CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURA

Nota stampa n.84

Data: 20/03/2015 ore 10:00

Dibattito sul DL n.130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”.

Approvato l’ordine del giorno unitario sull’Imu agricola che impegna il presidente della Regione e la Giunta a ricorrere contro la legge di conversione del D.Lgs n. 4/2015

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli emendamenti collegati all’art.3 del Disegno di legge n°130 – Giunta regionale – Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia.
Il vice presidente ha comunicato che l’ordine del giorno sull’Imu agricola proposto dal consigliere Dedoni sarà discusso a fine seduta per consentire la prosecuzione dell’interlocuzione fra i gruppi.
Successivamente, ha aperto la discussione generale sull’emendamento n.207 (soppressione del quinto comma dell’art.3).
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «anche in questo comma emerge un deficit di chiarezza perché si prevede il dovere del soggetto che accerta l’abuso edilizio di trasmettere gli atti all’autorità giudiziaria ma è altrettanto importante fissare il momento preciso di questo passaggio per stabilire la decorrenza dei termini; inoltre la trascrizione gratuita nei registri immobiliari presuppone la scelta fra tributi nazionali o regionali».
Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito disposizione «mutuata dal testo unico nazionale però sarebbe utile valutare il livello di attuazione della norma, dato che acquisizione del bene al patrimonio pubblico è positiva ma deve essere fatto con una norma applicabile, altrimenti diventa una grida manzoniana e, quanto alla trascrizione sui registri immobiliari, basterebbe un semplice rinvio al testo unico».
Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), nel dare ragione ai consiglieri Pittalis e Cossa, ha affermato che «il problema della titolarità del tributo è centrale e la Regione non può imporre la gratuità, oltretutto in una legge plurimateria che avrebbe dovuto mettere le sanzioni alla fine anche per facilitare il compito dell’interprete; di qui l’opportunità di un emendamento orale per ristabilire chiarezza, evitando l’ennesima norma farraginosa».
Il consigliere Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha evidenziato che «la sequenza del comma è contraddittoria e causerà problemi nella gestione concreta della procedura, posto che le difficoltà nascono quando si deve predisporre lo stato di consistenza del manufatto perché la trascrizione non è automatica ma ha bisogno di altri atti; ad esempio perché il fabbricato essendo abusivo non figura nel catasto».
Il consigliere Peppino Pinna (Area popolare sarda) ha ribadito che «il nostro obiettivo non è quello di ostacolare la legge ma di contribuire a migliorarla con osservazioni coerenti con quelle delle associazioni di categoria e del mondo del lavoro: la maggioranza raccogliere questo suggerimento».
L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha precisato che «la norma è ampiamente attuata e la modifica della 23/85 si inserisce all’interno dell’impianto normativo generale; peraltro, le azioni di adeguamento sono previste dal secondo comma dell’art.32 della legge in esame, laddove si parla della redazione di un testo coordinato per una applicazione più efficace».
Non essendoci altri iscritti a parlare, il vice presidente ha messo in votazione l’emendamento n.207 che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 27 contrari.
Subito solo, l’Assemblea è passata all’esame dell’emendamento 208 (soppressione del punto 6 del comma 1 dell’art.3)
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in risalto che «il comma è davvero una perla dove si è sbizzarrita la fantasia dell’estensore; c’è un furore contro dirigenti e responsabili degli uffici tecnici comunali i quali, oltre al peso di nuove responsabilità, sono chiamati a rispondere del loro operato anche dal punto di vista disciplinare, amministrativo e contabile in caso di omissioni legate al procedimento sanzionatorio, stupisce anche il silenzio dei sindacati di fronte ad una norma assurda anche perché numerose leggi presenti nel nostro ordinamento disciplinano la materia».
Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «il testo lascia molto perplessi ed appare fuori da ogni logica, a cominciare dalla responsabilità in capo ai funzionari di quantificare la sanzione  esponendo gli stessi funzionari, in caso di omissione, ad una ulteriore sanzione in sede di valutazione, dimenticando oltretutto che il testo unico demanda la gestione di questa procedura al segretario comunale».
Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «ci si sta dimenticando, a cominciare dai sindaci presenti in Consiglio, quali siano le reali condizioni della maggioranza dei comuni della Sardegna; soprattutto nei piccoli comuni si stanno mettendo all’indice i semplici funzionari degli uffici tecnici».
Il consigliere Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, dopo aver affermato di essere «da sempre contro gli sceriffi», ha aggiunto che «il testo unico prevede all’art.31 gli stessi contenuti del comma in discussione e quindi la maggioranza non ha volontà punitive nei confronti di nessuno; lo stesso consigliere Pittalis. quando ha detto che andavano puntiti i dirigenti che ostacolavano la stabilizzazione dei lavoratori Aras sosteneva questa tesi, in definitiva anche la norma in esame dà una risposta al problema della responsabilità che tutti si devono assumere negli ambiti di competenza».
Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha riconosciuto che «è vero che l’art.31 del testo unico contiene norme analoghe a quelle in discussione ma allora non ha senso il richiamo all’autonomia ed alla specialità se poi ci si limita ad appiattirsi sulla legislazione nazionale, creando una situazione in cui, in effetti, più che gli abusivi vengono puniti i dirigenti pubblici». Quanto al testo coordinato richiamato dall’assessore Erriu, Tedde ha precisato che «serve per fini conoscitivi perché la legge non può essere corretta se non dal legislatore; molto meglio, quindi, fare le cose bene fin dall’origine».
Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha espresso preoccupazione per il rischio di «intasare i tribunali a causa della confusione delle responsabilità nella gestione delle procedure; l’accertamento della consistenza dei beni da sottoporre ad attività sanzionatorie viene descritto in modo confuso dall’inizio alla fine e c’è molta approssimazione, tratto comune a tutto l’impianto della legge che, fra gli altri, manca del tutto l’obiettivo della semplificazione».
Il consigliere Angelo Carta (Pasd’Az)  ha dichiarato che «nella sostanza, le modifiche alla legge regionale 23/85 generano incertezza perchè nei piccoli comuni sarà difficile operare per applicare la norma posto che, dopo la Bassanini, c’è stato un oggettivo rallentamento dell’attività degli enti pubblici e i dirigenti tendono a non assumersi responsabilità politiche».
Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito la norma «piena di profili discutibili dato che non si individua con chiarezza chi deve applicare le sanzioni; inoltre una forbice così grande di discrezionalità (da duemila e ventimila euro) appare eccessiva ed inoltre è opportuno eliminare il passaggio della responsabilità disciplinare all’interno della legge, si può tranquillamente evitare senza togliere sulla alla norma».
Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha detto che «è evidente che c’è un ribaltamento delle posizioni e stiamo facendo il contrario di quello che abbiamo detto negli ultimi decenni, non è questo il modo di scaricare le responsabilità; anzi la politica deve riappropriarsi del proprio ruolo e non delegare tutto ai funzionari, dobbiamo fare una legge chiara ed equilibrata lavorando sulla prevenzione ed evitando la retorica dell’azione penale, tenendo conto che l’edilizia non è solo case ma anche infrastrutture e molto altro, è parte fondante delle attività civili».
Il consigliere Gianluigi Rubiu (Area popolare sarda) ha attribuito al comma in esame il massimo della volontà sanzionatoria della legge perchè i funzionari hanno troppa discrezionalità anche nel determinare l’ammontare delle sanzioni dando origine ad un meccanismo che creerà molte storture». Scriviamo piuttosto, ha suggerito, «regole più precise, anche perché manca ogni riferimento alla prevenzione che invece deve avere un ruolo centrale in questa materia; le amministrazioni, del resto, hanno un programma che attraverso le aerofotogrammetrie consente un monitoraggio quotidiano del territorio».
Il consigliere Luigi Lotto (Pd), esprimendo parere contrario all’emendamento, ha detto che «nel dibattito si registra un levato tasso di strumentalità; è inutile invocare il recepimento del testo unico nazionale con due parole e poi criticare i passaggi della legge in cui quelle norme vengono inserite nella legge regionale».
Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha osservato che «il testo unico deriva in effetti dalla normativa precedente sul condono edilizio e da una consistente giurisprudenza lungo una storia di oltre 15 anni; impossibile perciò sostenere che da parte della maggioranza ci sia una volontà punitiva, tanto meno nel comma in esame che fa un semplice riferimento alla valutazione delle perfomance dei dirigenti pubblici».
Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), sull’ordine dei lavori, ha richiamato all’osservando del regolamento, rilevando che la maggioranza sta contravvenendo al dovere dichiarare il proprio voto.
Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha sostenuto che «in realtà si sta introducendo un nuovo parametro; si dà un potere enorme ai dirigenti esercitando su di loro una forte pressione in sede di valutazione dei risultati ma è bene ricordare che tutto questo, nella prassi quotidiana, ha prodotto un rallentamento dell’attività delle pubbliche amministrazioni e forti danni alla società sarda, che non ha avuto risposte alle sue molteplici esigenze».
Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha contestato le affermazioni dei colleghi Lotto e Demontis perché «non è vero che è tutto già scritto nel testo unico, non si può far passare sotto silenzio la sconfitta della politica e la delega in bianco di molte attività al potere giudiziario, questo non è fare gli interessi dei cittadini».
Ha riassunto la presidenza dell’Assemblea il presidente Gianfranco Ganau.
Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci si è detto dell’avviso che «non si possa buttare sul nostro campo una precedente legge della passata legislatura che fra l’altro non fu esaminata dall’Aula, anche perché si poteva sfruttare la competenza primaria della Regione e fare scelte diverse; nel nostro atteggiamento c’è una parte legata alle dinamiche consiliari ma anche una parte riferita al merito delle questioni, quest’ultima di gran lunga prevalente perché finalizzata ad arrivare ad una legge migliore».
Ha nuovamente assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.
Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha condiviso la sollecitazione al recepimento integrale del testo unico che «è giusta e corretta» e, facendo un passo indietro, ha ricordato che «la 4/2009 arrivò in Aula il 26 settembre e fu approvata il 16 ottobre; anche allora ci furono molti interventi strumentali e non si può parlare sempre dell’ostruzionismo degli altri, a parte il fatto che il nostro atteggiamento vuole migliorare la legge».
Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha messo in luce che «stiamo andando incontro ad una ipertrofia normativa che sarebbe stato giusto evitare, applicando oltretutto lo Statuto speciale della Sardegna; diverso sarebbe stato se si fosse deciso di esercitare la nostra sovranità elaborando disposizioni diverse, così stiamo eludendo per l’ennesima volta il tema della semplificazione».
Non essendoci altri iscritti a parlare, il vice presidente ha messo in votazione l’emendamento n.208 che il Consiglio ha respinto con 21 voti favorevoli e 27 contrari. (Af)
L’on. Pittalis (Forza Italia) è intervenuto sull’ordine dei lavori per chiedere alla presidenza del Consiglio lumi sulla prosecuzione della seduta antimeridiana, anche in considerazione della visita della presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini. Il presidente Ganau ha optato per una breve sospensione della seduta.
Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che l’ordine del giorno Dedoni e più sull’Imu nei terreni agricoli deve essere discusso nel corso della seduta, come deciso dalla conferenza dei presidenti dei Gruppi. L’on. Dedoni (Riformatori) ha dunque illustrato l’ordine del giorno, firmato da tutti i capigruppo, che tende a contrastare gli effetti negativi dell’apposizione di un’Imu agricola per la Sardegna mediante il ricorso della presidenza della Regione alla Corte costituzionale. L’imposta risulta istituita da due giorni, a seguito della conversione di un decreto legge da parte della Camera dei deputati che prevede il tributo senza tener conto delle resistenze e contrarietà da parte di alcune regioni italiane a forte vocazione agricola come la Sardegna.
Sul punto l’on. Dedoni ha detto: “C’è un problema di equità e di giustizia in questa vicenda e questo provvedimento va immediatamente contrastato con gli strumenti giurisdizionali”.
Per la Giunta ha espresso parere favorevole l’assessore all’Urbanistica, Cristiano Erriu e a seguire l’Aula ha approvato l’ordine del giorno con voto unanime di 46 consiglieri.
Chiudendo la seduta, il presidente Ganau ha ricordato che il Consiglio è convocato alle 16 per la seduta con la presidente della Camera, Laura Boldrini. (c.c.)

 

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