CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Mozione n. 167
TUNIS – CAREDDA – PERU sulla necessità di garantire il diritto dei cittadini e delle imprese sarde ad usufruire di condizioni energetiche sicure, eque ed ambientalmente sostenibili, con la realizzazione delle infrastrutture necessarie e la perequazione dei costi necessari con le restanti parti d’Italia.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– la Regione ha come primario obbiettivo quello di procedere alla totale decarbonizzazione, per giungere quanto prima possibile ed in modo sicuro e stabile alla totale copertura del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili che annullino l’emissione gas climalteranti ed inquinanti;
– la Regione ha inoltre il dovere di effettuare nella maniera più equa, stabile e sicura, la transizione dallo stato di fatto attuale agli sfidanti obiettivi di cui sopra, previsti nel periodo medio-lungo, garantendo nel contempo le forniture energetiche necessarie ad uno sviluppo sostenibile della propria economia;
– nell’ambito delle prospettive più avanzate ed innovative per l’integrazione fra fonti rinnovabili, accumuli energetici e vettori di energia termica, stanno trovando applicazione, sempre più concreta e fungibile, le produzioni di idrogeno dall’acqua attraverso l’uso di sovrapproduzioni di fonti rinnovabili quali eolico e fotovoltaico (il cosiddetto power to gas), oltre che, in applicazione dei principi dell’economia circolare, le produzioni di biogas derivanti dai processi di depurazione o di trattamento dei fanghi di diversa origine;
PREMESSO, inoltre, che:
– in data 13 maggio 2014 con deliberazione n. 17/14 la Giunta regionale ha stabilito di esercitare il diritto di uscita da GALSI Spa, di attivare la procedura per la cessione delle azioni detenute, di monitorare e accelerare gli interventi di realizzazione delle reti di distribuzione del gas e di avviare un confronto con il Governo per la definizione degli interventi infrastrutturali per metanizzazione Sardegna visto lo stallo del Galsi;
– questo indirizzo ha trovato applicazione nella stipula del Patto per lo sviluppo della Regione Sardegna (29 luglio 2016), che all’articolo 6 prevede:
“3. Le Parti si impegnano a perseguire l’obiettivo strategico della metanizzazione della Sardegna, promuovendo la realizzazione delle infrastrutture necessarie a garantire l’approvvigionamento dell’Isola e il trasporto e la distribuzione di gas naturale a condizioni di sicurezza e di prezzo per i cittadini e le imprese sarde analoghi a quelle di altre regioni italiane, promuovendo altresì lo sviluppo della concorrenza al fine di ridurre il prezzo della fornitura.
A tal fine, il Governo, attraverso il presente Patto, assicura:
1. che la realizzazione della dorsale interna di trasporto, da attuare per fasi, sia considerata parte della rete nazionale dei gasdotti;
2. per gli impianti di rigassificazione dì Gas Naturale Liquefatto (GNL), anche connessi a depositi di GNL Small Scale, la possibilità del rilascio della “Third Party Access (TPA) exemption”, ove richiesta dai proponenti, in accordo con le normative europee;
3. la dichiarazione della strategicità delle opere per la metanizzazione della Sardegna, ai sensi dell’art. 3 del D. Lgs. n. 93/2011;
4. per i depositi costieri GNL modulari e le relative infrastrutture, la definizione di un procedimento autorizzativo da disciplinare nell’ambito del provvedimento di recepimento della Direttiva 2014/94/UE (DAFI);
5. che il collegamento della dorsale interna di trasporto tramite adduttori ai bacini di distribuzione già realizzati o in corso di realizzazione nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro (APQ) Metano, sia considerato parte della rete di trasporto regionale italiana;
6. l’adozione, anche mediante provvedimenti normativi, di meccanismi per la compensazione per i consumatori domestici dell’Isola dei potenziali maggiori costi infrastrutturali o di approvvigionamento, simili a quelli attualmente previsti per i consumatori delle altre regioni italiane per le reti isolate alimentate da gas diversi dal metano, e del bonus gas per i clienti indigenti;
7. la revisione ed adeguamento dell’APQ Metano, in linea con le misure che si andranno ad adottare e con la relativa tempistica.”;
– in data 2 agosto 2016, con deliberazione n. 45/40, la Giunta regionale provvedeva ad approvare in via definitiva ed a seguito di Valutazione ambientale strategica, il proprio Piano energetico ambientale regionale, il quale, in linea con le intese raggiunte, prevedeva la realizzazione di una dorsale energetica interna sarda nord/sud;
– questa dorsale energetica consentirebbe di:
1) garantire la transizione dall’utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica, il cui phase out è oggi previsto al 2025, fino al completo uso di sole fonti rinnovabili di produzione a partire dal 2050, garantendo nel contempo una sufficiente sicurezza energetica, atteso che, in difetto, la rete elettrica regionale sarebbe soggetta a squilibri (con numerose giornate di possibile black out nell’anno), non essendo le fonti rinnovabili principali (eolico e fotovoltaico) programmabili, riducendo sensibilmente le emissioni di gas inquinanti e climalteranti;
2) garantire l’approvvigionamento di una fonte energetica termica a prezzi in linea con le restanti parti d’Italia, dove un megawattora (MWh) costa mediamente 80 euro;
3) garantire la possibilità di veicolare, attraverso questa infrastruttura energetica, le produzioni, attuali e future, totalmente green di idrogeno e di biometano (la cui potenzialità produttiva attuale in Sardegna è stimata in 200 milioni di metri cubi per anno), altrimenti utilizzabili solo ad una scala antieconomica;
– con decreto ministeriale MISE 10 novembre 2017 veniva approvata la “Strategia Energetica Nazionale”, ove una intera appendice (Allegato II) veniva dedicata al tema della metanizzazione della Sardegna, indicando la strategia di realizzazione di una dorsale energetica nord/sud ed il meccanismo di regolazione delle tariffe come parte delle azioni strategiche dello Stato in campo energetico;
– nel febbraio 2019 il governo nazionale ha avviato le consultazioni pubbliche per la definitiva approvazione, anche tramite Valutazione ambientale strategica, del proprio Piano Nazionale integrato energia e clima (PNIEC);
– a seguito del processo di condivisione del piano con la conferenza stato regioni, la definitiva formulazione del gennaio 2020 reca:
“Nel settore gas sono in corso di autorizzazione e valutazione presso il MISE ed il MIT diversi progetti di deposti costieri di piccolo volume (SSLNG) per lo scarico del GNL da navi metaniere di piccola taglia, lo stoccaggio e il successivo caricamento su navi bettoline (bunkeraggio) e su autocisterne criogeniche per il rifornimento di clienti civili e industriali e di stazioni di rifornimento carburanti.
In particolare, in Sardegna due delle tre iniziative presentate vedono l’accoppiamento di SSLNG e minirigassificatori. È opportuno e conveniente (i) rifornire di gas naturale le industrie sarde, le reti di distribuzione cittadine già esistenti (in sostituzione del propano) e già oggi compatibili con il gas naturale, e in costruzione; (ii) sostituire i carburanti per il trasporto pesante; (Hi) sostituire i carburanti marini tradizionali con GNL introducendo, in modo graduale, il limite di 0,1 per cento di zolfo per i mezzi portuali e i traghetti; (iv) alimentare a gas naturale le centrali termoelettriche previste per il phase-out delle centrali alimentate a carbone. A valle dell’Analisi Costi Benefici avviata da RSE per conto di ARERA, che si prevede disponibile nella primavera 2020, si implementeranno gli interventi più adeguati per il trasporto del gas naturale.
Al fine di offrire agli utenti sardi connessi alle reti di distribuzione prezzi in linea con quelli del resto d’Italia dovranno essere adottate soluzioni tecnico/regolatone che consentano di equiparare gli oneri di sistema e correlare il prezzo della materia prima al PSV.”;
– ciò nonostante l’Autorità per la regolazione del mercato dell’energia (ARERA), nella propria determinazione n. 570/2019 ha stabilito:
” in assenza di una disposizione legislativa (espressione di una precisa scelta di politica energetica nazionale), diversamente da quanto preteso da alcuni operatori, non si può ritenere che l’Autorità sia tenuta a introdurre strumenti perequativi per porre a carico della generalità della clientela finale (o della generalità della clientela ubicata nell’Ambito meridionale) i costi di investimento connessi alla metanizzazione della Sardegna; l’Autorità, piuttosto, è tenuta a valutare le esigenze sottese a tale progetto nell’ambito del quadro sopra tratteggiato, in coerenza col quale sono stati formulati gli orientamenti esposti nei documenti di consultazione sopra richiamati…
(l’Autorità ritiene di):
– confermare l’istituzione di uno specifico ambito tariffario Sardegna;
– … prevedere transitoriamente, per un periodo non superiore a tre anni, l’introduzione di una specifica componente tariffaria CE della tariffa obbligatoria, espressa in euro/pdr, applicata ai soli punti di riconsegna serviti nella Regione Sardegna, pari alla differenza tra il livello della tariffa obbligatoria che verrebbe determinata con riferimento alla sola Sardegna e il livello della tariffa obbligatoria dell’Ambito meridionale (che attualmente risulta essere quello caratterizzato da costi più elevati per gli utenti del servizio), e prevedere che il minor gettito sia compensato nell’ambito dei meccanismi di perequazione con copertura mediante la componente UG1 della medesima tariffa obbligatoria;”;
– il Ministero dello sviluppo economico, durante il tavolo tecnico di concertazione del 31 gennaio 2020 sul phase out dal carbone al 2025 per le centrali di Fiumesanto (Porto Torres) e Grazia Deledda (Portoscuso), previsto nel PNIEC inviato al vaglio della Unione europea, ha annunciato la propria contrarietà alla realizzazione di una dorsale energetica, affermando, fra l’altro, che il progetto, pur avendo avuto l’approvazione della commissione tecnica indipendente che ne ha valutato, da un punto di vista tecnico, la compatibilità ambientale, non disponeva del decreto di Valutazione di impatto ambientale firmato dal competente Ministro;
– sempre nell’occasione della riunione del 31 gennaio 2020, è stato illustrato il progetto del MISE di phase out del carbone, che prevede l’utilizzo del GNL con una serie di depositi costieri a servizio delle aree più popolose della Sardegna e delle industrie e delle centrali stesse, oltre che una importazione di energia elettrica supplementare attraverso l’interconnessione elettrica della Sardegna alla Sicilia, con il cosiddetto “cavo triterminale” inserito nei piani decennali della società TERNA;
CONSIDERATO, alla luce di quanto sopra premesso, che:
1) la configurazione tracciata dal MISE, quale ipotesi di sistema di metanizzazione, è quindi quella di avere le centrali elettriche di Fiumesanto e di Portovesme alimentate da depositi costieri con l’ausilio di brevi tratti di condotta. Detti depositi dovrebbero anche alimentare le reti cittadine delle aree limitrofe. L’ipotesi prospettata è evidentemente del tutto estranea ai sopra citati accordi sottoscritti, alle ipotesi delineate dal PNIEC e dalla SEN, che sono illustrate in premessa. Va inoltre sottolineato che non esiste previsione di alcun deposito costiero nella zona di Portovesme, e che quello ipotizzato a Porto Torres non ha mai avviato alcun iter progettuale ed autorizzativo. È quindi ovvio – stante i tempi necessari – che non sarebbe possibile una riconversione delle centrali elettriche a Metano entro il 2025, con l’effetto di dovere, per garantire la sicurezza della rete, obbligare gli esercenti a continuare l’esercizio a carbone in regime di “essenzialità” cioè con sovra costi pagati dalla collettività. In sintesi stesse emissioni inquinanti con ritardo del phase out ad un costo di produzione dell’energia maggiore a quello oggi corrisposto;
2) l’effetto del progetto descritto dal MISE sarebbe quello di escludere tutta l’utenza civile della Sardegna, al di fuori delle grandi aree urbanizzate costiere, dei benefici tariffari del metano, introducendo quindi una differenza di costo energetico fra le regioni interne e quelle costiere, con l’effetto di accentuare il fenomeno dello spopolamento delle aree marginali interne verso la cosiddetta “ciambella”, con una enorme ed irrimediabile perdita antropologica e culturale. E’ infatti ovvio che anche quand’anche le società di distribuzione decidessero di alimentare le reti con serbatoi criogenici e con autocisterne, si genererebbe un maggior costo ed un maggiore inquinamento, come sopra già accennato. Nelle aree non servite dal metano, la popolazione proseguirebbe ad utilizzare, quale fonte di energia termica, il gasolio, la legna, il pellet etc, che, come dimostrato dagli studi ENEA, risultano assai più emissivi del gas naturale (https://www.enea.it/it/seguici/pubblicazioni/pdf-volumi/v2Q17-impatti-combustibili-nel- riscaldamento.pdf);
3) va sottolineata invece che, a più riprese ed in diverse legislature i sardi hanno chiesto la realizzazione dell’infrastruttura energetica di trasporto denominata “dorsale” in quanto gli effetti della mancata realizzazione dell’opera risulterebbero essere:
1) l’impossibilità in Sardegna di veicolare in una infrastruttura dorsale, a partire da un prossimo futuro e per gli anni a venire, l’idrogeno (combustibile totalmente rinnovabile ad emissioni zero) generato con l’energia delle sovrapproduzioni delle fonti rinnovabili con il sistema denominato e noto nella cultura scientifica come “power to gas”;
2) l’assoluta antieconomicità della produzione di biogas, che non potrebbe essere veicolato in una rete dorsale e quindi dovrebbe essere prodotto in misura ridotta per l’utilizzo in loco. Le recenti stime contenute nel rapporto di monitoraggio del piano energetico quantificano la produzione potenziale di questo prodotto di economia circolare nella misura di 200 milioni di metri cubi per anno;
3) una maggiore emissione di inquinanti dovuta al traffico veicolare delle autobotti GNL, per il quale è stato stimato un aumento del traffico pesante di circa 6 milioni di km/anno;
4) il permanere della grande fetta di alimentazioni civili per riscaldamento a gasolio, stante il maggiore costo delle alternative meno inquinanti;
5) l’impossibilità di utilizzare l’energia rinnovabile in surplus prodotta con gli impianti di produzione da fonti rinnovabili;
4) l’istituzione di un ambito tariffario unico per la sola regione Sardegna comporta l’attribuzione dei costi di realizzazione delle reti di distribuzione del gas ai soli utenti sardi, a differenza di quanto avviene nelle restanti parti d’Italia, ove i costi sono distribuiti fra più regioni peraltro molto più densamente popolate della Sardegna; questa “sperequazione” risulta ancora più iniqua se si considera che la realizzazione delle reti in molte aree del territorio nazionale è stata, nei passati decenni, realizzata dalla mano pubblica e quindi pagata dalla fiscalità generale a cui hanno contribuito anche i cittadini sardi. Inoltre, essendo la Regione in fase di costruzione delle reti e non, come nella restante parte d’Italia – già metanizzata dalla mano pubblica- in corso di completamento o ottimizzazione, i costi che i cittadini sardi dovrebbero dividersi sono assai maggiori di quelli che, anche storicamente, i cittadini delle altre regioni si sono dovuti accollare,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a fare quanto necessario per addivenire, nel minor tempo possibile alla piena transizione energetica verso una produzione totalmente derivante da fonti rinnovabili (quali solare, eolico, idrogeno e biometano), garantendo nel contempo la produzione energetica necessaria ad un pieno sviluppo della Regione ed alla stabilità ed equità degli approvvigionamenti energetici;
2) a ribadire in ogni sede politica, istituzionale e sociale la ferma intenzione della Sardegna a vedere rispettati i patti sottoscritti, le strategie deliberate ed i piani adottati;
3) ad attivarsi con le parti sociali, politiche ed economiche per organizzare gli Stati generali dell’economia sarda in suolo nazionale per garantire il diritto dei cittadini e delle imprese sarde ad usufruire di condizioni energetiche sicure, eque ed ambientalmente sostenibili, con la realizzazione delle infrastrutture necessarie e la perequazione dei costi necessari con le restanti parti d’Italia.
Cagliari, 14 febbraio 2020