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Il Presidente del Consiglio scrive a Gavino Sanna:“Giudico le sue affermazioni gratuite, gravi e offensive della comunità sarda”.

Data: 12/10/2005 – Cagliari

Cagliari – Il Presidente del Consiglio regionale della Sardegna, onorevole Giacomo Spissu, a seguito dell’intervista pubblicata dal Corriere della Sera lo scorso 8 ottobre, ha scritto una lettera a Gavino Sanna. Di seguito ne riportiamo il testo integrale:


Ho letto con attenzione, e le confesso con un certo stupore, la sua intervista al “Corriere della Sera” di sabato 8 ottobre che contiene alcune opinioni da lei raccolte in un libretto bianco anti – Soru dal titolo spiritoso e impegnativo.
Non entro nel merito delle opinioni e dei giudizi che lei in queste settimane ha maturato nei confronti del Presidente della Regione, che saprà, se lo riterrà opportuno, rispondere e argomentare meglio di me.
Non le nascondo, invece, la grande amarezza provata come sardo e come Presidente del Consiglio regionale della Sardegna nel leggere, senza che ci siano state correzioni o smentite, un giudizio e un’idea dei sardi sprezzante e intollerabile.
Le confesso che mai mi sarei aspettato da una persona di cui ho stima, e che ho spesso apprezzato per la sua attività professionale, un’affermazione grave e pesante nei confronti della nostra (se ancora è anche sua) Sardegna, definita testualmente “isola d’accattoni che s’esaltano per la balentìa, la sardità, queste balle. Gente che si masturba allo specchio e crede d’essersi fatta Sophia Loren”.
Giudico le sue affermazioni gratuite, gravi e offensive della comunità sarda: ancor più offensive perché generali e nette.
Non è questa l’opinione che si ha dei sardi in Italia e nel mondo e dispiace che vengano da un sardo che si è affermato e che per molti ha costituito un esempio di “uno di noi che ce l’ha fatta”.
Penso che i sardi e la Sardegna abbiano diritto alle sue sentite scuse che, se formulate sinceramente, saranno accolte con l’indulgenza che caratterizza la cultura sarda del rispetto e dell’ospitalità anche verso chi non ne esprime in misura pari.


 



 

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