Data: 21/10/2015 ore 11:30
“Bastat Trident-Gherra e morti-W pace amore e vita”. Esponendo questo cartello i consiglieri regionali di Sel hanno illustrato la mozione, sottoscritta dal gruppo e da altri consiglieri regionali, contro l’esercitazione Nato “Trident Juncture 2016” che prenderà il via domani a Teulada.
Ancora una volta, ha sottolineato il consigliere Luca Pizzuto, “assistiamo ad esercitazioni di guerra gravi e pericolose per il territorio e l’ambiente e, in questo caso, si tratta della più grande operazione di guerra simulata dopo la caduta del muro di Berlino, cui prenderanno parte 36.000 uomini di 36 Paesi con un dispiegamento eccezionale di mezzi bellici”.
Tutto ciò avviene, ha aggiunto, “senza una convenzione scritta che regoli i rapporti fra Stato e Regione, che la Sardegna non ha firmato e lo Stato interpreta nel senso che sul territorio sardo può fare quello che vuole; con la mozione vogliamo ribadire la nostra totale contrarietà alle operazioni militari in coerenza con quanto affermato dal Consiglio regionale con un ordine del giorno votato a larghissima maggioranza con cui si chiede anche una politica concreta di dismissione delle aree sottoposte a servitù”.
La nostra iniziativa ha lo scopo di ribadire che la Sardegna ha già dato, ha osservato il capogruppo di Sel Daniele Cocco, “e non siamo più disposti a sopportare che lo Stato sia ancora una volta carnefice del territorio sardo; porteremo nuovamente il problema all’attenzione del Consiglio perché riteniamo che questo sia un nostro preciso dovere politico, fin da quando ci siamo presentati alle elezioni per governare la Sardegna”.
La nostra adesione alla mozione di Sel è convinta, ha poi osservato il capogruppo di Sdl Roberto Desini, “per due ordini di ragioni: siamo contrari alle esercitazioni sul nostro territorio ed anzi proporremo, con un referendum, che su questo problema si pronunciano le popolazioni dei Comuni interessati e, nello stesso tempo, chiederemo con forza una soluzione per il pagamento degli indennizzi arretrati (comunque inadeguati rispetto ai costi sostenuti dal territorio) a favore delle comunità locali”.
Che la Sardegna abbia già dato, ha commentato il consigliere Francesco Agus, “lo ha riconosciuto anche il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti nel recente dibattito svoltosi a Cagliari durante la festa dell’Unità; a questo aggiungiamo che, mentre venti di guerra sempre più consistenti annunciano l’intervento militare della Nato in Libia ed in altri scenari particolarmente caldi, la Sardegna non può più essere una parte in causa”. A distanza di un anno dall’ordine del giorno del Consiglio, ha continuato, “siamo tornati alle decisioni unilaterali dello Stato; noi riteniamo invece che la nostra autonomia regionale abbia senso solo se non si accontenta di decisioni marginali”.
Per Soberania-Indipendentzia il consigliere Usula ha messo l’accento sulla necessità di dare al presidente Pigliaru, attraverso la mozione, “uno strumento ancora più forte nel confronto con lo Stato”. Fermo restando, ha concluso, “che secondo noi occorre uno studio epidemiologico molto rigoroso sull’impatto che queste esercitazioni hanno non solo sull’ambiente ma soprattutto sulla salute dei cittadini; anche su questo aspetto collegato alle esercitazioni militari è arrivata l’ora di dire basta”.
Il consigliere Eugenio Lai, infine, la lamentato il fatto che sul tema delle servitù militari il presidente Pigliaru sia stato “troppo timido”. Quando serve, ha sostenuto, “bisogna alzare la voce e battere i pugni sul tavolo, soprattutto quando sono in gioco i diritti dei sardi: la nostra mozione vuole essere una nuova sollecitazione per il presidente Pigliaru e la Giunta dai quali ci aspettiamo risposte concrete su quanto accade sul nostro territorio, sulle ripercussioni delle attività militari a diversi livelli e sul ridimensionamento delle servitù”.
(Af)