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Fisco, contributi e abusivi: le richieste di Confartigianato Sardegna alla commissione speciale del Consiglio regionale

Data: 14/06/2018

Leve fiscali, rifinanziamento della legge 51 e lotta per l’abusivismo: sono le principali richieste avanzate questa mattina da Confartigianato Sardegna nel corso dell’audizione in Consiglio regionale con la Commissione speciale che si occupa della crisi del commercio e dell’artigianato sardo. Costituita pochi giorni fa, la commissione presieduta dall’on. Roberto Deriu si è già messa al lavoro per ascoltare dalla voce delle categorie produttive i problemi ma soprattutto per condividere le possibili soluzioni, anche con interventi legislativi.

Davanti al “parlamentino” speciale, Antonio Matzutzi e Stefano Mameli (presidente e segretario dell’organizzazione) hanno ricordato che “in dieci anni 7.456 realtà hanno chiuso in 10 e 20 mila posti di lavoro sono andati persi: l’artigianato è ferito e non si arrende ma senza un concreto sostegno non può farcela. Anche quest’anno non vediamo ancora la luce in fondo al tunnel: il comparto perde altre 784 realtà produttive mentre nel 2016 la diminuzione fu di 541 unità”.
Nel dossier presentato alla Commissione, l’organizzazione artigiana ha sollecitato “dignità per un settore strategico per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna”, alleggerendo il peso asfissiante della tassazione, sia fiscale che contributiva. “Contemporaneamente occorre puntare sui giovani, incentivandoli ad avviare un percorso sull’artigianato, con l’abbattimento del costo previdenziale, per almeno due anni, per le imprese artigiane di nuova costituzione. Sostegno anche al passaggio generazionale all’interno delle aziende famigliari, con interventi sugli sgravi contributivi e fiscali”.
Un’altra richiesta degli artigiani è il rifinanziamento della storica legge regionale 51 del 1993, che per decenni ha sostenuto le imprese dell’artigianato. Secondo Matzutzi e Mameli, inoltre, “occorre prevedere degli interventi che vadano a contrastare il fenomeno dell’abusivismo. Di sicuro è il caso avviare interventi di collaborazione con le forze  dell’ordine per un potenziamento dei controlli. C’è necessità che le amministrazioni pubbliche non assecondino il proliferare di imprese non regolari che espongono e vendono nelle manifestazioni. Soprattutto con le amministrazioni locali occorre lavorare in accordo affinché in tutte le manifestazioni, le rassegne e i mercati si dia adeguato spazio agli operatori artigiani, sia dell’agroalimentare sia dell’artigianato tipico e tradizionale. Spesso gli artigiani vedono ridotti i propri spazi a vantaggio di operatori che poco hanno a che fare con la produzione artigiana sarda”.

Per quanto riguarda la crisi economica, secondo Confartigianato Sardegna “è sempre presente e la ripresa è ancora frenata da tanti fattori. Sono dati molto pesanti che rappresentano un grande turbamento per tutto il nostro comparto. La crisi cronicizzata, il calo dei consumi delle famiglie, le tasse, la burocrazia, la mancanza di credito e di interventi organici per il settore, sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli imprenditori ad abbassare definitivamente la saracinesca della propria bottega accrescendo le fila dei disoccupati.
L’Associazione ha anche denunciato come due imprese artigiane su tre, il 65,3% di quelle regolari, soffrano la concorrenza sleale delle aziende in nero e “sommerse”. Il tutto si traduce in 23.222 imprese artigiane regolari sarde, delle 35.562 registrate negli Albi, che,  rispettando le leggi e pagando le tasse, devono “combattere” contro un numero imprecisato di “non imprese”, che operano fuorilegge e in modo scorretto e fraudolento. Stessa sorte tocca ai dipendenti regolari: ognuno di loro compete quotidianamente contro 1,4 “occupati non regolari”. Per questo, i circa 56mila occupati regolari artigiani, ogni giorno, devono combattere un vero e proprio “esercito” di quasi 9mila lavoranti sconosciuti a tutti, che si traduce nel 15,4% del totale della forza lavoro del settore. (c.c.)
 

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