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Libri in Consiglio: presentazione de libro “La grande diaspora” su 40 anni di emigrazione sarda nel mondo

Data: 05/04/2016

“Per 40 anni il Messaggero Sardo ha rappresentato un ponte fra la nostra terra e le decine di migliaia di sardi nel mondo tenendo in qualche modo unita la comunità regionale”.

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau presentando nella sala Transatlantico del palazzo di via Roma il libro del giornalista Gianni De Candia “La grande diaspora”, che ripercorre attraverso le raccolte del mensile “Il Messaggero Sardo” 40 anni di emigrazione sarda nel mondo. Con il volume, ha aggiunto il presidente dell’Assemblea sarda, “apriamo una serie di appuntamenti con la cultura e la storia della Sardegna, perché crediamo che il Consiglio debba essere un luogo sempre più aperto ai cittadini, in grado di raccogliere contributi originali ed interessanti sulla nostra identità, su quello che siamo stati e sul futuro che vogliamo costruire per la Sardegna; da questo punto di vista il lavoro di Gianni De Candia è un ottimo inizio”.

Ganau ha poi ricordato brevemente il contesto storico in cui nacque il Messaggero nella prima metà degli anni ’70 “quando il panorama dell’informazione in Sardegna era limitato e pesantemente condizionato da forti poteri economici ed anche il rapporto con le istituzioni regionali non era semplice”.

Per queste ragioni, ha concluso il presidente del Consiglio, “l’esperienza del Messaggero Sardo come voce libera al servizio dei sardi nel mondo assume un significato particolare e, sul piano culturale, costituisce la sintesi di tante testimonianze preziose, di tante storie personali e famigliari di successi e di sofferenze, tutte comunque attraversate da un grande legame con la Sardegna e dal sogno di farvi ritorno”.

Subito dopo gli interventi dei protagonisti della lunga stagione del Messaggero Sardo. Salvatore Tola, redattore storico del periodico e curatore della “sezione” dedicata alla poesia, ha ricordato il sentimento comune della ricerca del riscatto espresso da tante generazioni di sardi; un riscatto che in molte occasioni, ha affermato, “superava la sfera personale per abbracciarne una più identitaria molto più ampia”. Significative, in questo senso, le battaglie condotte da Tullio Locci (residente a Savona) per far ottenere ai sardi una “corsia preferenziale” nei trasporti da e per la Sardegna e di Anna Maria Sechi, che ha fatto conoscere al Belgio la complessa realtà della talassemia.

Gianni De Candia, autore del libro, ha sottolineato in apertura che l’esperienza del Messaggero, con l’opportunità di contatti umani particolari ed irripetibili, ha rappresentato un grande arricchimento personale e professionale. Il numero dei sardi nel mondo, ha detto fra l’altro, “è stato sempre sottostimato, basti pensare che erano ben 288.000 già nel 1971 di cui 220.000 in Europa ma il dato proviene dal censimento del Ministero degli Esteri e, già da allora, forniva una dimensione molto parziale, peraltro solo quantitativa, del fenomeno; oggi possiamo dire che la popolazione sarda all’estero non è inferiore a quella che risiede nell’Isola”.

Al di là dei numeri, ha proseguito De Candia, “il valore dell’esperienza del Messaggero sta nell’aver fatto emergere le storie delle persone, dalle donne emigrate in Olanda che rinunciavano alla nazionalità italiana per correggere lo squilibrio normativo a favore del padre, ai tanti pazienti della clinica psichiatrica Villa Clara colpiti da una sorta di sindrome dell’emigrato (in realtà era schizofrenia) e perciò confinati, allora, nei manicomi, alle tante foto scattate apposta per i parenti in Sardegna, magari davanti ad una abitazione signorile, per evitare di mostrare la dura verità fatta di disagio sociale ed emarginazione”.

Il Messaggero, ha concluso De Candia, “in definitiva ha raggiunto due scopi: ha aiutando noi a costruire per intero la nostra storia e aiutando gli emigrati a non perdere la memoria”.

Da Franco Siddi, responsabile nazionale di Confindustria-televisioni e componente del Cda Rai, è arrivata una testimonianza con un duplice profilo: da redattore del Messaggero Sardo e componente della Consulta regionale per l’emigrazione. Come giornalista del Messaggero, ha detto Siddi, “ho avuto la fortuna di continuare nella professionale dopo essere rimasto disoccupato in una sorta di società editoriale solidale dove esisteva la missione di aiutare i giovani in difficoltà ad affermarsi nel lavoro; una missione sociale all’interno di una missione più grande che aveva l’obiettivo di tenere uniti i due mondi dei sardi e, di conseguenza, la nostra terra con il mondo”.

Se oggi i sardi sono rispettati nel mondo, ha detto Siddi, “il merito è dei nostri emigrati e di quanto hanno saputo costruire e trasmettere, anche in termini valoriali e di reputazione, in tante generazioni”.

 

 

 

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