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Seduta congiunta, la Presidente Lombardo: l’auspicio è per una nuova legislatura del fare

Data: 20/12/2013 – Cagliari, Aula consiliare

“La seduta congiunta può rappresentare la sede ideale per una riflessione a tutto campo”. Così la Presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, apre la seduta congiunta con il Cal, che rappresenta l’ultima occasione di confronto della XIV legislatura con le autonomie locali.


La Presidente ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di tracciare un bilancio sullo stato della nostra Isola che vive un tempo di grande travaglio sociale, economico e istituzionale per via dei fatti eccezionali che hanno  caratterizzato il sistema socioeconomico e quello politico in questo ultimo quinquennio.
“La disaffezione crescente dalla politica”, ha spiegato la Presidente in aula “la grande crisi economica e finanziaria mondiale, il dramma sempre più incombente della perdita del lavoro e dell’incedere di nuove povertà e, per ultimo, la eccezionale calamità alluvionale del novembre scorso con la sua tragica scia di vittime, lacrime, disperazione e polemiche in una terra già martoriata di suo. Questo ha finito per incidere inevitabilmente sulla legislatura presente, che si è denotata per un insieme di  luci ed ombre in egual misura”.


Secondo la Presidente nel corso della legislatura “si sono toccati momenti altissimi di spirito unitario, con la convergenza di tutte le forze politiche su di un fronte comune al fine di affrontare al meglio le grandi battaglie per i diritti del nostro Popolo, cui si sono succedute fasi di aspra e aperta polemica, dove il cammino unitario è stato clamorosamente smarrito”.


“Il faro delle riforme – ha precisato la Presidente – “che ha caratterizzato il periodo iniziale della legislatura, si è lentamente oscurato per inseguire le drammatiche fasi delle mille emergenze che ci hanno investito, denotate da una costante emorragia di posti di lavoro, chiusura di imprese e moria di aziende. Tutte vertenze che hanno assorbito le nostre energie che hanno riportato a galla i sintomi di una crisi che in Sardegna è sempre latente tanto da essere cronica”.


La Presidente Lombardo non ha trascurato di porre l’accento sullo scontro con i governi centrali su questioni nodali, come quelle che riguardano la  partita delle entrate fiscali, della continuità territoriale e del crollo del settore industriale. “Rappresentano una vera e propria vergogna nazionale per come è stata trattata l’Isola”, ha ripetuto in aula.


Strumenti normativi vetusti e insufficienti, carenza di risorse finanziarie e limitazioni potestuali, sono le armi spuntate con le quali le Regione ha dovuto affrontare una situazione di piena emergenza sociale ed economica. Non a caso la stragrande maggioranza delle leggi approvate nel corso della legislatura ha avuto un carattere contingente e il ricorso all’articolo 102 del Regolamento interno ha consentito di portare diversi provvedimenti direttamente in discussione in aula, saltando l’ordinario passaggio nella Commissione competente.


“L’esperienza della legislatura”, ha precisato la Presidente, “mostra come al maggior peso attribuito all’organo esecutivo non corrisponda altrettanta capacità di influsso sull’attività legislativa”. Ciò dimostra quanto sia indispensabile affrontare una stagione di intense riforme del sistema autonomistico e degli enti locali.
“Viviamo dunque questo momento di difficoltà con la convinzione intima che non tutto il possibile sia stato fatto e, quindi, anche dei nostri limiti ed errori come classe dirigente – ha rimarcato la Presidente in aula – Molto ancora resta da fare per gli anni difficili che ci attendono. Non illudiamoci, perché l’uscita dalla crisi non è dietro l’angolo. Il percorso che ci aspetta è irto di difficoltà e complessità che richiedono tutto il nostro impegno e saggezza. Ma è in frangenti come questi che la politica è chiamata a dare il meglio di sé stessa”.


“È in passaggi delicati, come il presente – ha sottolineato con forza la Presidente Lombardo – che tutto il buono che esiste nel mondo politico deve emergere con determinazione e, consentitemi,  prepotenza, se necessario,  per accompagnare l’Isola in una coraggiosa opera di ricostruzione sociale ed economica. Ma anche e soprattutto morale e spirituale fondata su nuovi moderni binari del nostro sentire comune di Popolo e nazione sarda”.


Una soluzione esiste, ma deve essere condivisa, allo scopo di dare vita ad una nuova legislatura unitaria del fare. Una legislatura dove ogni consigliere senta predominante il dovere di servire la Sardegna al di sopra di ogni appartenenza o vincolo partitico e politico.
“Chiunque vinca le elezioni”, spiega la Presidente Lombardo “non dovranno esserci maggioranze od opposizioni precostituite, ma solo la ferrea volontà di cementare un sentire comune per difendere i diritti inalienabili del Popolo sardo e collocare la Sardegna in un’ottica di sviluppo e modernità in ambito europeo. L’avvento delle prossime elezioni, può essere l’occasione propizia per incoraggiare una intensa fase di collaborazione fra tutti gli eletti, a prescindere dai ruoli cui saranno chiamati, partendo dal presupposto che non ci si debba porre la domanda di cosa può darci la nostra terra, ma di cosa siamo disposti noi a dare ad essa”.


Così l’importanza della seduta congiunta torna in primo piano, utile a stimolare un’assunzione corale di responsabilità e una presa di coscienza delle manchevolezze. “D’altronde la gente non vuole politici super eroi”, ha rimarcato la Presidente Lombardo, “ma essere governata da una classe dirigente che assuma piena coscienza del proprio ruolo e torni ad essere  seria, operosa e attenta ai bisogni della collettività e non al benessere di pochi. Solo una azione riformatrice incisiva sarà in grado di condizionare tutto il sistema Sardegna per modificare l’immagine distorta di una Regione statica, arrogante e chiusa in se stessa, e lontana dalla gente può essere salvifica per abbattere le attuali distanze fra opinione pubblica e ceto politico”.


“La prossima legislatura”, ha concluso la Presidente Lombardo, “è questo l’augurio e l’auspicio che mi sento di fare, deve costituire il ritorno alla speranza e all’impegno nobile per il bene comune per fare in modo che la politica torni ad essere strumento di democrazia, di confronto e di proposta”.

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