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Emergenza rifiuti, appello del Presidente del Consiglio regionale della Sardegna alle forze politiche

Data: 11/01/2008

 


La decisione della Sardegna di accogliere una parte limitatissima di rifiuti urbani della Campania è un atto di civiltà e di grande responsabilità cui il popolo sardo è chiamato e che saprà onorare come ha sempre fatto nei momenti più difficili del nostro Paese.
Come parte della Comunità nazionale abbiamo il dovere di aiutare quelle popolazioni a uscire dalla terribile morsa del degrado in cui in questi giorni si trovano e su cui non mancano precise responsabilità politiche locali e nazionali che andranno accertate e valutate.
La nostra Autonomia e la nostra specialità non possono significare estraneità e separazione da una Comunità nazionale alla quale in più occasioni della recente storia democratica abbiamo richiesto parità di trattamento con gli altri cittadini della Repubblica, anche attraverso il ricorso a sistemi di solidarietà “speciali” indipendenti dalle nostre esclusive risorse.
Autonomia è poter assumere in libertà, come in questo caso, senza imposizioni o coercizione, decisioni che assegnano alla Sardegna un ruolo nel Paese senza sottrarsi a vincoli di carattere generale: rivendichiamo diritti ma non evitiamo i doveri. 



Autonomia è prima di tutto esercizio di prerogative di governo del territorio, di risorse, senza isolamenti autarchici.
Sarebbe quindi giusto che in questo frangente il gruppo dirigente sar-do nel suo insieme, maggioranza e opposizioni, (e in tal modo rivolgo loro un appello) superasse i toni più aspri della polemica, ancorché fondata su condivisibili ragioni di metodo che avrebbero prodotto una maggiore informa-zione e coinvolgimento dei soggetti istituzionali interessati, e ritrovasse una unità di intendimenti su una questione che, se depurata dei significati simbolici e della strumentalità politica, rappresenta una piccola dimensione nell’ancora fragile sistema di smaltimento isolano.
Sono in ogni caso da condannare quelle azioni di teppismo che niente hanno a che vedere con forme di dissenso civile e le intimidazioni alle persone che ci fanno precipitare nella barbarie e non possono essere tollerate.



Giacomo Spissu

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