CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Mozione n. 243
MANCA Desiré Alma – CIUSA – LI GIOI – SOLINAS Alessandro sulla necessità di procedere con urgenza all’elaborazione tecnico-scientifica e all’analisi comparativa dei dati sui decessi nei comuni sardi negli anni 2015, 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020 trasmessi da ANCI Sardegna, al fine di garantire un più efficace e completo monitoraggio dell’andamento dei contagi da Covid-19 in Sardegna.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– in data 30 gennaio 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di emergenza internazionale di salute pubblica per il coronavirus (PHEIC);
– successivamente il Consiglio dei Ministri, con delibera del 31 gennaio 2020, ha dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza sull’intero territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;
– l’11 marzo 2020 l’OMS ha valutato l’epidemia da Covid-19 come “pandemia” in considerazione dei livelli di diffusività e gravità raggiunti a livello globale;
– come noto, si sono susseguiti numerosi decreti e circolari del Governo statale e altrettante ordinanze regionali volti a regolamentare la cosiddetta “Fase 1” dell’emergenza epidemiologica, dettando misure restrittive necessitate al fine di contenerne la diffusione;
– da ultimo, il 26 aprile 2020 è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”, le cui disposizioni si applicano dalla data del 4 maggio e fino al 17 maggio 2020;
– il DPCM in questione segna l’inizio della cosiddetta “Fase 2”, la fase di convivenza con il virus, e contiene un primo graduale allentamento delle misure limitative finora adottate;
– il suddetto DPCM prevede che continuino ad applicarsi “le misure di contenimento più restrittive adottate dalle Regioni, anche d’intesa con il Ministro della salute, relativamente a specifiche aree del territorio regionale”;
– già il giorno successivo all’adozione del DPCM, il Presidente della Regione ha annunciato alla stampa l’imminente adozione di una nuova ordinanza regionale “che consentirà di tornare gradualmente alla normalità in tempi più rapidi rispetto a quelli prospettati dal Governo nazionale”, considerato che “la Sardegna … grazie ai dati confortanti può anticipare gradualmente il ritorno alle relazioni sociali, pur con la massima cautela e protezione, così come la ripresa delle attività produttive primarie, come l’edilizia, i cantieri pubblici delle grandi opere che da soli occupano 35 mila persone, la cantieristica nautica, l’accesso e la manutenzione delle seconde case”;
– in particolare, il Presidente Solinas ha parlato di un allentamento delle misure restrittive relative all’accesso a parchi, giardini e aree verdi, di una più rapida riapertura delle attività dei parrucchieri e degli estetisti e, sul fronte del settore turistico, della possibilità, a breve, per i turisti di fare ingresso nell’Isola a condizione che gli stessi presentino un certificato, emesso nei sette giorni precedenti la partenza, che attesti l’esito negativo di un tampone molecolare e ferma restando la sottoposizione, al loro arrivo, a un esame rapido e la richiesta di scaricare l’app che consentirà di tracciare spostamenti e contatti;
– dando seguito a quanto annunciato, il 29 aprile 2020 il Presidente della Regione ha sottoscritto, unitamente ad altri governatori regionali, un appello al Presidente del Consiglio dei ministri chiedendo che nella Fase 2 si ritorni progressivamente ad una normalizzazione dell’emergenza;
– difatti, sul presupposto che ogni Regione abbia le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale che da un punto di vista epidemiologico, i Governatori regionali ritengono necessario consentire regolamentazioni differenziate dell’emergenza Covid-19, lasciando al livello di governo centrale l’adozione della sola cornice di riferimento, prevalentemente con atti normativi primari sottoposti al controllo parlamentare;
– pertanto, i firmatari chiedono che l’attuale struttura del DPCM 26 aprile 2020, con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale;
– il Governo nazionale, dapprima per voce del Ministro per gli affari regionali e nell’odierna mattinata attraverso il Presidente del Consiglio, che si è presentato in Parlamento per un’informativa urgente, ha ribadito la sua fiducia nella strategia della riapertura graduale delle attività, basata sul recente rapporto del Comitato tecnico-scientifico, chiudendo, in questa fase, alla possibilità che singole Regioni o enti locali adottino scelte autonome meno restrittive di quelle contenute negli atti del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19, dato che comporterebbero il rischio di provocare danni irreparabili facendo risalire in modo esponenziale e incontrollato la curva dei contagi;
– in particolare, secondo il rapporto del Comitato tecnico-scientifico che coadiuva il Governo, l’indice “R con zero”, ovvero il tasso di diffusione dei contagi, che ad oggi è stimabile in una fascia compresa fra 0,5 e 0,7, in caso di riapertura anticipata dei servizi e delle attività potrebbe tornare a un livello superiore a 1, portando a saturazione l’attuale numero di terapie intensive entro la fine dell’anno e imponendo, inevitabilmente, una nuova chiusura totale ancora più dannosa per l’economia;
CONSTATATO che:
– anche il Governo regionale ha scelto di farsi supportare da un organismo di consulenza nelle decisioni relative alla gestione dell’emergenza epidemiologica, il Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza Covid-2019 nella Regione, istituito con la deliberazione della Giunta regionale n. 17/4 del 1° aprile 2020;
– nella predetta delibera si legge che l’intendimento del Presidente era quello di avvalersi della consulenza di esperti del mondo scientifico e accademico di esperienza e fama internazionale, con funzioni di consulenza e validazione tecnico-scientifica “per la realizzazione di tutte le iniziative di propria competenza e della Giunta regionale, finalizzate a studiare, monitorare e contenere la diffusione del contagio nella regione e a garantire un raccordo scientifico con le migliori pratiche a livello internazionale, inclusa la definizione di apposite linee guida e di protocolli” e “per la definizione delle scelte operative in materia di gestione dei Centri Covid Hospital e di mappatura epidemiologica attraverso lo studio dei dati sanitari e della ricerca scientifica per contrastare il diffondersi dell’epidemia nel territorio regionale”;
– sono stati individuati quali componenti del Comitato tecnico-scientifico regionale il Prof. Pietro Cappuccinelli, il Prof. Stefano Vella, il Professor Francesco Cucca e il Prof. Luca Pani;
– pochi giorni fa si è diffusa la notizia delle dimissioni dal Comitato di cui sopra rassegnate dal Prof. Pani;
– non si conoscono, allo stato, le motivazioni ufficiali di siffatta decisione, ma non è passato inosservato il durissimo attacco che l’esperto ha rivolto sui social media alle scelte politiche irresponsabili in materia di gestione dell’emergenza da Covid-19;
– il 29 aprile il Prof. Stefano Vella, nel comunicare alla stampa che il Comitato tecnico-scientifico ha consegnato Presidente della Regione un documento “con le cautele per quanto riguarda le riaperture”, ha espresso i suoi timori circa l’arrivo dei turisti in Sardegna nei prossimi mesi, precisando che la Sardegna ha avuto una bassissima immunità proprio per la bassa circolazione del virus e che, aprendo i confini, potrebbe verificarsi quell’ondata massiccia di contagi dalla quale siamo riusciti finora a salvarci;
– parrebbe, quindi, registrarsi da parte degli stessi componenti del Comitato tecnico-scientifico scelti dalla Giunta regionale proprio per supportare e validare scientificamente le decisioni sulla gestione dell’emergenza epidemiologica un atteggiamento prudente che stona con le più recenti dichiarazioni rassicuranti del Presidente Solinas;
EVIDENZIATO che:
– se da una parte il Presidente Solinas parla di “dati confortanti” con riferimento alla situazione Covid nell’Isola, dall’altra non può prescindersi dalla constatazione che, rispetto alle altre regioni, in Sardegna il basso numero complessivo dei tamponi finora effettuati e la capacità dei laboratori di processare un numero ancora limitato di tamponi al giorno difficilmente pare garantire un monitoraggio efficace e un quadro chiaro della diffusione del contagio nell’Isola tale da consentire al Governo regionale di assumere decisioni consapevoli e ponderate, ma soprattutto scientificamente valide sulla gestione della Fase 2;
– con questi presupposti, risulta difficile pensare di poter monitorare costantemente ed efficacemente l’andamento dell’epidemia con la nuova ondata di arrivi in Sardegna che potrebbe profilarsi a breve laddove il Presidente della Regione decidesse di portare a compimento gli intendimenti annunciati alla vigilia di Sa Die de sa Sardigna nonostante l’opposizione chiaramente ribadita dal Governo statale;
CONSIDERATO che:
– il 28 aprile 2020 l’Associazione regionale dei comuni della Sardegna ha trasmesso al Ministro della Salute, al Presidente dell’Istituto superiore di sanità, al Commissario del dipartimento della Protezione civile nazionale, al Presidente dell’ANCI (Italia), al Presidente della Regione e all’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale, al direttore generale della Protezione civile regionale, alla Commissione sanità e politiche sociali del Consiglio regionale, ai Capigruppo del Consiglio regionale e ai Rettori delle Università di Cagliari e di Sassari una raccolta di dati sui decessi avvenuti nei comuni sardi negli anni 2015, 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020 (fino al 30 marzo);
– la raccolta dati è stata avviata a partire dallo scorso 2 aprile e ben 343 comuni su 377 hanno aderito all’iniziativa, assunta autonomamente da ANCI Sardegna con esclusivo spirito civico al fine di fornire alle istituzioni competenti nella gestione dell’emergenza epidemiologica in atto “uno strumento che consenta di affrontare una realtà inedita e imprevista con maggiori elementi di valutazione possibile”;
– essendo momentaneamente impossibilitata a procedere tempestivamente a un’elaborazione tecnica dei dati raccolti, ANCI Sardegna, ritenendo comunque di fondamentale importanza mettere le suddette Istituzioni a conoscenza dei dati stessi, li ha consegnati allo stato “grezzo”, confidando nella conseguente presa in carico e più completa analisi ed elaborazione da parte degli attori pubblici responsabili delle decisioni sulla definizione e organizzazione delle misure e procedure da adottare nella Fase 2 dell’emergenza Covid-19;
– in occasione della trasmissione dei dati in questione, Anci Sardegna ha anche precisato che avvierà analoga raccolta dati al fine di monitorare la mortalità avvenuta, nello stesso arco temporale, all’interno delle case di cura per anziani presenti sul territorio regionale, avendo poi cura di rimettere le informazioni raccolte alle medesime istituzioni;
CONSIDERATO, inoltre, che:
– l’iniziativa dell’ANCI Sardegna è analoga a quella assunta da alcuni sindaci della Lombardia che, proprio partendo dalla considerazione circa l’insufficienza del numero di tamponi effettuati a fronte della reale portata della diffusione del contagio da Covid-19 nel territorio, hanno evidenziato come i dati ufficiali diffusi dalla Regione e dalla Protezione civile non potessero essere considerati completi e attendibili e che, per avere una visione maggiormente realistica, fosse utile integrarli confrontando il numero complessivo di decessi dei residenti nei singoli comuni con la media dei decessi nello stesso periodo degli ultimi anni;
– come sottolineato dal Sindaco di Bergamo, i dati comunicati ai sindaci sarebbero parziali proprio per il fatto che a molte persone affette da sintomi riconducibili al virus, rimaste in isolamento domiciliare, non è stato fatto il tampone, sfuggendo, in tal modo, al monitoraggio dei casi di contagio e, nei casi più gravi, anche a quello dei decessi a causa del Covid-19, e ciò a voler tacere degli asintomatici;
– la InTwig, società bergamasca di data management e comunicazione, ha elaborato una proiezione sui livelli di contagio da Covid-19 in Regione Lombardia integrando i dati provenienti dal monitoraggio dei decessi effettuato nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Milano con i dati Istat;
– le analisi hanno rivelato una diffusione del virus molto superiore a quella che emerge dalle statistiche ufficiali;
RITENUTO che:
– in quest’ottica, considerata l’insufficienza del numero di tamponi e di test sierologici effettuati nell’Isola e la necessità di intervenire per aumentare l’efficienza dei laboratori impegnati nelle relative analisi, i dati forniti da ANCI Sardegna, se adeguatamente elaborati dal punto di vista tecnico-scientifico, possano offrire un utile contributo alle istituzioni chiamate a fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso, consentendo di adottare decisioni più consapevoli in vista della gestione, quanto mai delicata e complessa, della Fase 2 dell’emergenza,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a procedere con urgenza all’elaborazione tecnico-scientifica e all’analisi comparativa dei dati sui decessi avvenuti nei comuni sardi negli anni 2015, 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020 (fino al 30 marzo) già trasmessi e di quelli che saranno consegnati da ANCI Sardegna al fine di garantire un più efficace e completo monitoraggio dell’andamento dei contagi da Covid-19 in Sardegna e la conseguente assunzione di decisioni ponderate e consapevoli in ordine alla gestione della Fase 2 di convivenza con il virus;
2) a garantire la previa condivisione delle decisioni relative alle gestione della Fase 2 con il Consiglio regionale, massimo organo rappresentativo dei sardi, e con i sindaci della Sardegna che, con spirito di responsabilità e in un’ottica di leale collaborazione, hanno fornito in breve tempo tramite l’ANCI Sardegna i dati a loro disposizione al fine di mettere il Presidente della Regione e la Giunta regionale nelle condizioni migliori per contemperare efficacemente le esigenze di tutela della salute pubblica con la necessità di riaprire gradualmente le attività e i servizi.
Cagliari, 4 maggio 2020