Data: 02/02/2017 ore 10:00
Sono oltre 720mila i nuclei familiari presenti in Sardegna, composti in media da 2,29 persone. Soggetti sociali rilevanti e centrali, secondo il dettato costituzionale, ma spesso in gravi difficoltà per ragioni economiche o per carenza di servizi tanto da collocare la Sardegna agli ultimi posti in Italia per indice di natalità. Ragioni che hanno convinto la politica a muoversi unitariamente e a presentare una proposta di legge trasversale in Consiglio.
Il documento, firmato dai capigruppo di maggioranza e opposizione, è stato presentato questa mattina alla stampa. «La proposta prende spunto dal manifesto delle associazioni dei familiari pubblicato nel 2014 in piena campagna elettorale per le elezioni regionali e sottoscritto da candidati di tutti gli schieramenti – ha spiegato Walter Piscedda, consigliere del Pd, tra i principali promotori dell’iniziativa parlamentare – colmiamo un vuoto legislativo, l’obiettivo è quello di mettere in campo risorse per sostenere i nuclei familiari con interventi a favore dell’infanzia, dei diversamente abili e degli anziani e favorire, allo stesso tempo, la formazione di nuovi nuclei».
La proposta di legge punta al riconoscimento delle famiglie numerose e al potenziamento delle politiche per la casa. Mette in campo stanziamenti straordinari a favore dei comuni per il sostegno alle famiglie in difficoltà, promuove l’associazionismo familiare. Tra i punti rilevanti del provvedimento, l’istituzione di una Consulta regionale, degli Osservatori comunali e la creazione dei Centri integrati per le famiglie. Questi ultimi avranno il compito di prevenire le situazioni di disagio e sostenere i nuclei con minori in situazioni di difficoltà. Previste inoltre azioni integrate con le politiche sanitarie e del sociale come il potenziamento dei nidi per l’infanzia, le ludoteche, i servizi domiciliari, la valorizzazione del lavoro di cura familiare non retribuito con la copertura assicurativa dei rischi infortunistici casalinghi. Spazio, infine, anche per le unioni civili con la promozione dei registri nei Comuni e l’applicazione del regime amministrativo anche agli stranieri residenti in Sardegna.
«Mettiamo a disposizione 25 milioni di euro in un triennio – ha sottolineato il capogruppo del Pd Pietro Cocco, questa proposta di legge è la dimostrazione che sui grandi temi la politica riesce a restare unita».
«E’ il primo tentativo di dare una risposta organica a una materia complessa – ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – questo è l’aspetto innovativo della proposta di legge – ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – contiamo di portarla al più presto in Aula per l’approvazione definitiva».
Secondo Daniele Cocco, capogruppo di Sel, si tratta di un provvedimento importante «che può benissimo integrarsi con il Reis (Reddito di inclusione sociale). La Sardegna è attenta alle emergenze sociali, sta alla politica fare in modo che le leggi vengano attuate».
«Per rendere la proposta più efficace servirà asciugarla e renderla più snella – ha detto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu – non deve essere una semplice erogazione di risorse ma uno strumento al servizio della famiglia e del volontariato».
Secondo il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti Pierfranco Zanchetta «l’obiettivo della legge è dare speranza e fiducia a chi vuole formare una famiglia. Il rischio è che il basso indice di natalità trasformi la Sardegna in una terra sempre più vecchia e senza prospettive».
«Dove il latte divide la famiglia unisce – ha ironicamente affermato il capogruppo sardista Angelo Carta riferendosi ai contrasti emersi ieri in Aula tra maggioranza e opposizione sulla crisi del settore lattiero-caseario – è un bel passo del Consiglio, una risposta concreta ai giovani che guardano al futuro».
Giudizio condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha mostrato soddisfazione per il percorso seguito dalla proposta di legge «Sono state recuperate iniziative legislative presentate negli anni scorsi e fatta una sintesi – ha detto Dedoni – speriamo che il provvedimento arrivi presto in Aula». (Psp)