Data: 03/11/2016
La Regione metterà in campo tutti gli strumenti a sua disposizione per scongiurare la chiusura dello stabilimento Vesuvius di Macchiareddu. Lo ha ribadito l’assessora all’Industria Maria Grazia Piras sentita questa mattina dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale.
«La multinazionale inglese, presente nei siti industriali di Assemini, Genova e Avezzano, ha deciso di delocalizzare la produzione nell’Europa dell’est – ha detto Piras – l’interlocuzione avuta il 18 ottobre scorso al Mise con i rappresentanti di Vesuvius Italia non ha prodotto risultati apprezzabili. Nei prossimi giorni si terrà un ulteriore incontro al Ministero, questa volta con i massimi rappresentanti della società che produce materiali refrattari per l’industria siderurgica mondiale».
La vertenza, esplosa alcune settimane fa dopo la decisione del gruppo Vesuvius di chiudere gli stabilimenti di Assemini e Avezzano, riguarda circa 200 lavoratori, 105 dei quali impiegati in Sardegna. Se non interverranno novità, dal prossimo 31 dicembre scatteranno i licenziamenti. «Finora Vesuvius ha respinto sia le proposte della Regione, disponibile ad intervenire per abbattere i costi dell’energia e dei trasporti, che dei lavoratori, pronti ad affrontare tagli sul costo del lavoro – ha spiegato Piras – la questione è ora in mano al Governo».
La produzione italiana della multinazionale, che nel nostro Paese ha un giro d’affari di 80 milioni di euro su un fatturato complessivo di 1,7 miliardi, è in gran parte destinata all’Ilva di Taranto. Anche in caso di delocalizzazione dell’impresa continuerà a vendere alle industrie italiane. Un aspetto su cui si sono soffermati i componenti della Commissione, in particolare il consigliere del Pd Piero Comandini: «E’ impensabile – ha detto – che un’azienda con una forza lavoro giovane e professionale, produttiva e forte sul mercato decida improvvisamente di chiudere e di trasferirsi altrove. Il Governo può intervenire almeno per rendere più difficoltosa la vendita del prodotto ad un’azienda come l’Ilva di Taranto, oggi commissariata. Altra questione da affrontare è quella delle bonifiche. Chi inquina deve pagare».
Sono due dei punti discussi con il Governo – ha assicurato Piras –che verranno posti sul tavolo al prossimo incontro con i vertici di Vesuvius. Nel dibattito sono poi intervenuti i consiglieri Anedda (Sinistra Sarda), Tendas (Pd), Gaia (Upc) Manca (Pds), Tedde (Forza Italia) e Rubiu (Udc).
I rappresentanti della minoranza (Tedde e Rubiu) hanno espresso forti dubbi sul fatto che Vesuvius possa ritornare sui suoi passi e hanno invitato l’assessore a lavorare su una normativa più stringente che imponga alle aziende che svolgono attività utilizzando il suolo sardo la presentazione di fideiussioni a copertura di eventuali danni all’ambiente.
L’assessora ha chiarito che per il momento in Sardegna solo l’attività di cava prevede un obbligo di ripristino dei suoli, in virtù di una legge del 1986. Piras si è infine impegnata a verificare, su sollecitazione del consigliere Pier Mario Manca, la percentuale della materia prima prodotta in Sardegna (bentonite e caulino) e utilizzata nello stabilimento di Assemini. Un passaggio importante per capire l’impatto dell’eventuale chiusura dello stabilimento sull’indotto e dell’attività estrattiva sul suolo sardo.
L’assessore, nel corso dell’audizione, ha inoltre illustrato le proposte di modifica della Giunta al P/130 “Fondi di capitale di rischio (venture capital) per investimenti in equità per la creazione e lo sviluppo di imprese innovative”. La Commissione ha espresso parere favorevole con la sola astensione del consigliere di Forza Italia Marco Tedde. (Psp)