Data: 23/10/2018
La proposta di legge n.550 in materia di attività di cava e miniera non sarà discussa questo pomeriggio dal Consiglio regionale. Il testo, entrato in Aula con la procedura d’urgenza prevista dall’art.102 del Regolamento era stato rinviato in Commissione la scorsa settimana per alcuni approfondimenti.
Nella seduta odierna del parlamentino delle “Attività Produttive”, maggioranza e opposizione non hanno trovato l’accordo sulle proposte emendative presentate dalla Giunta. La minoranza ha quindi chiesto il rispetto dei termini previsti dal Regolamento (10 giorni) per presentare la propria relazione alla legge.
Il presidente Lotto, sentito il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, ha deciso di aggiornare i lavori della.
Deluso il consigliere di Art1-Mdp Luca Pizzuto, ispiratore del provvedimento: «Prendo atto della decisione – ha detto – oggi si decide di rinviare la discussione nonostante gli accordi raggiunti in Aula. In ogni caso non avremmo accolto gli emendamenti della Giunta che andavano contro lo spirito originario della proposta. Il nostro intento era quello di riempire un vuoto normativo che impedisce alla Regione di intervenire nel caso in cui una società titolare di una concessione non rispetti i diritti dei lavoratori». Come nel caso della Polar, azienda di Piscinas da tempo al centro di una dura vertenza sindacale: «Oggi in Sardegna può accadere che un’azienda licenzi 13 dipendenti e non rispetti l’obbligo di reintegro deciso dal Tribunale del Lavoro – ha proseguito Pizzuto – questa norma serve per evitare che si ripetano situazioni simili».
Contro la proposta di legge si sono invece schierati tutti i rappresentanti della minoranza Luigi Crisponi (Riformatori), Gigi Rubiu (FdI) e i forzisti Marco Tedde e Alberto Randazzo. Secondo gli esponenti dell’opposizione la legge interviene su un caso specifico e non rispetta il principio di generalità e astrattezza: «Per risolvere un singolo caso si rischia di mettere in difficoltà decine di aziende e migliaia di lavoratori – hanno detto – la materia, oggi regolata da leggi ormai superate, ha bisogno di una revisione organica». Per i consiglieri di minoranza, inoltre, la proposta contiene profili di illegittimità costituzionale che la espongono a un’impugnazione certa da parte del Governo.
Dubbi sono stati espressi anche dall’assessore all’Industria, Maria Grazia Piras, che ha illustrato alla Commissione gli emendamenti della Giunta. «Abbiamo cercato di riscrivere la legge per evitare che alcune norme vadano in contrasto con la normativa nazionale – ha affermato Piras – la Regione ha l’obbligo di vigilanza sull’attività di cava e miniera che esercita attraverso la polizia mineraria. Nel caso in cui non vengano rispettate le prescrizioni contenute nell’atto di concessione, l’azienda va incontro a pesanti sanzioni. La Regione può avviare la procedura di revoca della concessione ma non può chiudere l’attività. Sulla tutela dei diritti dei lavoratori, credo che la normativa vigente sia esaustiva. Ho paura che la proposta di legge faccia crescere i contenziosi, da parte nostra c’è la disponibilità a lavorare a una legge organica di settore».
Contro la proposta n.550 si sono schierate, infine, Confindustria, Confapi e Confartigianato sentite in audizione dalla V Commissione. I rappresentanti delle associazioni Federico Fiorelli (presidente della Commissione “Cave e miniere” di Confindustria), Silvana Manuritta (direttore generale di Confapi), Stefano Mameli (segretario regionale Confartigianato) e Marco Fuscello (presidente del Consorzio lapideo) hanno chiesto il ritiro della legge. «E’ un provvedimento che anziché proteggere i lavoratori rischia di lasciarli per strada – hanno detto in coro – le sanzioni contro le aziende che non rispettano le norme esistono già. Si lavori piuttosto a una legge di riforma organica che superi l’attuale normativa ormai non più adeguata ai tempi».