Data: 16/10/2018 ore 16:00
Rinviata in Quinta Commissione la Proposta di lege n. 550. COCCO Daniele Secondo – COCCO Pietro – ZEDDA Alessandra – RUBIU – BUSIA – CONGIU – LEDDA – ZANCHETTA – TRUZZU – DEDONI. Norme integrative al regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443, sulla disciplina dell'attivita' mineraria, della L.R. 7 giugno 1989 n. 30 (Disciplina dell'attivita' di cava), e della legge regionale 9 ottobre 1959, n. 17 (Obbligo, da parte degli appaltatori di opere pubbliche, dei beneficiari di contributi o mutui erogati dall'Amministrazione regionale, di applicare, nei confronti dei lavoratori dipendenti, condizioni non inferiori a quelle risultanti dai contratti collettivi di lavoro della categoria vigenti nella provincia), e successive modifiche ed integrazioni. (ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento).
Respinta la Mozione n. 449. TRUZZU – ZEDDA Alessandra – LEDDA – DEDONI – RUBIU – LAMPIS – ORRU' – TEDDE – CHERCHI Oscar – COINU – FASOLINO – PERU – TOCCO – TUNIS – RANDAZZO – SATTA – LANCIONI – DESSI' – COSSA – MARRAS – SECHI sulla bocciatura della rete ospedaliera sarda, con la richiesta di immediata rimozione dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
In apertura di seduta il presidente Gianfranco Ganau ha richiamato in discussione la Proposta di legge n.550 il cui esame si era interrotto in mattinata.
Sull’ordine dei lavori ha chiesto di intervenire la consigliera di Campo Progressista Annamaria Busia che ha annunciato le sue dimissioni da capogruppo del Misto: «Ho ricevuto in mattinata la lettera di dimissioni di tutto il personale del gruppo Misto – ha detto Busia – le questioni sono quelle note all’Ufficio di Presidenza. Siamo impossibilitati a proseguire le collaborazioni con il personale in comando. A questo punto sono costretta a dare le dimissioni perché non posso continuare nel mio mandato. Nessuno dei mie colleghi potrà lavorare, saremmo obbligati ad abbandonare l’aula nell’ipotesi che non ci sia nessuno ad aiutarci».
Problema condiviso dal consigliere Emilio Usula (Rossomori): «E’una questione di agibilità politica – ha affermato Usula – se non c’è possibilità di avere un collaboratore non possiamo esercitare il nostro mandato».
A Busia e Usula ha replicato il presidente Ganau: «Ci sono leggi che vanno rispettate – ha affermato il presidente del Consiglio – il problema è l’insufficienza del budget a disposizione. Il personale che percepisce il doppio dello stipendio non può stare nel gruppo. Abbiamo affrontato la questione stamane in Conferenza dei Capigruppo, la riaffronteremo nei prossimi giorni».
Anche Alessandra Zedda, capogruppo di Forza Italia si è associata alle richieste dei colleghi: «Viviamo le stesse criticità. il problema va affrontato. Il budget iniziale non consente ai gruppi di poter lavorare. E’ l’unica attività di supporto per i consiglieri».
Il presidente ha quindi dato la parola al consigliere Marco Tedde (Forza Italia) sulla proposta di legge all’ordine del giorno: «Si tratta di un testo di bassissimo profilo – ha rimarcato Tedde – non riesco a capire come possa essere entrato in Aula. Probabilmente c’è qualche emendamento della Giunta che lo modifica radicalmente».
Rivolto al collega Luca Pizzuto (Art1-Mdp), Tedde ha ribadito di essere dalla parte dei lavoratori: «Siamo però anche dalla parte delle imprese e del mondo occidentale, per questo non ci piace che le inadempienze che portano alla decadenza delle concessioni vengano accertate da un organo amministrativo. Nel frattempo l’impresa è fallita. Laddove invece prevedete la revoca dei benefici finanziari disegnate un procedimento asfittico nonostante le conseguenze che può comportare. E’ del tutto insufficiente e denota un atteggiamento autoritario. Non siete dalla parte dei lavoratori, siete oscurantisti. C’è bisogno di norme che disciplinino rigorosamente la materia. Non si può agire con il randello in mano contro chi sbaglia. Gli sbagli e le illegittimità le giudicano i giudici. E’ un provvedimento di stampo ottocentesco che necessita di una rivisitazione in chiave liberale, spero che lo si faccia rimandando la proposta in Commissione».
Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha invece invitato la Giunta a presentare subito gli emendamenti: «E’ chiaro che il testo in discussione non è quello finale. Si vedano gli emendamenti e poi interverremo sugli articoli».
Proposta condivisa da Gianluigi Rubiu (FdI): «Anch’io volevo porre lo stesso quesito. Se ci sono gli emendamenti li si presenti. Sospendiamo la seduta».
Il presidente Ganau, dopo aver ricordato che gli emendamenti possono essere presentati sino alla fine della discussione generale, ha dato la parola al capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni. «Ho dato il via libera alla discussione della legge con la procedura d’urgenza prevista dall’art.102 del Regolamento ma è stato un errore – ha detto Dedoni – in Conferenza dei capigruppo la legge non c’era e non è stata illustrata. Pensavo fosse una cosa buona per i lavoratori, quando l’ho letta ho notato incongruenze e cose assurde. La tecnica legislativa manca a molti. Serve un ufficio legislativo di supporto ai Consiglieri. Pizzuto ha parlato di ratio banale, ricordo che la ratio è l’elemento fondante della norma».
L’esponente della minoranza ha poi contestato il contenuto della proposta: «Sembra che la provincia sia un organo legislativo, per non parlare di altre incongruenze. Si pensa di potere competere con lo Stato in una materia in cui non si ha competenza. Il Presidente Ganau la dichiari inammissibile. Verifichi con gli uffici se si tratta di leggi che possono entrare in Consiglio. Per questo ho chiesto di riportarla in Commissione». Dedoni ha poi puntato l’indice contro il consigliere Pizzuto: «Non ho mai invitato nessuno in Aula per dire che ho presentato una legge. Mi interessa che le norme producano effetti positivi e che non siano cassate da un giudice. La demagogia non deve albergare in Consiglio».
A Dedoni ha replicato il presidente Ganau: «Lei mi attribuisce un ruolo che appartiene alla Corte Costituzionale, il presidente del Consiglio può intervenire sulle norme intruse in materia finanziaria e sulla ammissibilità degli emendamenti».
Giorgio Oppi (Udc) ha invocato l’intervento dell’assessore all’Industria: «Se lo avesse fatto prima avremmo chiarito subito – ha detto Oppi – c’è una situazione anomala perché la legge non è stata mai applicata nella sua interezza. Da 100 anni si parla di miniere, talvolta si è cercato di trovare una forma assicurativa impropria per i lavoratori. Chi ha operato nel settore minerario ha cercato la polpa e non ha seguito un filone. Spesso si è operato provocando danni ambientali ancora presenti nel territorio. E’ importante che l’assessore trovi una via d’uscita senza entrare nel merito tra chi ha ragione o torto».
In difesa della proposta si è invece schierato il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Siamo di fronte a un’azienda e a dei lavoratori discriminati rispetto al posto di lavoro. L’attività è stata gestita fino al 2005 dalla società Sarda Betonite che ha poi ceduto un ramo d’azienda alla Polar – ha ricordato Cocco – dei 24 lavoratori in organico 13 sono stati licenziati in tronco. Il giudice li ha reintegrati ma la società ha deciso di trasferirne alcuni a Genova e di confermare il licenziamento per altri. Ci sono questioni di natura sindacale che non vanno confuse con quelle legislative».
Il capogruppo del Partito Democratico ha quindi sottolineato l’esigenza di dare una maggiore tutela ai lavoratori oggi non sufficientemente protetti dalle norme vigenti in materia di cave e miniere. «Abbiamo una legge del 1927, è arrivato il momento di metterci mano. Questa proposta chiarisce che le disposizioni saranno applicate fino a quando non interverrà una legge organica di settore – ha chiarito Cocco – la Regione ha competenza in materia e ha il dovere di esercitare questa sua potestà. Questa proposta può dare un piccolo contributo. Chi opera in regime di convenzioni pubbliche ha doveri da rispettare. Qualcuno obietta che le norme già esistono ma la legge interviene in modo specifico».
Pietro Cocco ha infine ricordato la grande mole di contributi pubblici elargiti dalla Regione a favore di imprese che investivano in Sardegna: «Ricordo la Rockwoll che prese contributi regionali e poi decise di delocalizzare mandando la gente a spesso. Come minimo si deve pretendere la restituzione dei soldi pubblici. Anche Alcoa ha ricevuto centinaia di milioni di contributi. E’ una legge che interviene per dare garanzie maggiori ai lavoratori. Il testo sarà emendato. Ci sono due emendamenti della Giunta che chiariscono le cose».
Daniele Cocco, capogruppo di Art1-Mdp ha difeso l’operato del collega Luca Pizzuto: «Sentir dire che ha portato il popolo in Consiglio per far demagogia è insopportabile. Vorrei chiedere ai colleghi che hanno firmato questa proposta che indichino chi ha estorto le firme. C’è da preoccuparsi quando uno dice di aver firmato la legge senza averla capita – ha detto Cocco – si è parlato di legge oscurantista, ditelo ai dipendenti. E’ facile sostenerlo da questi banchi, è insopportabile, non vorrei più ascoltare interventi di questo tipo. C’è disponibilità ad emendare la proposta, se si vuole andare avanti con gli emendamenti della Giunta il problema non sussiste. L’avvicinarsi del voto di febbraio sta provocando scompensi sulla testa di tutti. Ci sono però altre sedi dove possono essere curati». (Psp)
Dopo l’on. Cocco ha preso la parola l’on. Congiu (Pds), che ha detto: “Sono tra quelli che ha firmato la richiesta ai sensi dell’articolo 102 perché credo nelle norme generali e astratte, non nelle norme ad personam. Se poi qualcuno di noi ha voglia di caricare il dibattito di significati politici, buon pro gli faccia: io sto sulla dimensione di una legge che ha i crismi per andare avanti anche se con un approdo semplificato in aula. Non ho dubbi che questo impianto normativo possa reggere davanti a un giudizio di legittimità perché stiamo tutelando il contraente debole”.
Della stessa opinione anche l’on. Alessandra Zedda, capogruppo di Forza Italia, secondo cui “l’unico accordo tra noi si è trovato in ragione dei lavoratori ma per tutelarli davvero dobbiamo approvare norme che non siano impugnabili. Non possiamo fare forzature sulle spalle dei lavoratori. Nessuno può venire a fare il predatore nella nostra terra, non rispettando le concessioni né facendo il bene dei lavoratori. Ma le proposte di emendamento dell’assessore vanno viste con moltissima attenzione. Per questo chiedo la sospensione dei lavori, per riflettere bene”.
Per l’assessore all’Industria, on. Piras, “la legge sulle cave e miniere è vecchissima e ogni progetto è accompagnato da una congrua fideiussione. Oggi un cavatore è soggetto a ripristino controllato e quando questo non viene fatto noi escutiamo la garanzia. Per dire che abbiamo un sistema di controllo che funziona e applichiamo sanzioni consistenti. Non abbiamo invece il controllo, per legge, sulle attività collegate all’estrazione di cava o miniera, perché l’attività industriale è altra cosa. La norma di oggi e gli emendamenti che mi sono permessa di presentare servono per entrare in una procedura di normale confronto che può portare fino alla revoca della concessione. In futuro conto di portare in Aula la legge di riordino del settore”.
L’on. Pizzuto ha chiesto una breve sospensione dei lavori, che è stata accordata dal presidente Ganau.
Alla ripresa dei lavori l’on. Gaia (Upc) ha chiesto il rinvio alla commissione della norma e l’on. Pizzuto ha concordato “anche se non mi entusiasta molto la proposta di tornare in aula. Chiedo che entro il 25 si torni in Consiglio con un testo che ci possa portare il risultato”.
L’on. Busia (Cd) ha detto che “però rimane un problema e sono le questioni di carattere intertemporale che rischiano di intasare tutte le giurisdizioni”.
Anche l’on. Rubiu ha detto che “si tratta della proposta migliore perché salvaguarda le aziende e i lavoratori. Non succede nulla se aspettiamo una settimana e nel frattempo lavoriamo in commissione”.
Per l’on. Pietro Cocco (Pd) “già da domani si potrà lavorare in commissione e convocare il Consiglio regionale per martedì pomeriggio e votarlo, una volta rivisto e migliorato”.
Dello stesso avviso anche l’on. Congiu (Pds), secondo cui “è cosa giusta coinvolgere tutti i portatori di interesse prima di varare il testo” e Forza Italia, con la capogruppo on. Alessandra Zedda.
La richiesta di rinvio in commissione è stata approvata. (c.c.)
Il presidente ha avviato quindi l’esame della Mozione n. 449 (Truzzu e più) “sulla bocciatura della rete ospedaliera sarda, con la richiesta di immediata rimozione dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale”. La mozione è stata illustrata da Paolo Truzzu, primo firmatario e capogruppo di Fratelli d’Italia, che in apertura ha affermato che non c’è alcun processo all’assessore, né la ricerca di un capro espiatorio. Per l’esponente della minoranza “c’è però un problema politico enorme con un sistema che andava riformato e che la Giunta e l’assessore diceva di voler rendere il più omogeneo possibile per rispondere al bisogno di sanità dei sardi e che doveva spendere di meno”. Secondo Truzzu il risultato dopo cinque anni di gestione della sanità da parte del centrosinistra è chiaro: “Nessuno di voi e nessuno di noi è soddisfatto della sanità sarda, nessun operatore del sistema sanitario è soddisfatto, molti amministratori locali lamentano disservizi e gran parte dei cittadini stessi sono spaesati”. Secondo il primo firmatario della mozione la Giunta ha proceduto con atti d’indirizzo contrari a quanto stabilito dal Consiglio regionale. La sanità è un sistema complesso, ha affermato Truzzu, che richiede scelte armoniche, condivisione e perseveranza, “ma voi avete scelto una strada confusa e contraddittoria, avete avuto l’esigenza mediatica di voler rispondere al disastro della sanità con annunci e avete pensato di poter fare una Asl unica con una semplice delibera senza prima produrre gli atti preparatori”.
Truzzu ha poi fatto un elenco di alcuni risultati negativi della gestione della sanità da parte del governo regionale: l’Asl unica non ha dato omogeneità al sistema e ai piani terapeutici, si ricorre all’ospedale più di prima, sono state inaugurate sale operatorie di ospedali di periferia per dare l’idea che la Giunta non le volesse chiudere, ma senza tutelare il personale e, quindi, queste sale non sono state usate. E ha aggiunto: “Avete detto che avreste aperto il pronto soccorso pediatrico, così non è. Avevate detto che avreste organizzato l’Azienda dell’emergenza urgenza, ma dopo dieci mesi non ci sono ancora le linee guida da parte dell’assessorato perché si delinei l’atto aziendale. Avete creato un grande battage mediatico sull’elisoccorso, – ha continuato – mentre nel momento in cui sarà inaugurata la sede dell’Areus l’elisoccorso smetterà di volare perché gli infermieri non hanno avuto la copertura con le risorse e quindi incroceranno le braccia. Non avete diminuito la spesa farmaceutica. Avete detto che avreste azzerato i debiti della sanità e invece li lasciate a chi verrà dopo”.
Ma per Truzzu la situazione paradossale riguarda la rete ospedaliera: “Il Consiglio ha approvato una rete ospedaliera che la Giunta non tiene in considerazione, si fanno continuamente atti in spregio al documento approvato dal Consiglio. L’ultimo è la delibera n. 1084 del 12 ottobre”. E ha aggiunto che in “questa legislatura è emersa una cronica capacità di questa Giunta e sua di mentire a questo Consiglio”. E in conclusione del suo intervento ha esortato l’assessore Arru a dimettersi senza arrivare al voto della mozione. (eln)
Il consigliere del Pds, Roberto Desini, dopo aver preannunciato l’abbandono dell’Aula, ha dichiarato con chiarezza: «Dopo 25 interpellanze, 13 mozioni e 9 interrogazioni presentate dal sottoscritto, sfiducio politicamente l’operato dell’assessore della Sanità». «Ho sempre denunciato – ha proseguito l’esponente della maggioranza – di non condividere il governo della sanità sarda e il tradimento del mandato elettorale ricevuto quasi cinque anni fa». Desini ha quindi rivelato di esser stato contattato, all’inizio del mandato, dai vertici della Asl di Sassari che – così ha affermato – lo hanno invitato a far cessare le critiche e a esplicitare eventuali “necessità”. Il consigliere del Pds ha concluso ribadendo le critiche all’operato dell’assessore della Sanità, insieme con la sfiducia politica («l’assessore ha utilizzato le agenzie interinali, le liste d’attesa sono aumentate, i pazienti portano da casa i farmaci negli ospedali, ha chiuso guardia medica a Sorso e Valledoria, non ha dato seguito alla rete ospedaliera, ha mentito al Consiglio regionale e ai sardi»).
«Io invece resterò in Aula per votare la sfiducia all’assessore Arru». Così il conigliere Marco Tedde (Fi) ha aperto il suo intervento di critica nei confronti del responsabile della sanità e di sfiducia verso il suo operato, ricordato le iniziative intraprese, in questo senso anche dai gruppi della maggioranza del centrosinistra («il Pds l’ha accusato di nefandezza e di essere un pinocchio e oggi un consigliere di maggioranza ha accusato funzionari della Asl persino di fatti penalmente rilevanti»).
L’esponente della minoranza ha quindi puntato il dito contro la decisione dell’assessore di sottoporre il piano di riordino della rete ospedaliera al ministero («nonostante le prerogative autonomistiche e nonostante la Regioni paghi di tasca il costo della sanità sarda») e la successiva bocciatura ministeriale “per incoerenza con quanto previsto nel decreto ministeriale 70 del 2015”.
Edoardo Tocco (Fi) ha definito drammatica la situazione della sanità sarda e ha richiamato la responsabilità della Giunta e della maggioranza del centrosinistra e non solo quella in capo all’assessore Arru ma si è polemicamente domandato “se davvero ha un senso sfiduciare l’assessore della sanità a pochi mesi dalle elezioni regionali”. L’esponente della minoranza ha chiamato in causa anche i vari manager («nella maggior parte sono improvvisati») ed ha concluso elencando i disagi cui vanno incontro i pazienti e gli operatori della sanità.
Michele Cossa (Riformatori) ha definito la situazione della sanità sarda “peggiore rispetto a quella di cinque anni fa” ed ha affermato: «La Asl unica è una nostra idea ma nelle vostre mani la cura si è rilevata peggiore del male». «Malgrado la buona volontà del dottor Moirano – ha proseguito l’esponente della minoranza – nessuno dei problemi della sanità è stata aggredito e l’Ats si è rilevato solo uno strumento di potere». Cossa ha concluso lanciando un allarme sui dati dei tumori: «In Sardegna ci si ammala meno ma si muore di più rispetto a quanto accade nella altre Regioni italiane».
Marcello Orrù (FdI): «La mozione è da indirizzare a tutta la Giunta e non solo all’assessore Arru perché siamo di fronte al fallimento totale della giunta e della maggioranza». Il consigliere della minoranza ha quindi proseguito nel suo intervento parlando di “autentico disastro” ed ha affermato che la “Giunta Pigiaru si è rivelata peggiore persino della Giunta Soru”. Orrù ha concluso accusando il governo regionale di esser stato troppo accondiscendente nei confronti dei governi Renzi e Gentiloni: «Ma tra poco arriverà un’altra sfiducia, quella dei cittadini che in maniera ancora più decisa del 4 marzo vi diranno di restare a casa».
Gigi Rubiu (FdI) ha parlato invece di “un bagno di sangue per ripianare i debiti della sanità sarda” ed ha affermato: «La riforma sanitaria ha tagliato i diritti alla salute mentre i tagli devono essere fatti dove ci sono gli sperperi ad incominciare dagli stipendi dei dirigenti». «Non avete ascoltato i territori – ha proseguito il consigliere della minoranza – né i malati e così avete prodotto un mostro che ha fatto crescere le liste d’attesa e che fa chiudere i piccoli ospedali». Rubiu ha concluso preannunciando voto favorevole per la sfiducia ed ha definito l’assessore Arru “il peggiore degli assessori della storia autonomistica”.
Emilio Usula (Misto – Rossomori) ha ricordato il suo voto contrario al piano di riordino della rete ospedaliera perché basato su due cardini “inaccettabili”: la visione economicistica e tecnocratica della sanità e l’accettazione subalterna del dettato ministeriale (Dm 70/2015). «Parametri – ha dichiarato Usula – che si calano su altri bisogni di altre regioni ma che si discostano dalla nostre peculiarità e dai nostri bisogni di salute». Il consigliere, eletto nel centrosinistra ma poi uscito dalla maggioranza, ha quindi escluso il suo voto favorevole alla mozione presentata dal centrodestra ed ha concluso formulando all’assessore la richiesta “perché ci sia uno scatto di orgoglio nei confronti del governo ed un ruolo di garanzia e vigilanza su quanto accade nelle aziende sanitarie”.
Il consigliere Augusto Cherchi (Pds) ha posto in dubbio l’opportunità di una sfiducia nei confronti dell’assessore della Sanità ma ha insistito sulle lamentazioni formulate dal Partito dei sardi in ordine alla mancata applicazioni del piano di riordino della rete ospedaliera: «È inaccettabile non attuare la riforma della rete ospedaliera approvata ormai un anno fa dal Consiglio regionale».
Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha ribadito la richiesta perché sia garantita l’applicazione del piano di riordino della rete ospedaliera ed ha chiesto impegni precisi perché non si smantellino “strutture fondamentali come lo sono quelle sanitarie di Ghilarza”. «L’Ats è un mostro – ha concluso il consigliere della minoranza – e denuncio una serie di discutibili nomine dei responsabili delle strutture complesse ad Oristano».
Il consigliere Pd, Luigi Ruggeri, ha invece difeso l’operato dell’assessore Arru e ha parlato “di un rumore di fondo attorno alla sanità sarda che amplifica gli episodi e trasforma gli aneddoti in verità”. L’esponente della minoranza ha quindi elencato in senso positivo una serie di azioni poste in essere dalla amministrazione del centrosinistra («riduzione dei primariati, elisoccorso e riduzione dei punti nascita con la chiusura di quelli dove non era garantita della salute delle madri e dei nascituri») anche attraverso l’introduzione di meccanismi che consentono la misurazione oggettiva dello stato di salute del sistema sanitario sardo. (A.M.)
Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha preso atto delle dichiarazioni del collega Ruggeri secondo il quale «va tutto molto bene», dichiarando al contrario di «non aver mai visto un simile sfascio della sanità, con istituzioni dileggiate ed una realtà manipolata». Il consigliere, soffermandosi sulla rete ospedaliera, il Mater Olbia e la ripartizione dei posti letto fra le varie strutture, ha fatto riferimenti puntuali a documenti che dimostrerebbero i continui cambiamenti fra le diverse realtà territoriali.
Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha sostenuto che «c’è poco da dire e molto da fare, bisogna interrompere il corto circuito della mancata riforma della rete ospedaliera, un problema che va risolto subito e per questo ho votato censura politica che riconfermo: si è aperto un vulnus ed una illegittimità che non è colmata anche per atti amministrativi che ritengo illegittimi». Ci sono cittadini che occupano gli ospedali a La Maddalena e Ghilarza, ha aggiunto, «e lei deve incontrare e parlare con loro, altrimenti verrò ad occupare l’assessorato finché non avrò risposte».
La consigliera del gruppo Misto Anna Maria Busia, a futura memoria, ha ricordato di non aver votato né riforma né rete, perché «bisognava cambiare direzione per tempo mentre ora la richiesta di dimissioni è tardiva, le scelte sono state collegiali, e l’assessore ora non può prendere certamente impegni in questo momento, tranne colpi di coda di fine legislatura che devono essere assolutamente evitati».
Il capogruppo del Psd’Az La Base, Gaetano Ledda, ha detto che in Sardegna molti, a proposito di sanità, si rallegrano di essere ancora vivi, «simbolo della percezione che accompagna la mancata approvazione della rete ospedaliera, nei fatti la sanità non funziona ed il servizio peggiora anche in situazioni che meriterebbero il ricambio del management: io, poi, dopo parole di Desini sarei fuggito in Australia, qui qualcuno usa la testa solo per fare marchette».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha dichiarato che «basterebbe leggere i giornali per capire come va la sanità e non è vero come dice Ruggeri che il problema degli interinali è stato eliminato, si sono semplicemente fatte alcune sanatorie; in realtà si sta sbagliando tutto perché il problema è stato affrontato male, bisogna costruire la casa nuova dalle fondamenta e non dal tetto». Cioè, ha spiegato, «creare prima una rete di servizi efficienti su tutto il territorio, le disfunzioni sono tante e forse non dipendono tutte dall’assessore quanto dal direttore generale dell’Ats, che sta destabilizzando quel po’ di buona sanità rimasta in Sardegna».
Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha osservato che «se oggi si parla di rete ospedaliera e degli errori collegati alla sua mancata attuazione bisogna chiedersi perché il centro destra ha parlato solo adesso; forse avremmo scritto un’altra storia di buona politica». La rete, ha precisato, «è giusta, include i territori più marginali nell’offerta sanitaria e per questo andava attuata, difesa e sostenuta, ma così non è stato, per cui oggi si è passati dalla censura alla sfiducia». Se ci vuole una spinta politica noi l’abbiamo data, ha continuato, «ed occorre replicare l’esperienza di Nuoro che ha ottenuto la difesa del punto nascita».
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ricordando che si discute di sanità per l’ennesima volta, ha criticato il «metodo sbagliato, perché sarebbe meglio discutere di sanità concretamente, una materia delicata e complessa che tocca da vicino i cittadini e dimostra semmai che le grandi riforme non pagano; però la riforma andava fatta perché mancava da vent’anni e noi l’abbiamo fatta senza chiudere un ospedale, mentre da molti arrivano solo critiche per calcolo elettorale ignorando i veri interessi dei sardi». Congiu ha ragione, ha detto ancora, «nel difendere la scelte del Consiglio sulla rete e su questo dovrebbe discutere la Sardegna, ed anche sul fatto che non siamo stati supini sul dm 70: al contrario, il Governo ci accusa di troppe deroghe».
Il capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha spiegato che compito del Consiglio, anche attraverso le mozioni, «è quello di controllare l’operato dell’esecutivo quando va contro gli interessi dei cittadini e il suo attacco contro di me (ha detto rivolta all’assessore Arru) è fuori bersaglio, perché io parlo di cose che conosco». La Zedda ha poi citato gravi episodi di mala sanità pubblica e privata, a testimonianza del fatto che «complessivamente i servizi sono molto peggiorati senza alcun risparmio come vedremo con le nuove spese inserite nell’assestamento e nella prossima finanziaria, per 400 milioni».
Nella replica l’assessore della Sanità Luigi Arru ha affermato che, a suo avviso, «non è stato letto attentamente il documento del ministero dove non c’è nessuna bocciatura ma si fanno osservazioni molto significative solo sui punti nascita sotto i 500 parti l’anno, in un territorio dove non è stato chiuso un ospedale ed anzi, secondo il ministero, c’è perfino un eccesso di offerta». Riprendendo le dichiarazioni forti del consigliere Desini, Arru ha dichiarato che andrà «alla Procura perché ma non ho niente da nascondere e in generale ogni dichiarazione di Desini è una medaglia». L’assessore ha poi respinto la ricostruzione della minoranza sul sistema sanitario regionale distrutto. Niente affatto, ha risposto, «al ministero dell’economia risulta che gli investimenti sono aumentati ed il disavanzo ridotto di circa 70 milioni, merito di tanti ottimi professionisti della Sardegna e di vere e proprie eccellenze come l’elisoccorso che ha tempi sotto i 20 minuti». Capisco il problema della qualità percepita, ha ammesso Arru, «ma forse i più scontenti sono molti primari per riduzioni e accorpamenti; certo avremmo voluto fare di più ma abbiamo fatto una grande riforma strutturale e non si possono banalizzare con aneddoti negativi i 250.000 ricoveri l’anno». Accogliendo la proposta del consigliere Zanchetta, l’assessore ha concluso assicurando che incontrerà i cittadini di La Maddalena per spiegare che «li stiamo tutelando creando un nuovo percorso che sul piano economico finiremo con i conti in pareggio senza tasse e ticket». Quando la stessa maggioranza dice che la sanità sarda fa schifo, ha concluso Arru, «si discredita tutto il Consiglio».
Successivamente è iniziata la fase delle dichiarazioni di voto.
Antonio Solinas (Pd), contrario, ha detto che «non è certo Arru la causa di tutti i mali e ricordo bene i fatti della precedente legislatura: «Ha ragione Congiu a dire che la confusione genera confusione, la realtà è che con la nuova rete sono stati messi in sicurezza tutti i presidi sanitari della Sardegna mantenendo un impegno preso con i sardi».
Il capogruppo di Fdi Paolo Truzzu, primo firmatario della mozione, si è dichiarato insoddisfatto e, pur non credendo che tutto sia colpa di Arru è un fatto che siano stati elusi i grandi problemi politici, cioè «che atti ed azioni di riforma hanno creato confusione senza raggiungere l’obiettivo finale, non conosco nemmeno un primario ma non può passare l’idea che prima era tutto un mercimonio, in realtà non c’è stato rapporto trasparente con Consiglio, si sono dette molte cose e se ne sono fatte altre; forse anche la maggioranza avrebbe cambiato l’assessore molto prima, ma ora la risposta la daranno gli elettori».
Per il Pds Augusto Cherchi, dopo aver annunciato che non parteciperà al voto, ha espresso disappunto per la mozione perché «il problema resta quello della rete ospedaliera inapplicata senza alcuna giustificazione, a prescindere dal piano delle assunzioni e dalla definizione dei posti letto».
A nome del Psd’Az-La Base il capogruppo Gaetano Ledda ha detto che «i numeri non dicono tutto e confermo che la sanità non funziona, voterò sì».
Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «al di là dei sofismi la bocciatura dei sardi è insuperabile anche per l’azione di molte componenti della maggioranza, forse abbiamo letto documenti diversi, ma per noi il ministero ha bocciato severamente la riforma».
Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, che sarà assente al momento del voto, ha ribadito che a suo avviso «è un errore rinegoziare la rete che è stata una grande scelta del Consiglio regionale».
Ancora per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco, favorevole alla mozione, ha detto che «forse Arru non è il solo responsabile ma il suo cerchio ha enormi demeriti».
Per il Pd Rossella Pinna, contraria, ha ipotizzato che «se il ministero avesse accettato la nostra riforma tutti ci avrebbero rimproverato l’appiattimento sul dm 70, cancellando la nostra autonomia, e forse qualcuno voleva ancora 11 repubbliche indipendenti con 11 prezzi diversi per lo stesso farmaco». (Af)
Michele Cossa (Riformatori sardi) ha annunciato, poi, voto favorevole e, rivolgendosi all’assessore, gli ha ricordato che la percezione che hanno le persone dello stato in cui versa la sanità è dovuta a una serie di scelte fatta della Giunta, tra cui “favorire gli incapaci, fare scelte incomprensibili favorendo situazioni insostenibili” e ha parlato di un sistema caratterizzato dal Partito democratico. “Lei non se la deve prendere con chi evidenzia le cose che non vanno per cercare di migliorarle”.
Si è ritenuto soddisfatto della risposta ricevuta dall’assessore Arru Pierfranco Zanchetta (capogruppo dei Cristiano Democratici socialisti): “Io considero ciò che lei mi ha detto in aula un impegno solenne e l’aspetto prestissimo a La Maddalena”.
Gianni Lampis ha poi dichiarato il voto favorevole alla mozione giudicando fallimentare l’operato della Giunta per quanto riguarda la sanità e ricordando che nel Medio Campidano ci vogliono 100 giorni per una visita ortopedica e che chiudono i centri vaccinali per carenza di personale.
Alessandra Zedda (capogruppo di Forza Italia) ha ricordato all’assessore, sempre sulla situazione del Binaghi, che sono 4500 pazienti presi in carico e sono solo 20 i posti letto. L’esponente della minoranza ha annunciato il voto favorevole ricordando comunque all’assessore che a febbraio saranno i cittadini giudicare il suo operato.
Giorgio Oppi (Udc) ha, poi, annunciato il voto favorevole e ha confermato che sui giornali ci sono lamentele ogni giorno. Oppi ha ricordato che nel centrodestra nessuno ha inserito i ticket, che la blu tongue era stata debellata e che le critiche alla Asl unica e l’accorpamento le aveva fatte proprio Moirano. “Nel documento inviato sulla Razionalizzazione della rete ospedaliera – ha concluso – ci sono errori madornali che vanno corretti”.
Il presidente Ganau ha quindi aperto la votazione. L’Aula ha respinto la mozione con 27 no, 21 sì e un astenuto. La seduta è stata tolta e il Consiglio regionale si riunirà martedì, 23 ottobre, alle 16. Per domani alle 12 è stata convocata la Prima commissione, mentre alle 11 si riunirà la Conferenza dei capigruppo. (eln)