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IL PRESIDENTE GANAU A ROMA PER IL DEPOSITO IN CASSAZIONE DEI QUESITI REFERENDARI CONTRO LE NORME PER LE TRIVELLE: “OGGI LA SARDEGNA RIAFFERMA IL DIRITTO DI SCEGLIERE”

Data: 30/09/2015

Roma 30 settembre 2015 – «Oggi la Sardegna prova a riaffermare un principio: il diritto ad esprimersi su progetti di grande impatto ambientale, che interessano i territori e le popolazioni sarde, confermando il ruolo delle regioni e dei suoi rappresentanti eletti».
Il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau commenta così il deposito di questa mattina a Roma presso l’Ufficio centrale  della Corte di Cassazione dei sei quesiti referendari per l’abrogazione di alcune norme  inerenti le autorizzazioni a progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi, contenute nel “Decreto Sviluppo” e nello “Sblocca Italia”. Insieme al presidente Ganau anche gli altri rappresentanti delle nove Assemblee legislative che hanno approvato, nei giorni scorsi, la richiesta di referendum abrogativo: la Basilicata,  le Marche, il Molise, la Puglia, l’Abruzzo, il Veneto, la Calabria, la Campania e la Liguria.
«Il referendum interviene  – chiarisce il presidente Ganau  –  su alcune norme del Decreto Monti, in particolare quelle contenute nell’art.35 che estendono il divieto di trivellazione in mare alle 12 miglia, riattivando contestualmente i procedimenti bloccati dal governo Berlusconi,  venticinque progetti che prevedono attività di ricerca ed estrazione entro le 12 miglia. L’abrogazione di alcune norme dell’art. 37 del decreto “Sblocca Italia” – prosegue Ganau – pone invece l’attenzione su un altro tema legato alla partecipazione delle regioni, dei territori e delle popolazioni alle decisioni assunte dallo Stato su temi che li riguardano da vicino come  la pianificazione di studi, la ricerca e l’estrazione di idrocarburi. Il senso dell’azione referendaria – sottolinea il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda –  è il blocco di tutti i progetti in essere e la sua approvazione farà sì che il divieto sia assoluto e non superabile, in quanto non potrà più essere introdotta alcuna norma che lo consenta. Naturalmente l’obiettivo rimane quello  di riaprire un confronto e una trattativa con lo Stato per una rivisitazione di alcune delle norme contenute nello “Sblocca Italia” e nel “Decreto Sviluppo” che di fatto andrebbero ad accentrare a livello statale scelte e decisioni che sono proprie delle comunità regionali, esercitando sino in fondo il ruolo istituzionale delle assemblee legislative»

Ieri pomeriggio dopo la verifica degli atti e la firma della richiesta di referendum, i  delegati delle dieci regioni promotrici del referendum hanno ricevuto da Alfonso Pecoraro Scanio, ex Ministro dell’Ambiente e oggi  tra i promotori della campagna #NOTRIV,  le  42 mila firme dei cittadini raccolte su tutto il territorio nazionale dall’associazione ambientalista Mare Vivo.

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