli impianti di produzione di energia pulita per le utenze familiari e condominiali in modo da abbattere i costi delle bollette.
«Anche la Sardegna – ha detto l’assessore Anita Pili – condivide l’obiettivo dell’aumento dei consumi da fonti rinnovabili e della riduzione delle emissioni dannose in l’atmosfera. Il provvedimento in discussione è uno strumento importante per avviare la transizione energetica che sarà decisiva per lo sviluppo economico dell’Isola». L’assessore, con l’ausilio del direttore generale dell’assessorato all’Industria Giuliano Patteri, ha chiarito alla commissione alcuni passaggi tecnici della proposta della Giunta su cui si erano concentrate alcune osservazioni della Commissione. Anita Pili ha infine confermato la volontà della Giunta di assicurare alla Sardegna l’autonomia energetica “sfruttando le risorse rinnovabile a nostra disposizione».
Condivisione sulle linee generali del Testo Unico ha espresso anche il presidente dell’Anci Emiliano Deiana: «E’ positivo che su argomenti di questa portata si cerchi un’ampia condivisione – ha sottolineato Deiana – la transizione verso un modello di sviluppo differente è un obiettivo che dobbiamo darci tutti perché è lì che risiede il futuro delle nostre comunità».
Il presidente dell’Anci ha espresso un giudizio favorevole sulla istituzione delle comunità energetiche a patto che queste favoriscano ricadute economiche per le comunità locali. «In passato, gli interventi sono stati lasciati ai privati che avevano il legittimo obiettivo di produrre utili. Spesso, questi investimenti, hanno coinciso con una forte contrazione delle risorse pubbliche nei confronti degli enti locali. Le comunità energetiche e il concetto di autoproduzione vanno nella direzione opposta. Le comunità diventano protagoniste di un nuovo modello di sviluppo».
Un altro punto su cui ha insistito Deiana è quello della programmazione: «C’è bisogno di interventi di ampio respiro, fatti su base sovracomunale che integrino le diverse fonti di energia rinnovabile. Un altro aspetto riguarda le autorizzazioni: abbiamo assistito a interventi fatti sopra la testa delle comunità locali, in futuro la voce dei sindaci dovrà trovare ascolto pur in un quadro di programmazione regionale. E’ questa la chiave di volta per passare dall’anarchia alla programmazione seria ».
Positivo anche il giudizio delle forze datoriali. Il presidente di Confindustria Maurizio De Pascale ha espresso soddisfazione per l’avvio di un percorso che “mira a definire un quadro strategico in materia di politica energetica regionale, coerente con gli indirizzi comunitari e nazionali”.
Da Pascale ha suggerito alcune modifiche al Testo, in particolare sulle Comunità energetiche: «Perché non prevedere che possano essere costituite anche su iniziativa di privati e non solo di uno o più enti locali? La direttiva europea 2018/2001 mira infatti a liberalizzare, promuovere e diffondere l’autoconsumo collettivo di cittadini e imprese prescindendo da un intervento pubblico». Favorevole anche il giudizio sull’introduzione del reddito energetico regionale: «L’autorizzazione dei nuovi impianti dovrà però puntare necessariamente allo snellimento e alla semplificazione delle procedure».
Il numero uno di Confindustria, infine, ha richiamato l’attenzione della Commissione su un tema centrale per le parti datoriali: la metanizzazione della Sardegna: «La realizzazione della dorsale (e dei rigassificatori per alimentarla) è un’opera fondamentale – ha concluso De Pascale – l’abbandono del carbone entro il 2025 potrebbe aver effetti devastanti sul settore produttivo regionali. Le due centrali di Fiumesanto e del Sulcis dipendono interamente dal carbone. Il Pears dovrà prevedere una loro riconversione per governare le conseguenze occupazionali e d economiche di un settore che dà lavoro ad oltre 2000 persone».
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore di Confapi Giorgio Del Piano: «Condividiamo la filosofia del Testo Unico che punta alla coesione economica e sociale mediante il sostegno alle fasce più deboli con l’istituzione del reddito energetico. Bene anche l’obiettivo della tutela dell’ambiente e dello sviluppo economico del territorio grazie alla possibilità di creare una filiera locale nel settore dell’installazione, manutenzione e gestione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili».
Del Piano ha poi invitato la Commissione a guardare con attenzione al nuovo scenario disegnato dall’Unione Europea che prevede uno stanziamento di 1000 miliardi di euro in 10 anni per il Green Deal, finalizzato all’azzeramento delle emissioni inquinanti entro il 2050: « I negoziati sono in corso. La Sardegna deve aver un ruolo attivo per la definizione degli interventi e la destinazione delle risorse alle regioni europee ancora fortemente legate al carbone».