Data: 17/02/2016
“Il passaggio dagli Enti locali ai cantieri verdi è stato traumatico sia perché sono stati azzerati i percorsi formativi, sia soprattutto perché molte risorse vengono drenate dalla cooperative e fra lavoratori sono emerse forti differenze contrattuali e retributive, sempre a loro svantaggio”.
Lo ha dichiarato Salvina Mereu, rappresentante dei cosiddetti “lavoratori in utilizzo” del Sulcis-Iglesiente (circa 400 in tutta la Sardegna) davanti alla seconda commissione (Lavoro) presieduta dall’on. Gavino Manca (Pd), che ha effettuato un ciclo di audizioni sulle aree di precariato quantitativamente più numerose e complesse del territorio regionale. Nello specifico, i lavoratori in utilizzo provengono da realtà industriali scomparse dal mercato e, da oltre 10 anni, al centro di un tormentato percorso di ricollocazione fra cassa integrazione, mobilità e proroghe susseguitesi negli anni.
Soffermandosi ancora sui cantieri verdi La Mereu ha parlato di una “situazione a due velocità in cui molti lavoratori, a causa della breve durata dei contratti, non riescono nemmeno a maturare i requisiti di accesso all’indennità di disoccupazione”. Quanto alla finanziaria, ha poi osservato, “lo stanziamento previsto (3 milioni di euro) secondo noi basterebbe solo per pochi mesi”.
Giorgio Piras ha invece esposto alla commissione la difficile situazione dei lavoratori del Parco Geo-minerario (oltre 500) i cui contratti di lavoro potrebbero scadere alla fine di quest’anno, assieme alla convenzione con i soggetti attuatori degli interventi. Siamo molto preoccupati, ha detto Piras, “perché dopo 14 anni non abbiamo alcuna certezza; il progetto di recupero e bonifica degli ex siti minerari non è stato realizzato nonostante le risorse disponibili e le possibili soluzioni in grado di garantirci una continuità lavorativa sono sempre più lontane”.
(Af)